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Rinnovabili, le aziende incalzano Di Maio

Il coordinamento Free in una lettera al neo ministro dello Sviluppo Economico mette in luce tutti i provvedimenti attesi dalle aziende che in caso di mancata attuazione rischiano di compromettere lo sviluppo del settore.

Rinnovabili, le aziende incalzano Di Maio

Poche e scarne indicazioni sulle energie rinnovabili e chi doveva farsi sentire con il governo Lega – 5 Stelle non ha esitato a farlo. Subito. Ancora prima che il Presidente Conte chiedesse la fiducia al Parlamento. Il Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica ha messo nero su bianco cosa pensa del contratto di governo su un tema altamente strategico.

Sarebbe un vero peccato se il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, trascurasse il lavoro lasciato dai governi precedenti con la strategia energetica nazionale. Quel piano di lungo periodo di Gentiloni – Calenda guarda a obiettivi europei e mondiali, mette insieme un mix di fonti tradizionali e rinnovabili. Prevede incentivi concorrenziali, con l’occhio attento a ciò che succede nel mondo dove gli investimenti, secondo il Global Renewable Energy, sfiorano i 280 miliardi di dollari. Le industrie italiane, piccole, grandi e medie sono già in partita.

Il coordinamento riunito sotto la sigla Free con una lettera ha sollecitato Di Maio a sbloccare e migliorare il decreto rinnovabili con gli incentivi a eolico, fotovoltaico e alle altre fonti mature. 24 Associazioni hanno affidato al loro Presidente, Giovan Battista Zorzoli, il compito di aggiornare il giovane ministro grillino. “Il raggiungimento degli obiettivi energetico-ambientali che l’Italia ha già assunto e che il contratto di programma intende rafforzare, rischia di essere posto in serio pericolo dal fatto che, a giugno 2018, non sono ancora operativi i decreti concernenti la promozione delle fonti rinnovabili per la produzione di elettricità nel periodo 2018-2020, la cui entrata in vigore era invece, prevista per inizio 2018”.

I provvedimenti sono in stand by, in attesa di pareri dell’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), poi della Conferenza Stato Regioni e poi ancora dell’Unione Europea. Cosa si aspetta a dare velocità? I 5 Stelle non sono i più tenaci sostenitori delle rinnovabili? Ricordiamo le sfuriate di Beppe Grillo in ogni dove. Ed ora che il capo politico è al MISE non possono lasciare sfuggire l’occasione della “storia”. I ritardi sui provvedimenti hanno valore economico, è evidente. Tutto si ribalterà sui mancati incentivi e sulla conseguente produzione da fonti non inquinanti. I produttori ne approfittano per chiedere anche alcune modifiche ai decreti da varare, se c’è tempo per farlo. Sarebbe particolarmente utile aumentare i contingenti di potenza per ciascuna tecnologia, oppure modificare i meccanismi di assegnazione delle quote in base alle differenti tecnologie. C’è da preparare anche la prima bozza di provvedimento per le altre tecnologie rinnovabili: biogas, geotermia innovativa, solare termodinamico, caro Ministro.

Il fatto è che con tutti i limiti di chi ha governato sinora, una vision in tema di energia e ambiente è stata assicurata all’Italia. Soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi mondiali al 2030. L’industria delle rinnovabili – si capisce dalla lettera- non vuole restare fuori dalla partita. Davvero stupefacente se a ritardare, tergiversare, dovesse essere chi ha predicato a favore delle fonti rinnovabili. Un paradosso made in Italy.

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