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Renzi a Berlusconi: “Adesso i fatti o si va al voto”

Vertice a Palazzo Chigi: “Nessun spazio a manovre dilatorie e ricattatorie”, ha detto Renzi a Berlusconi – Il premier minaccia elezioni se il patto sulla riforma non tiene e Forza Italia, in pieno disfacimento, niente teme più che nuove consultazioni – Secondo Renzi l’accordo sulla riforma del Senato tiene: “Ci saranno solo aggiustamenti marginali”

Renzi a Berlusconi: “Adesso i fatti o si va al voto”

Si sono incontrati ieri a tarda sera Matteo Renzi e Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. E a meeting terminato il premier avrebbe fatto il punto con Luca Lotti e Lorenzo Guerini, che hanno partecipato alla riunione con Berlusconi, Verdini e Letta. «Dunque, l’accordo sulla riforma del Senato tiene, ci saranno solo aggiustamenti su punti marginali», ha riassunto Renzi. E ha aggiunto: «Restano i paletti fissati nell’incontro del Nazareno. Perciò il ddl verrà approvato entro il 25 maggio, come stabilito e dell’Italicum ci occuperemo dopo».

Come dire, per dirla con il presidente del Consiglio «nessuno spazio a manovre dilatorie e ricattatorie». L’incontro è avvenuto dopo le nomine. E Renzi era molto “gasato” sulla questione: «Sono soddisfatto della rivoluzione che abbiamo fatto sulle donne, mettendole ai vertici», ha detto a Berlusconi e compagnia.

In ogni caso, non era questo il motivo del vertice, che desterà polemiche che non sembrano comunque preoccupare il premier, pur conscio del fatto che Grillo userà questo colloquio per dargli addosso: «Dentro Forza Italia c’è una grande fibrillazione sul Senato – aveva spiegato ai suoi prima del colloquio – ed é giusto parlare con il leader dell’opposizione se questo significa salvare l’iter delle riforme». Lo spirito pragmatico di Renzi, ancora una volta, ha avuto la meglio sui dubbi circa l’opportunità dell’incontro: «Berlusconi vuole un riconoscimento pubblico, noi vogliamo la riforma».

«Non ti preoccupare, Matteo il patto tra di noi tiene», gli ha detto Berlusconi. E così Renzi ha affrontato l’interlocutore con la franchezza di sempre: «Voglio vedere i fatti. E i voti che Fi darà, in Commissione e in aula, saranno i fatti concreti, perché questa riforma è importante e io mi sono impegnato a farla approvare entro il 25 maggio. Non per campagna elettorale, ma perché serve al Paese». E di fronte a un Berlusconi che cercava di trattare per non far vincere all’avversario anche questa mano, Renzi è stato chiaro: «Questa è una riforma importante, che piace anche al tuo elettorato, dovresti cavalcarla e rivendicarla, non arroccarti in difesa».

«Io non ho problemi, non sono legato alla poltrona – ha precisato Renzi -, non ho firmato un contratto per restare a Palazzo Chigi a vita, posso sempre andare via. Se non riusciamo a fare le cose, togliamo il disturbo e andiamo alle elezioni». Elezioni che Renzi non si augura,non cerca e non vuole, convinto com’è che l’importante sia andare avanti, fare le riforme, «rivoluzionare l’Italia» e, forti di questo, contrattare con i partner Ue regole meno rigide, «perché l’Europa del rigore è un’Europa senza futuro». Ma il premier sa pure che anche solo ventilare la minaccia di un voto anticipato funziona, quando l’interlocutore tutto vuole tranne che andare al voto mentre il suo partito si sta disfacendo. Perciò é pronto al «confronto sul ddl», purché non si «snaturi l’impianto della legge».

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