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Recovery plan, il biometano divide: ecco perchè

Tra pochi giorni il Piano Nazionale di Resilienza e Rilancio sarà pronto, ma sulle fonti di energia piovono critiche e rilievi. L’Associazione dei medici ambientali dell’Isde contesta la prospettiva del biometano, sostenuta invece da centinaia di aziende agricole.

Recovery plan, il biometano divide: ecco perchè

Siamo ancora alle bozze, ma il Piano di Resilienza e Rilancio nella parte delle energie rinnovabili è sempre più un tira e molla tra poteri, imprese, associazioni. A Draghi e Cingolani viene dunque richiesto un grande pragmatismo nel cercare di fare una sintesi tra le diverse volontà. Dimostrare di saper tenere insieme sviluppo industriale, innovazione tecnologica e consenso sociale in un passaggio così impegnativo non sarà semplice. Ognuno di questi pezzi assicura al governo il buon esito della svolta, ma soprattutto la garanzia che i soldi europei per la rivoluzione ecologica saranno spesi bene. Del potere che misura la propria forza con i cambiamenti, si sa. 

Ma quanto pesa la voce delle associazioni, dei movimenti che a buon diritto sono inseriti nella partita della sostenibilità? Tanto. Spesse volte anche più dei partiti politici o delle rappresentanze di interessi. Lo abbiamo visto in altre occasioni, nonostante alterne fortune e inutili ideologismi.

In queste settimane sulla transizione verde sono venute fuori idee e strategie in disaccordo. L’energia è sicuramente la parte più difficile da sintetizzare tra vantaggi e svantaggi. A Cingolani dopo le contestazioni sull’idrogeno grigio e sull‘eventuale uso del nucleare di nuova generazione, sono arrivate ora anche quelle sul biometano. 

Un’energia ricavata dal biogas, sostenuta da aziende agricole e consorzi, strategica, è sicuramente di aiuto all’energy mix necessario all’Italia. Viene però contestata dai medici ambientali dell’Isde. “Quella fonte non va presa in considerazione per l’Italia green di domani”, dicono. Hanno redatto un documento alla vigilia della stesura finale del PNRR che parte dalle ipotesi del governo Conte. 

L’ex premier per il progetto di “economia circolare” prevedeva di utilizzare 3,7 di 4,5 miliardi per produrre solo biometano. Ciò che si ottiene dagli scarti agricoli e dalla frazione organica dei rifiuti urbani per i medici non è, invece, coerente con il disegno di circular economy definito dall’Ue. Si sarebbe davanti ad uno squilibrio. Una visione impropria, in quanto nel comparto “Rivoluzione verde e transizione ecologica pensavamo venisse supportata la vera economia circolare basata sul recupero di materia attraverso il riutilizzo di beni, il compostaggio aerobico dell’organico ed il riciclaggio delle frazioni inorganiche per quanto riguarda la valorizzazione dei rifiuti differenziati” hanno scritto. 

Nello specifico criticano la cifra ancora troppo bassa di 4,5 miliardi tutta destinata al biometano, la struttura chimica non proprio a basso impatto ambientale, poiché il gas deve essere combusto e i 1.600 impianti del Nord Italia occupano oltre 640.000 ettari sottratti alle coltivazioni. Insomma scelte contrarie ai principi medico-ambientali condivisi con altre organizzazioni. 

E poi l’amaro rilievo secondo cui il concetto di economia circolare della bozza di PNRR del Governo rischia “di ritardare la transizione ecologica e di mettere seriamente a rischio la possibilità per l’Italia di accedere ai fondi del Next Generation UE”. 
Hanno davvero ragione i medici? Avrà la forza l’Isde per far cambiare idea a Draghi e Cingolani su un’energia, viceversa, pronta per essere messa in rete? Nella recente audizione in Parlamento il Consorzio Italiano Biogas ha indicato in 3,5 miliardi di metri cubi  standard il potenziale produttivo di gas prodotto in campagna e da distribuire agli italiani. I soldi pubblici possono attivare altri 5 miliardi di euro da parte dei privati mentre “lo sviluppo del biometano agricolo può contare su un impatto positivo occupazionale con un incremento di nuovi posti di lavoro stabili di circa 16.000 occupati “ ha detto Piero Gattoni, Presidente CIB. Ed è il caso di ricordare che l’Enea con Elena De Luca ha in corso il progetto Biofidis in partenariato con aziende del Piemonte. È stato messo a punto un prototipo per la desolforazione del gas con impatti positivi sull’ambiente e per un utilizzo sicuro. Il prototipo italiano è in fase di test e dall’estero vi prestano attenzione perché nel biometano ci credono. Ma rieccoci: qual è il peso delle associazioni, dei movimenti, delle loro osservazioni in decisioni così complesse?

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