Condividi

RAPPORTO PROMETEIA: occhio allo spread, ma l’incertezza politica non è drammatica

RAPPORTO PROMETEIA – Nonostante permanga l’incertezza sullo sviluppo della situazione politica italiana, i mercati hanno reagito meno negativamente che nel passato – Rimangono però la debolezza in cui versa l’economia reale italiana, il livello di debito che è ancora al 127% del Pil e i numerosi vincoli strutturali alla crescita.

RAPPORTO PROMETEIA: occhio allo spread, ma l’incertezza politica non è drammatica

Come di consueto, Prometeia ha diffuso l’Aggiornamento di marzo al Rapporto di Previsione.

Rispetto allo scenario presentato lo scorso gennaio, mentre per le aree emergenti si conferma la lenta ripresa in atto, l’economia statunitense e l’area Uem appaiono più deboli del previsto. Su quest’ultima, in prospettiva, gravano le possibili conseguenze delle elezioni italiane.

La difficoltà di esprimere una maggioranza di governo in Italia dopo le elezioni politiche ha ridestato l’incertezza sull’area euro.

La prima reazione è stata un nuovo flight to quality verso i titoli della core Europe, a scapito di quelli italiani e, in misura minore, di quelli degli altri paesi periferici. Tuttavia, tale reazione è risultata decisamente inferiore a quanto si è verificato in passato ed è parzialmente rientrata, nonostante permanga l’incertezza sullo sviluppo della situazione politica italiana.

E’ però prematuro interpretare le attuali quotazioni come permanenti: le scadenze istituzionali che caratterizzeranno i prossimi mesi e le difficoltà che è verosimile emergano riteniamo che amplieranno nuovamente il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi, ma senza tornare ai picchi del passato. Rispetto ad allora in termini sia di controllo dei saldi pubblici sia di composizione del debito l’economia italiana ha fatto passi avanti in una direzione che riteniamo la rendono meno vulnerabile. Allo stesso tempo, anche il contesto istituzionale europeo è più solido e non mancano gli strumenti (primo fra tutti il programma OMT) per contrastare azioni speculative.

Nel frattempo, le informazioni congiunturali confermano un quadro di estrema debolezza per l’economia italiana: il 2012 si è chiuso con una caduta della domanda interna del 5 per cento, come non si è mai registrata dal dopoguerra, mentre solo le esportazioni contribuiscono positivamente alla crescita del Pil. Particolarmente negativa la performance degli investimenti (-8.6 per cento) e dei consumi: per la spesa delle famiglie si tratta della peggiore caduta mai registrata nel passato, mentre quelle delle Ap si erano contratte in misura maggiore nel corso del consolidamento fiscale del 1992-93. L’eredità negativa sull’anno in corso è consistente e stimabile in un 1 punto percentuale.

Con riferimento al mercato del lavoro i dati per gennaio rilevano un aspetto preoccupante: non solo il tasso di disoccupazione è salito ulteriormente, arrivando all’11.7 per cento dall’11.2 del quarto trimestre, ma ciò è avvenuto a fronte di una stabilità dell’offerta di lavoro e per un calo di occupazione (-0.4 per cento). Dato il ritardo temporale col quale il mercato del lavoro reagisce alle condizioni macroeconomiche, ciò segnala che la recessione sta manifestando via via con più intensità i suoi effetti sul mercato del lavoro e che il punto di minimo non è ancora stato raggiunto.

Per i prossimi mesi la ripresa che prevedevamo, nell’ipotesi che le elezioni avrebbero restituito un quadro di governabilità, risulta messo a rischio. Il clima di incertezza graverà sulle decisioni di spesa delle famiglie e di investimenti delle imprese, portando a una ulteriore caduta della domanda interna e del Pil anche nel corso del secondo trimestre, quando più forti saranno le tensioni legate alle scadenze istituzionali che aspettano il nuovo parlamento.

Dunque, un primo semestre dell’anno ancora in caduta mentre confermiamo l’uscita dalla più lunga recessione del dopoguerra nella seconda parte dell’anno. Rivediamo comunque verso il basso le previsioni di crescita per il 2013 (a -1.2% rispetto al -0.6% di gennaio), non solo per l’eredità negativa del 2012, ma anche per i riflessi dell’incertezza di questi mesi su consumi e investimenti. La minore crescita si rifletterà anche in un rallentamento del processo di riduzione dell’indebitamento. Tuttavia, trattandosi di riflessi ciclici, nelle nostre stime riteniamo che la legislazione vigente rimane coerente con gli obiettivi in termini di disavanzo strutturale.

In sintesi: la situazione di estrema debolezza in cui versa l’economia reale italiana, il livello di debito che è ancora al 127 per cento del Pil, i numerosi vincoli strutturali alla crescita che ancora caratterizzano il nostro paese non confortano l’idea che l’assenza di un governo nel pieno delle sue funzioni sarebbe senza conseguenze, come avvenuto nel caso del Belgio lo scorso anno. L’economia italiana necessita di riforme strutturali, oltre a quelle già approvate, in grado di rilanciare la crescita anche nel breve termine. Tuttavia il cammino percorso, in Italia e in Europa, nell’ultimo anno rendono le prospettive del permanere di incertezza politica meno drammatiche di quanto sperimentato nel passato.

Commenta