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Rai, grandi manovre e colpi di scena per la società delle Torri

Cosa sottintende l’improvviso cambio di fantino a cavallo di Rai Way: interferenze della politica o cambio di strategia? L’Ad Campo Dall’Orto ha cambiato all’ultimo minuto il candidato per la poltrona di amministratore delegato di Rai Way. E dietro le quinte si muovono gli equilibri in vista delle prossime elezioni…

Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Proprio quando la nuova Concessione tra Stato e Rai apre alla possibilità di dar vita all’ormai famoso “polo delle torri” in più con il via libera di Bruxelles alla vigilia delle nuove disposizioni comunitarie sulla redistribuzione delle frequenze intorno ai 700 Mhz, ecco che improvvisamente, la scena in casa Rai si anima. 

Come anche FIRSTonline ha scritto da mesi, la partita della possibile aggregazione tra le società quotate che operano nel broadcast televisivo per dar vita ad un soggetto unico in grado in grado di coprire tutto il comparto Tlc, inclusa la banda larga, lascia facilmente intravvedere un big business di portata considerevole.  

Fintanto che, come alcuni ipotizzavano, il tema era una semplice addizione tra Rai Way e EiTowers (tutt’altro che facile, con le normative vigenti) i soggetti in campo, segnatamente a Viale Mazzini e dintorni, potevano anche dormire sonni tranquilli. Il sottosegretario Giacomelli, ad una nostra domanda, ha ripetuto la sua posizione: “il polo si può fare a condizione che sia garantito il controllo pubblico”. In questo contesto, l’attuale DG Rai, Antonio Campo Dall’Orto, aveva da tempo predisposto un disegno molto semplice: ricambio culturale e manageriale profondo a Rai Way che, due anni dopo la collocazione in Borsa, dovrebbe finalmente essere pronta a metabolizzare il passaggio da Società consociata a Società quotata. Conseguenza diretta di questo progetto, visto quanto detto sopra, era dare sostegno e vigore al progetto “torri” affidandolo a persone, di provata esperienza e capacità. Sempre seguendo questo disegno, nei mesi scorsi era stato individuato un manager Rai, Valerio Zingarelli, già CTO di Viale Mazzini e inserito nel Cda di Rai Way al posto di Nicola Claudio. Nel frattempo, per quanto ci è stato riferito, si era consolidata una cordata di dirigenti Rai pronti ad emigrare verso Via Teulada, con in dote una proposta di nuovo piano industriale tutto mirato verso nuove prospettivo di sviluppo di Rai Way. Sembrava tutto scritto, tutto aveva una sua logica e una plausibilità. Con il nuovo Consiglio di Amministrazione, in carica dal prossimo 28 aprile, la Società avrebbe potuto avviarsi verso nuove prospettive. 

E invece, colpo di scena! Il Dg Rai cambia le carte in tavola e “propone” al Cda Rai nomi diversi dove Zingarelli non compare tra i nuovi consiglieri e dunque pronto a decadere e invece emergono Giampaolo Tagliavia, direttore di Rai Digital, e Aldo Mancino, attuale DG di Rai Way come amministratore delegato al posto di Stefano Ciccotti. Quando, nel pomeriggio dello scorso venerdì, l’ANSA ha dato la notizia i telefoni e i messaggi di What’s up a Viale Mazzini e dintorni bollivano.  I commenti, per lo più, erano di sorpresa e smarrimento: “la politica vince ancora!!!” ha sintetizzato una fonte di Viale Mazzini. Ed anche gli osservatori specializzati, che hanno seguito attentamente tutta la quotazione della Società, sono sembrati alquanto sorpresi: “con tutto il rispetto delle persone … basso profilo”. Un  titolo benevolo è stato “non passano i candidati di Campo dall’Orto”. Di parere contrario Franco Siddi, consigliere Rai: “scelta di grande significato”. 

 A questo punto si possono vedere due film paralleli: uno economico e l’altro politico. Ambedue presuppongono una domanda: cosa è successo per far cambiare idea al Dg Rai tanto repentinamente? Nel primo film compare l’improvvisa consapevolezza della posta in gioco (tutto il comparto delle Tlc) che richiede altri protagonisti. Si tratta di vedere sulla scena un interlocutore pubblico, nel progetto torri, disponibile ad interpretare la parte del buono. Il secondo film, vede il solito copione dove la politica cattiva vince. Non è difficile vedere quanto succede in Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, dove il dibattito sul rinnovo della Concessione non sembra proprio andare per il verso giusto: il PD potrebbe non avere i voti per approvare un documento forte a sostegno del prossimo Contratto di servizio che si dovrà avviare subito dopo e, quindi, torna utile tener sotto scacco il vertice Rai. Inoltre, come noto, le prospettive politiche in vista di un esito elettorale incerto, nel come e nel quando, dove la maggioranza parlamentare è ad alto rischio, aggiungono incertezza a incertezza.. Ma, sembra, la proiezione è ancora in corso, e non si escludono ulteriori colpi di scena.

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