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Quota 100, RdC, minibot: tutti i guasti di un Governo allo sbando

Lo scivolone sui minibot è solo l’ultimo di una serie di passi falsi del Governo, che condanna l’economia alla stagnazione ed espone l’Italia a rischi crescenti sui mercati

Quota 100, RdC, minibot: tutti i guasti di un Governo allo sbando

Piove sul bagnato, con tanta intensità da far temere una devastante alluvione. L’economia non cresce: il relativo tasso è una sorta di transfrontaliere che attraversa periodicamente il confine tra la recessione e un incremento da prefisso telefonico del tutto inadeguato.

I cantieri restano bloccati: il settore delle costruzioni è paralizzato; tutte le grandi imprese – se non hanno acquisito importanti commesse all’estero – sono sull’orlo del fallimento; sono andati perduti almeno 500mila posti di lavoro.

I due strumenti che, secondo il governo, avrebbero dovuto produrre più occupazione e abolire la povertà, tonificando per di più la domanda interna, si stanno rivelando dei pannicelli caldi.

L’accesso a quota 100 non sembra molto ambito nei settori privati e soprattutto non garantisce alcun turn over, tanto che lo stesso Capitan Salvini si accontenterebbe del rapporto ‘’uno che entra ogni due che escono’’.

Il reddito di cittadinanza sta raggiungendo una platea pressoché analoga a quella del Rei, erogando prestazioni meno generose di quelle promesse. quella del Rei, erogando prestazioni meno generose di quelle promesse.

Lo spread – l’ombra di Banquo della tragedia italiana – volteggia, senza rete, sul trapezio dei 290 punti base.

In tale contesto, Matteo Salvini, spavaldo vincitore delle elezioni del 26 maggio, ha messo le carte in tavola davanti ad uno spaurito alleato che ha perso, in un anno, ben sei milioni di voti e che teme le elezioni anticipate al pari di un’epidemia di morbillo: si fa la flat tax (sulla base della messa a punto del redivivo Armando Siri) senza aumentare l’Iva (che sarà di nuovo sterilizzata) né assorbire gli 80 euro di Renzi e altre agevolazioni.

E le risorse (una cinquantina di miliardi già nell’anno prossimo) saranno ricavate da un deficit ancora più elevato, avendo il governo non solo il potere, ma il dovere di adottare questa misura nell’interesse degli italiani, le cui sorti sono state affidate dal leader della Lega al cuore immacolato di Maria nella solennità di Piazza del Duomo.

È veramente singolare l’idea che i due conducator di questo governo traballante hanno del deficit. Si direbbe che contino su di un tesoretto scritto e stampato con inchiostro simpatico, mentre si tratta di un enorme buco nero che si materializza quando si aggiunge allo stock del debito. Tuttavia, Matteo Salvini, vincitore in casa, ha perso in trasferta.

I sovranpopulisti, nazionalisti, identitaristi e quant’altro di nauseabondo sta risorgendo dall’immondezzaio della storia, nelle elezioni europee di quest’anno hanno ottenuto delle significative affermazioni, ma resteranno fuori dal giro che conta, al freddo e a battere i denti.

Salvini sperava di essere la guida di un ribaltone a Strasburgo (ricordate? “Dopo il 26 maggio i 23 miliardi dell’Iva non ce li chiederanno più”) che non è avvenuto. Per fortuna la Commissione europea, ancorché in scadenza, non ha perso tempo e ha messo sotto schiaffo il governo italiano (è stucchevole la vicenda della gestione, a più mani, della risposta alla lettera di Bruxelles).

Mentre, sotto lo sguardo attonito e preoccupato degli osservatori e dei mercati internazionali, si prepara uno scontro tra il governo e la Commissione (c’è in ballo una procedura d’infrazione per debito eccessivo), la Camera dei deputati è rimasta vittima di un colpo di sonno.

Martedì 28 maggio – hanno scritto le agenzie – la Camera ha approvato all’unanimità una mozione che impegna il governo a varare un provvedimento per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese in minibot, ovvero titoli di Stato di piccolo taglio, creando debito e potenzialmente valuta. Il provvedimento ha ricevuto il via libera in pieno caos post elezioni Europee e solo oggi, tre giorni dopo l’approvazione, si è diffusa la notizia.

A far discutere soprattutto il voto a favore di Pd e +Europa (questi ultimi, i crociati dell’Unione) che ora fanno un passo indietro dicendo di non essersi accorti che il testo era stato modificato. Il gruppo Pd alla Camera, per rimediare, ha annunciato “un ordine del giorno urgente al decreto crescita per escludere decisamente l’impiego di strumenti come i cosiddetti minibot”.

Sanno che sarà respinto, mentre per quello che vale, la mozione è stata approvata. In sostanza, la Camera dei deputati di un’Italia osservata a vista ha condiviso – a sua insaputa – le tesi dei premi Nobel per l’economia della Lega: Alberto Bagnai, Claudio Borghi in collaborazione col neofita Antonio Rinaldi. Grave errore o lapsus freudiano?

La tensione sui mercati, una volta appresa la notizia, ha costretto il ministero dell’Economia a smentire l’ipotesi minibot (mentre in Aula il governo aveva dato parere favorevole): “Non c’è nessuna necessità né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio – ha dichiarato Tria – per fare fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane”. 

Ma quando si rompono le uova si può soltanto preparare una frittata. Quando i registi dell’operazione hanno annunciato che questo era il primo passo necessario per uscire dall’euro, lo spread ne ha risentito. L’Italia, dunque, vanta una maggioranza irresponsabile e un’opposizione distratta, che si infila inavvertitamente nelle trappole, seguendo la linea di appeasement scaturita chissà dove dopo le elezioni. In God we trust. 4; \lsdpri

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