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Proroga Superbonus 110% sulle villette: il governo apre a uno slittamento della scadenza del 30 giugno

Prima apertura del governo alle richieste dei partiti: per le villette una soluzione è possibile, mentre una proroga del Superbonus 110% per tutti rischia di costare troppo

Proroga Superbonus 110% sulle villette: il governo apre a uno slittamento della scadenza del 30 giugno

Proroga Superbonus 110%: novità in arrivo per le villette. Il Governo ha aperto alla possibilità di far slittare la scadenza del 30 giugno, il termine entro il quale è necessario effettuare il 30% dei lavori nelle villette unifamiliari per poter usufruire del Superbonus 110% fino alla fine del 2022.

Ancora non ci sono certezze: l’unica fonte sul tema è il sottosegretario all’Economia Federico Freni (Lega), secondo cui il governo sta valutando la fattibilità della proroga del Superbonus 110% “compatibilmente con le previsioni inserite nel documento di finanza pubblica per il 2022”. Lo slittamento potrebbe essere inserito nel primo provvedimento utile dopo la pubblicazione del Def che il ministro Franco ha promesso entro fine aprile.

Proroga Superbonus 110% sulle villette: il problema è il costo

Sembra quindi che nell’esecutivo abbiano fatto breccia le pressioni del Parlamento, in larga parte insoddisfatto del compromesso raggiunto nella legge di Bilancio sui tempi concessi per godere dell’agevolazione. Diversi partiti – Pd, M5S, Lega e Forza Italia – spingono da tempo per una proroga del Superbonus 110% sulle villette, ma il governo è preoccupato dai costi, che oscillano fra 400 e 500 milioni di euro.

La spesa pubblica

Di soldi a disposizione per nuove misure impegnative non ce ne sono e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha sempre lasciato intendere che non vuole alzare ulteriormente l’asticella del debito. Si potrebbe attendere lo spazio fiscale creato con il nuovo Def, ma nei piani del governo le nuove risorse in arrivo dovrebbero essere impiegate per aiuti sociali e per mitigare il caro bollette.

Intanto, il governo deve risolvere un rebus ancora più complesso e urgente: per alzare le spese militari fino al 2% del Pil entro il 2024 servono 12-13 miliardi; una cifra monstre, da recuperare con pesanti tagli alla spesa e/o con un nuovo scostamento di bilancio. In questo caso, però, il ricorso al deficit potrebbe incontrare meno resistenze: è difficile immaginare che l’Ue contesti all’Italia un aumento del debito finalizzato al rispetto degli impegni Nato.

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