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Private equity e venture capital 2021: investimenti record, raccolta raddoppiata

Il 2021 è stato un anno eccezionale per il private equity che ha avuto un ruolo strategico per la riaggregazione delle imprese dopo la pandemia. Ecco i dati del rapporto Aifi-PWC

Private equity e venture capital 2021: investimenti record, raccolta raddoppiata

Il settore del private equity italiano ha chiuso un 2021 con dati da record per valore degli investimenti, con una crescita del 123% rispetto al 2020 raggiungendo i 14,7 miliardi, secondo i dati pubblicati oggi da Aifi, in collaborazione con PwC Italia-Deals, sul mercato italiano del capitale di rischio.

Anche la raccolta private equity e venture capital ha visto un balzo (del 119%) rispetto al 2020 raggiungendo 5,7 miliardi  (di cui 5,3 miliardi raccolti sul mercato), più che raddoppiata rispetto ai 2,6 miliardi dell’anno precedente, con una fortissima componente domestica (l’89%), contro l’11% di quella estera.

Fondi pensione e casse di previdenza in prima linea

A dare l’apporto maggiore alla raccolta sono stati fondi pensione e casse di previdenza (+26%), seguiti dal settore pubblico e dai fondi di fondi istituzionali (15%) e dalle banche (14%).  
“Un anno eccezionale con risultati importanti, non bisogna stupirsi: veniamo da un periodo straordinario, quello della pandemia, nel quale abbiamo rimodellato la nostra vita. C’è stata una forte necessità di investimenti e di riaggregazoine delle imprese”, con il private equity che ha avuto “un ruolo strategico per spingere innovazione e crescita delle aziende”, ha detto Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi.

Le infrastrutture hanno visto la raccolta maggiore, seguite dai buy back

Il comparto su cui si è più concentrata la raccolta (52%) è quello delle infrastrutture dove sono stati investiti 7,7 miliardi (contro 1,3 mld nel 2020). Al secondo posto ci sono (37,7%) ci sono le operazioni di buy back con 5,3 miliardi e infine 858 milioni vengono dagli aumenti di capitale per le espansioni aziendali (+142%).

Il venture capital incide per 600 milioni di euro (un dato inferiore al miliardo censito nella ricerca dedicata al mondo delle startup perché in questa vengono considerati solo gli investimenti effettivamente versati, non gli impegni futuri).

Le operazioni di expansion sono cresciute del 142% a 858 milioni, mentre il segmento del turnaround, dedicato alle imprese in difficoltà, ha mantenuto un ruolo di nicchia con 127 milioni di Euro investiti. Il segmento dell’early stage (seed, start up e later stage), è cresciuto del 55% a un ammontare di 587 milioni.

“Il secondo semestre 2021 è stato molto effervescente, caratterizzato da grandissime operazioni specialmente nel settore infrastrutture, che portano il totale degli investimenti registrati nel 2021 a livelli record mai riscontrati in precedenza” ha sottolineato Francesco Giordano, Private Equity Leader di PwC Italia. “Le aziende italiane continuano ad attrarre l’interesse dei grandi operatori internazionali che rafforzano sempre più la loro presenza in Italia e spesso contribuiscono in maniera decisiva alla crescita delle nostre eccellenze sui mercati globali”.

Nell’ICT i maggiori investimenti

Il settore che più ha beneficiato degli investimenti è stato l’Ict con il 28% delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 14%, e dal medicale, 12%. Il 28% del numero di operazioni ha riguardato imprese ad alto contenuto tecnologico: considerando solamente il comparto dell’early stage, il valore sale al 38%.

Private equity e venture capital 2021: Lombardia in testa

A livello geografico la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 40% del numero degli investimenti in Italia, seguita da Lazio (13%) e Veneto (8%).  Si sottolinea che il 56% del numero di investimenti ha riguardato imprese che non avevano mai ricevuto capitali dal private equity, per un ammontare pari al 45% del totale.

L’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato pari a 2,7 miliardi, in crescita del 69% rispetto ai 1.594 milioni dell’anno precedente. Il canale maggiormente utilizzato per i disinvestimenti è stata la vendita a soggetti industriali, con un peso del 32% in termini di ammontare (871 milioni di euro) e del 35% in termini di numero (36).

“E’ stata una raccolta molto importante, quasi ai livelli del 2017. Dopo tre anni di livelli contenuti il mercato è ripartito”, ha sottolineato Anna Gervasoni, direttore generale Aifi. “Sull’expansion dobbiamo lavorare ancora perche’ 858 milioni nella fase di crescita delle imprese e’ ancora poco’.

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