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Popolare Bari, cosa succede ora a clienti e azionisti

Il decreto del Governo avrà il sicuro effetto di salvaguardare i correntisti. Destinati a perdere invece i soci e rischiano anche gli obbligazionisti: dipenderà dal giudizio della Ue.

Popolare Bari, cosa succede ora a clienti e azionisti

Quale futuro per clienti, azionisti e creditori della Banca Popolare di Bari, dopo il salvataggio deciso dal Governo tra non poche polemiche? Intanto, una premessa: il decreto legge ad effetto immediato che permette il salvataggio con soldi pubblici dell’istituto pugliese (attraverso il finanziamento di 900 milioni da parte di Invitalia, società del Tesoro che utilizzerà il suo Mediocredito centrale), avrà il sicuro effetto di salvaguardare clienti e correntisti. Per loro infatti non ci sarà alcuna conseguenza del crac, che avrebbe altrimenti avuto ripercussioni probabilmente molto critiche sul territorio, già provato da diversi focolai di crisi, come quello dell’Ilva o del virus Xylella.

Sono salvi anche creditori chirografari (con diritto di prelazione) e depositanti oltre i 100mila euro, non solo se famiglie o Pmi, senza contare che il salvataggio renderà più semplice trovare una banca interessata a rilevare attività e passività, come avvenuto per Intesa Sanpaolo con Veneto Banca e Popolare Vicenza, rilevate peraltro per una cifra simbolica. A rischiare qualcosa in più sono invece i 2.700 dipendenti della Pop Bari, il cui futuro dipenderà dalla strategia decisa dalla banca.

Chi invece è destinato sicuramente a rimetterci sono gli azionisti. Per loro il quadro si era già compromesso da tempo, in realtà, visto che gran parte del valore del titolo è evaporato, passando dal massimo storico intorno ai 10 euro per azione ai 2,38 euro appena precedenti alla sospensione, secondo l’ultimo prezzo di mercato Hi-Mtf. Ogni socio ha in media titoli per 5.900 euro, pari a 2.500 azioni: la perdita complessiva sarebbe perciò adesso di 415 milioni (circa 1,6 miliardi rispetto ai valori massimi).

Questo accadrà perché con il rafforzamento patrimoniale effettuato da Mediocredito, le azioni saranno diluite fino ad arrivare a un valore nullo: l’unica possibilità per gli azionisti, tuttavia un po’ remota vista la tensione politica che sta generando questo dossier, è di capire se il Governo prevederà un rimborso, che in altri casi analoghi (ma con altri esecutivi) è stato riconosciuto al 30%. Sulle azioni inoltre pende già il contenzioso legale dei soci per gli aumenti di capitale del 2014 e del 2015: 550 milioni, quasi tutti sottoscritti da piccoli clienti.

Altrettanto a rischio sono gli obbligazionisti: i bond collocati hanno un valore totale di 290 milioni, di cui ben 220 assegnati alla clientela retail, quindi a piccoli risparmiatori. Al momento non si può ancora dire con certezza quale sarà il loro destino, anche perché il piano di salvataggio non è stato definito nei dettagli e poi perché in questo caso bisognerà comunque attenersi al parere della Commissione Ue, che tiene sempre le antenne dritte nell’eventuale esistenza di aiuti di Stato.

In particolare, se Bruxelles riterrà che l’intervento di Invitalia tramite Mediocredito sarà stato effettuato “a condizioni di mercato”, e quindi a regola d’arte, come avvenuto per la banca tedesca NordLb, allora non ci sarà alcuna perdita. Non ci sono invece in ogni caso le condizioni per il bail in, che avrebbe coinvolto anche gli obbligazionisti senior e i depositanti oltre 100 mila euro: la procedura riguarda le grandi banche sottoposte a risoluzione, quindi non è la circostanza della Popolare di Bari.

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