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PNRR in bilico: 27 obiettivi da rivedere. No agli stadi di Firenze e Venezia. 35 mila gare per città più resilienti

Il Presidente dell’Anci Antonio Decaro difende l’operato dei Sindaci rispetto alle scadenza del PNRR. Il Sud stavolta non delude le attese. Renzi plaude al No della Ue ai finanziamenti agli stadi

PNRR in bilico: 27 obiettivi da rivedere. No agli stadi di Firenze e Venezia. 35 mila gare per città più resilienti

Le polemiche sulla capacità italiana di riuscire (o non) a spendere tutti i soldi del PNRR toccano anche la cabina di regia presieduta dal Ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto. I progetti da realizzare, per i quali sono in corso trattative con la Commissione europea, riguardano anche il REPowerEU. Una serie di interventi di riqualificazioni ambientali, energetiche e di mobilità che Comuni e Regioni hanno bisogno di fare. Resilienza, insomma. C’è attesa per l’informativa di mercoledì prossimo del Ministro Fitto al Parlamento. Ci sono 27 obiettivi da rivedere. Superato lo scoglio della ristrutturazione degli stadi di Firenze e Venezia a causa della “ non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani urbani integrati approvati dal Tesoro un anno fa ”, il governo sta cercando di sbloccare la rata da 19 miliardi, in ritardo di quasi un mese. I lavori nei due stadi- già molto criticati da Matteo Renzi nei suo interventi in Senato- non sono risultati compatibili con i progetti di maggiore godibilità pubblica. La prospettiva di una rigenerazione urbana esclude la spesa per strutture di quel tipo, fruibili solo in occasione di eventi sportivi. E la decisione ci sta tutta. Un buon risultato è arrivato, intanto, dalla spesa per la cultura. Secondo uno studio dell’Associazione Civita l’Italia ha utilizzato il 70% delle risorse a disposizione in questo settore.

Dal PNRR 40 miliardi ai Comuni

La cabina di regia si riunisce a Roma periodicamente, ma a volte sembra non dare troppo ascolto a ciò che arriva dai territori. Il Presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro ha respinto, infatti, ogni addebito sui ritardi della spesa per colpa dei Comuni. “ I Comuni italiani sanno spendere e lo fanno bene ” ha detto. Il riferimento è alle critiche dei giorni scorsi sulle difficoltà degli enti locali di “mettersi alla stanga”, per usare le parole del Presidente Sergio Mattrella. Secondo Anci ed Anac le cose non stanno così. E bisogna anche modificare l’approccio dell’esecutivo con i Comuni. I dati ufficiali aggiornati sull’andamento delle gare per il PNRR- secondo Decaro- confermano che gli Enti locali si sono attivati per aprire i cantieri. Di fronte a numeri ufficiali l’Anci vuole mettere un freno a discussioni che potrebbero causare davvero ritardi nell’attuazione del Piano di investimenti. L’Italia ha completato il 19% degli obiettivi previsti nel suo piano nazionale. “Dei 40 miliardi che il PNRR affida ai Comuni- ha spiegato Decaro- che rappresentano comunque solo il 19% delle risorse totali assegnate al nostro Paese, al 7 marzo di quest’anno sono stati effettivamente assegnati 31 miliardi e 700 milioni¨. I Comuni hanno già bandito 35 mila gare di appalto, impegnando 17 miliardi e 700 milioni. In pratica si è al 56 per cento delle risorse disponibili messe a gara. Un buon trend per amministrazioni comunali che “soffrono di mancanza di personale e hanno dovuto superare in questi ultimi due anni ostacoli burocratici d’ogni tipo”. La macchina dei Comuni, dunque, non è colpevole dei ritardi accumulati che mettono in discussione la concreta attuazione di decine di progetti. Quelli sull’economia circolare, sulle comunità energetiche, sui piani di arredo urbano e di mobilità sostenibile, sono i più qualificanti per centinaia di Sindaci e milioni di cittadini. Senza contare che molti candidati al turno elettorale di maggio prossimo prendono a modello di buona amministrazione quei progetti approvati dall’Ue.

Il Sud supera la quota di spesa

Decaro dice anche di più. “Un ulteriore dettaglio, che è giusto sottolineare, riguarda il dato sui fondi destinati al Sud, il 44,6 %, a prova del fatto che la riserva stabilita dall’Europa per il Mezzogiorno del 40% è stata addirittura superata”. Numeri che intaccano alla radice l’opinione di un Sud inefficiente che dissipa soldi. I Comuni meridionali e i loro uffici (sempre più vuoti di personale) stavolta non sono l’anello debole della catena ? Pare di no. Deve essere chiaro che tutti i Sindaci restano gli attori principali della spesa del PNRR. Non si spiega in maniera diversa il fatto che alla fine del 2022 il Paese aveva speso l’80 % fondi strutturali 2014-2020. Tre anni dopo tra Roma e i territori girano ancora progetti da approvare, collaudi da firmare, autorizzazioni da ottenere, fatture da pagare. Un primato europeo negativo. Per questo dal lato dei Comuni il PNRR deve essere una cosa diversa. “Questa – aggiunge ancora il Presidente dell’Anci – è la verità sulla capacità di progettare e di spendere dei Comuni italiani. Potrà sorprendere chi cercava dalle nostre parti i responsabili dei ritardi del PNRR, ma invece non sorprende noi, perché sappiamo da sempre che i Comuni sono i maggiori investitori in opere pubbliche in Italia”. Bisogna solo correre di più, ma tutti insieme.

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