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Piste ciclabili: legge in sospeso, 400 milioni a rischio

Il provvedimento che stanzia 400 milioni di euro è stato approvato dalla Camera il 14 novembre, ma ora si teme che il Senato non faccia in tempo a dare il via libera definitivo.

Piste ciclabili: legge in sospeso, 400 milioni a rischio

Ad aprile 2018 si svolgerà a Roma il primo Gran Premio della Formula E. Auto da corsa elettriche, cugine di quelle di Formula Uno, saranno in gara tra i grattacieli dell’Eur. Evento atteso con budget multimilionario e le aziende green a promuovere l’iniziativa che dà sostegno alla mobilità sostenibile. Il bello è che ad avvenimenti così spettacolari si oppongono ritardi e sprechi, altrettanto milionari. Quello delle piste ciclabili e dei 400 milioni di euro della legge approvata alla Camera il 14 novembre fa pensare. L’Italia è il primo Paese europeo produttore di biciclette con un fatturato di oltre un miliardo di euro. Le potenzialità nel binomio due ruote-ambiente sono tra le più interessanti nello sforzo collettivo di abbattimento dei fattori inquinanti.

I sindaci preoccupati hanno lanciato un appello per fare approvare la legge anche al Senato. Il Parlamento, per il tempo che gli resta fino alle elezioni di primavera, dovrebbe fare in fretta. Anche perché di sostenibilità e di mobilità urbana sentiremo parlare nei prossimi mesi. Per avere le ciclabili si teme che passeranno anni, mentre il 65 per cento delle persone continua a percorrere meno di 5 chilometri di strada in auto. Potrebbero andare in bici, sostenendo le migliaia di persone che hanno raccolto firme per la legge ora impantanata nel Palazzo.

I Comuni hanno in mano le classifiche dell’inquinamento urbano del 2017: tra le peggiori degli ultimi dieci anni. I fondi pubblici stanziati promuovono l’uso delle biciclette con l’obbligo di realizzazione di biciplan comunali, provinciali e regionali. Dovremmo vedere postazioni di bike sharing, così diffuse all’estero, vicino a stazioni ferroviarie e interscambi di bus. Il paradosso è che la legge del 14 novembre si rifà al Codice della strada, in cui è previsto che quando un Comune sistema le strade deve necessariamente tracciare le ciclabili. I soldi non utilizzati si perdono.

Altra spinta arriva dalla Federazione amici della bicicletta (Fiab), che ha sostenuto la legge con le associazioni ambientalisti e le aziende delle due ruote e non intende essere passiva davanti ai ritardi parlamentari. Ha censito le Regioni, in base a parametri ambientali, dove qualcosa è stato fatto. Qualcosa, perché soltanto 12 Regioni sono entrate in classifica con appena 30 Comuni. Si distinguono Veneto e Abruzzo. Puglia, Calabria, Sardegna hanno un Comune a testa; Lazio, Campania, Sicilia, Basilicata e Trentino nemmeno uno. Possono migliorare con i fondi previsti dando un po’ di fiducia agli 8 mila addetti del settore che, ovviamente, sperano che tutte le Regini entrino in classifica.

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