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Pil Italia, a fine 2022 sarà ancora sotto il 2019 per Ref Ricerche

La newsletter CONGIUNTURAREF. di Ref Ricerche, società di analisi e previsioni economiche milanese, evidenzia come anche l’andamento della congiuntura italiana sia largamente influenzato dal corso della pandemia e che solo nella seconda metà dell’anno è previsto un rimbalzo che può portare a fine 2021 a una crescita del Pil in media d’anno del 3,9%, ma anche a fine 2022 il Pil italiano risulterebbe ancora inferiore a quello di fine 2019

Pil Italia, a fine 2022 sarà ancora sotto il 2019 per Ref Ricerche

Come è iniziato questo 2021 per l’economia e quali sono le previsioni per i prossimi mesi? E’ appena uscito il consueto monitoraggio di Congiunturaref, il periodico a cura del centro Ref Ricerche, il quale vede una ripresa ancora a rilento, a causa dell’efficacia tuttora incerta dei vaccini (e delle difficoltà nella loro distribuzione), scommettendo piuttosto in un rimbalzo dell’economia nei Paesi avanzati e in Italia solo nella seconda metà dell’anno. “Il 2021 – recita l’introduzione all’ultimo lavoro del Ref -, partito in tono dimesso sotto i colpi della seconda ondata pandemica, ha visto anche l’avvio delle prime vaccinazioni nelle economie avanzate. La piena efficacia dei vaccini è ancora incerta; se venisse confermata si aprirebbe l’ipotesi di un progressivo spegnimento della pandemia a partire dai mesi estivi”.

Nel secondo semestre ci sarebbe dunque il tanto agognato rimbalzo dell’attività economica, tale da portare secondo Congiunturaref la variazione del Pil in media d’anno al 3.9% e al 4.4% quella del 2022. “Nonostante questo recupero il Pil a fine 2022 risulterebbe ancora inferiore al livello di fine 2019”, spiega però il comunicato. Secondo gli economisti, coordinati da Luca Paolazzi, la velocità della ripresa sarà guidata dalla normalizzazione dei comportamenti di consumo: le famiglie nei trimestri passati hanno accumulato risparmio, anche perché impossibilitate a effettuare molti tipi di spese. “D’altra parte, la crisi ha avuto impatti fortemente asimmetrici, che hanno aumentato le diseguaglianze. La caduta della domanda di lavoro nel terzo trimestre del 2020 risultava già di entità analoga a quella osservata a seguito delle crisi del 2008 e del 2012″.

La caduta delle ore lavorate, ad esempio, è stata concentrata in settori caratterizzati da una elevata incidenza di lavoratori con redditi medio-bassi. È quindi necessario, secondo Ref Ricerche, che le politiche non ritirino il loro sostegno alle fasce della popolazione in maggiore difficoltà. Nell’area euro l’exit strategy dalle politiche di segno ultra-espansivo adottate nella crisi sarà graduale: partirà prima la politica di bilancio e solo con tempi lunghi quella monetaria. “I tassi di policy non cambieranno nel prossimo biennio. Anche l’Italia, che ha beneficiato degli acquisti di titoli da parte della Bce, potrebbe affrontare l’uscita dalla crisi adottando una correzione fiscale graduale. Superata l’emergenza, la politica economica dovrà però ritornare sulle questioni di fondo alla base del
declino economico italiano”.

Non manca una riflessione dello studio sull’opportunità offerta dal programma di aiuti Next Generation EU, sul quale l’Italia ha tuttavia evidenziato finora un certo ritardo nella programmazione degli investimenti e soprattutto delle riforme strutturali necessarie. “Il piano sollecita l’Italia sul terreno delle infrastrutture e su quello degli investimenti, un terreno scivoloso, sul quale si sono cimentati, con scarsi successi, tutti i Governi degli ultimi venti anni”.

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