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Pignoramento conto corrente, Meloni fa dietrofront: il Fisco non potrà avere accesso diretto

La Manovra del Governo prevedeva la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di avviare il pignoramento telematico: ma ieri sera la premier ha fatto saltare il banco: “Con me non passerà mai”

Pignoramento conto corrente, Meloni fa dietrofront: il Fisco non potrà avere accesso diretto

Il Fisco non potrà accedere direttamente al conto corrente del contribuente che ha un debito non saldato con lo Stato per verificarne la disponibilità economica prima di avviare un pignoramento. Questo vorrà dire che non scatterà l’ordine di pagamento. La premier Giorgia Meloni ha fatto ieri una clamorosa retromarcia su una delle norme più contestate della Legge di Bilancio, che verrà perciò cassata: “Non se ne parla. Questa norma non passa”. Salta perciò quanto prevede la bozza della Manovra fiscale varata nei giorni scorsi dal governo Meloni, che sembrava rispondere alla logica del “fare cassa e in fretta”. L’obiettivo era evitare che il Fisco proceda con pignoramenti “alla cieca”, sprecando risorse e tempo su conti correnti vuoti o con fondi insufficienti per coprire il credito da recuperare. Il pagamento, però, non sarebbe avvenuto senza che il debitore ne sia a conoscenza. Ma non se ne farà più niente, con buona pace dell’Agenzia delle Entrate.

Fisco, accesso diretto al conto corrente per un pignoramento lampo: doveva funzionare così ma non se ne farà niente

Se finora l’Agenzia delle Entrate – Riscossione (un tempo nota come Equitalia) aveva solo la possibilità di sapere se il contribuente fosse titolare di un conto corrente, con la norm contestata avrebbe potuto velocizzare i pignoramenti non dovendo più chiedere informazioni agli istituti di credito che saranno direttamente intimati a pagare come creditori terzi. Secondo la bozza della manovra (articolo 23 comma 13), prima di procedere al pignoramento del conti corrente “l’agente della riscossione può, in fase stragiudiziale, accedere, mediante collegamento telematico diretto, alle informazioni relative alle disponibilità giacenti sui predetti conti correnti. Se l’accesso […] ha consentito di individuare crediti del debitore nella disponibilità di uno o più operatori finanziari, […] l’agente della riscossione redige e notifica telematicamente al terzo, senza indugio, l’ordine di pagamento […] La notifica dell’ordine di pagamento è effettuata, a pena di nullità, anche al debitore, […]. C’è poi un limite massimo di tempo: “non oltre 30 giorni dalla notifica al terzo”.

E i controlli? La bozza prevedeva anche che le soluzioni tecniche di cooperazione applicativa per l’accesso alle informazioni vengano definite con decreto del ministero dell’Economia e delle Finanza, sentite l’Associazione bancaria italiana (Abi), Poste italiane e l’Associazione italiana dei prestatori servizi di pagamento, nonché il Garante per la protezione dei dati personali. 

Altre novità

La legge di Bilancio introduce inoltre una stretta sulle compensazioni fiscali e un incremento dell’imposta sostituiva sui bonifici per ristrutturazione. Nel primo caso, al fine di evitare compensazioni con crediti fiscali inesistenti, scatta l’obbligo per tutti i contribuenti di utilizzare solo i servizi telematici messi a disposizione dal Fisco per pagare le imposte in tutti i casi in cui queste vengano compensate con crediti vantati. Nel secondo caso, l’imposta sostitutiva sui bonifici per ristrutturazione salirà all’11%. Si tratta della somma che viene trattenuta da banche e Poste sull’importo versato ai fornitori quando viene utilizzato il bonifico dedicato.

Ultimo, l’articolo 23 prevede un raddoppio della tassa (che passa dal 2 al 4 per mille) sui conti correnti detenuti in paradisi fiscali. Questa mossa mira a disincentivare la detenzione di capitali in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiati, al fine di aumentare le entrate fiscali a livello nazionale.

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