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Philip Morris: circa due milioni di fumatori in Italia sono passati ai prodotti senza combustione

I nuovi dati di Philip Morris International confermano una tendenza innescata dai prodotti “senza combustione”: sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato che forniscono delle alternative ai cittadini che non riescono o non vogliono smettere di fumare

Philip Morris: circa due milioni di fumatori in Italia sono passati ai prodotti senza combustione

Il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile. Provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ogni anno muoiono nel mondo circa otto milioni di persone per malattie legate al fumo, di queste l’80% sono fumatori attivi. In Italia il fumo uccide ogni anno circa 93mila persone. E la pandemia non ha aiutato: a causa del Covid e del conseguente lockdown, molti hanno iniziato o ripreso a fumare, sigarette di tabacco o elettroniche che siano. Secondo le ultime rilevazioni, nel 2019-2020 fumava il 22% della popolazione, una percentuale che è salita al 26,2% a maggio 2021, per poi riprendere a scendere al 24,2% a maggio 2022.

Philip Morris International ha annunciato i risultati del 2022. Al 31 dicembre sono oltre 17 milioni i fumatori adulti in tutto il mondo che sono passati ad Iqos e hanno abbandonato completamente le sigarette, di cui circa 2 milioni soltanto in Italia. Nel medio termine, l’obiettivo di PMI è che entro il 2025 i ricavi dai prodotti “senza combustione” rappresentino almeno il 50% del totale, convertendo ai prodotti senza combustione almeno 40 milioni di fumatori adulti che altrimenti continuerebbero a fumare sigarette.

Ancora troppi fumatori: cosa si può fare?

Il fumo di tabacco è a tutti gli effetti un’epidemia fra le peggiori mai affrontate a livello globale. Lo si combatte da anni in tutto il mondo attraverso una serie di iniziative con l’obiettivo di scoraggiare le persone dall’iniziare, o di smettere. Secondo l’OMS ci sono ancora oltre un miliardo di fumatori e circa lo stesso numero di persone fumerà anche nel 2025.

È evidente che nell’attuale situazione di stallo è opportuno chiedersi cosa si può fare di più, sia in termini di prevenzione – ad esempio aumentando la tassazione (come recentemente fatto anche dall’Italia) – sia in termini di cessazione. A pochi giorni dai 20 anni della legge Sirchia, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha espresso, nella sua prima dichiarazione pubblica sul tema del fumo, l’indirizzo che intende adottare sulla questione: “una generazione libera dal tabacco” e non solo di sigarette tradizionali.

Perché fumare fa male?

Le sigarette producono catrame, un residuo del fumo che si genera per effetto della combustione. I prodotti senza fumo scaldano un liquido o degli stick di tabacco senza generare combustione. Non producendo fumo, l’aerosol risultante è sostanzialmente diverso e presenta livelli significativamente inferiori di sostanze dannose.

La combustione è la causa principale delle malattie legate al fumo. La nicotina crea dipendenza, ma sono le altre sostanze chimiche presenti nel fumo, emesse quando si brucia una sigaretta, la causa principale delle malattie legate al fumo. I prodotti senza fumo, non generando combustione, consentono al fumatore di ottenere una soddisfazione analoga a quella che avrebbero fumando una sigaretta, ma con una produzione significativamente inferiore di sostanze chimiche nocive.

Indagine Eurispes su tabacco riscaldato e vaping

Molti fumatori sono passati dalle sigarette tradizionali ai prodotti senza combustione. Dall’indagine su tabacco riscaldato e vaping realizzati dall’Eurispes, si registra che il 95,7% dei rispondenti dichiara di essere stato precedentemente fumatore di sigarette tradizionali, mentre l’81,5 % degli utilizzatori dichiara di aver cessato il consumo di sigarette, dati significativi vista la quota di fumatori che non ha mai provato a smettere di fumare (62%).

Secondo l’ultima indagine Censis (novembre 2022) circa un fumatore su cinque è passato a prodotti senza combustione e ha smesso del tutto di fumare. Tra le motivazioni del cambio delle abitudini a favore dei prodotti senza combustione prevale quella legata alla percezione che siano potenzialmente meno dannosi per la salute: lo pensano sia gli attuali consumatori di prodotti tradizionali che hanno utilizzato i prodotti senza combustione (38,3%), sia coloro che attualmente li utilizzano in modo esclusivo (46,8%).

I Paesi meno tolleranti con i fumatori “tradizionali”

Ci sono Paesi che invece vantano i migliori risultati nella lotta al fumo tradizionale come Stati Uniti, Regno Unito, Svezia e Nuova Zelanda. Tuttavia, hanno adottato policy che includono i prodotti senza combustione nelle strategie di contrasto al fumo.

Regno Unito

Il Regno Unito è il primo paese ad aver incentivato i fumatori a passare a prodotti alternativi, al fianco di politiche molto restrittive sulle sigarette. L’introduzione di questi prodotti ha mostrato di poter avere un impatto significativo in termini di salute pubblica, anche dimostrando un forte nesso con il crollo nella vendita di sigarette.  

Stati Uniti

Gli Stati Uniti sono da decenni all’avanguardia nelle politiche di contrasto al fumo, con un’incidenza dimezzata negli ultimi 50 anni (da oltre il 40% nel 1965 a meno del 20% già nel 2014) e un effetto stimato di oltre 8 milioni di morti premature evitate. Ormai da anni l’agenzia federale Food and Drug Administration (FDA) – l’ente responsabile, tra l’altro, per la regolamentazione di farmaci e prodotti del tabacco – riconosce il principio di riduzione del danno per il contrasto al fumo. La FDA ha previsto l’introduzione della categoria “Prodotti del Tabacco a Rischio Modificato”, status ottenibile soltanto a fronte di un articolato processo di revisione delle evidenze scientifiche disponibili sui nuovi prodotti. In base a tali evidenze l’agenzia determina se un prodotto è appropriato o meno per la “tutela” ovvero per la “promozione della salute pubblica”, tenendo conto dei rischi e dei benefici nel complesso. Nel 2020 la FDA ha autorizzato la commercializzazione di due prodotti ricadenti in questa categoria: un sistema elettronico per il riscaldamento del tabacco, e il tabacco da uso orale SNUS, quest’ultimo avente lo status di prodotto “a rischio ridotto” rispetto al fumo di sigaretta.

Nuova Zelanda

In Nuova Zelanda il problema del tabagismo è storicamente molto sentito: si registrano leggi contro l’abuso di tabacco già nel 1876. 

Le misure fin qui varate sembrano essere solo il primo passo verso una più radicale estirpazione del tabagismo nel Paese. È il Governo stesso ad aver dichiarato di puntare a rendere la Nuova Zelanda completamente libera dal fumo entro il 2025, prevedendo, tra l’altro, il divieto l’acquisto di sigarette a chiunque sia nato dopo il 2008.

Per raggiungere questo obiettivo la Nuova Zelanda si è anche aperta a nuovi strumenti: il parlamento neozelandese ha riconosciuto la sigaretta elettronica come uno strumento utile per aiutare i fumatori a smettere e lo ha fatto con una legge entrata in vigore a novembre 2020.

Giappone

In seguito all’introduzione dei primi dispositivi senza combustione in Giappone, tra il 2015 e il 2019, le vendite totali di sigarette sono diminuite del 34%. la quota di mercato del tabacco riscaldato è oggi pari a oltre un quarto (25,8%) del mercato del tabacco complessivo, determinando la contrazione più significativa di sempre del mercato delle sigarette.  Due studi indipendenti dimostrano che il calo delle vendite di sigarette in Giappone è probabilmente causato dall’introduzione dei prodotti a tabacco riscaldato: “Effect of IQOS introduction on cigarette sales: evidence of decline and replacement” e “What Is Accounting for the Rapid Decline in Cigarette Sales in Japan?”

Svezia

È l’unico paese dell’Unione europea in cui la vendita di SNUS – il tabacco per uso orale in polvere – è ancora permessa. Oggi la stessa OMS riconosce che gli uomini svedesi hanno il più basso indice di tumore del polmone in Europa, anche grazie alla bassa incidenza del fumo di sigaretta. Secondo il Gruppo European Tobacco Harm Reduction Advocates (ETHRA), “In Svezia, il fumo è già sceso vicino all’obiettivo che l’Ue ha per il 2040, con i fumatori attuali al 7%. Tassi di fumo più bassi si sono tradotti in livelli più bassi di cancro e altre gravi malattie in Svezia, specialmente tra gli uomini, i principali consumatori di SNUS”.

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