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Petrolio ko? L’effetto sul Pil dell’Italia è un aumento dello 0,3-0,4%

REPORT INTESA SANPAOLO – La probabile estensione della fase ribassista sul greggio a 70 dollari al barile fino al 2015, porta a rivedere le stime su crescita e inflazione per la zona euro.

Petrolio ko? L’effetto sul Pil dell’Italia è un aumento dello 0,3-0,4%

L’inflazione è calata ancora a novembre fino allo 0,3% a/a, tornando sul livello di settembre. L’inflazione core si è fermata allo 0,7%, nuovo minimo dal 1998. Il calo dell’inflazione da giugno (0,5% a/a) è spiegato quasi interamente dalla dinamica dell’energia e solo per un decimo dall’inflazione core.

È ormai evidente che l’inflazione area euro si manterrà su livelli significativamente più bassi rispetto a quelli stimati fino a due mesi fa, quando ci aspettavamo una chiusura d’anno intorno allo 0,6% e significativamente al di sotto dello 0,7% ipotizzato dalla BCE. La tendenza più recente dell’inflazione è spiegata dal calo repentino del prezzo delle materie prime energetiche, che si è innescato a partire da luglio, e soltanto in misura marginale dal calo dei prezzi domestici.

Tuttavia, la percentuale di beni con variazione dei prezzi inferiore a zero a ottobre era tornata sui massimi dal 2009. Per i servizi la percentuale con variazione dei prezzi inferiore a 0 è stabile negli ultimi mesi ma è salita su nuovi massimi la percentuale con variazione dei prezzi inferiore a 1. In quanto segue cerchiamo in particolare di valutare l’impatto del calo del prezzo del greggio sullo scenario di crescita e inflazione.

A seguito della decisione OPEC di non tagliare la produzione per preservare le quote di mercato, abbiamo rivisto significativamente al ribasso la stima del prezzo del petrolio per il biennio 2015-16 rispettivamente da 100 dollari al barile a 72 nel 2015 e da 101 a 78 dollari al barile nel 2016. Abbiamo, inoltre, limato le stime per il cambio EUR a 1,20-1,21 nella prima metà del 2015 da un precedente 1,25-1,26.

Si noti che cali repentini del prezzo del petrolio si sono verificati già in passato generando un’elevata volatilità della dinamica inflazionistica. Ma a differenza dello shock del 2009 vi sono ragioni per ritenere che il calo del prezzo del greggio possa essere più persistente. Il mercato sarà caratterizzato da un ampio eccesso di offerta nella prima metà dell’anno e occorreranno molti mesi per bilanciare domanda e offerta.

Quale l’impatto di petrolio e cambio? Una valutazione degli impatti diretti

L’impatto immediato del calo del prezzo del petrolio genera un risparmio per il paese importatore netto di petrolio e carburanti tramite la bilancia commerciale. L’impatto è parzialmente compensato da un calo delle esportazioni verso i Paesi esportatori di petrolio. Considerando il livello delle importazioni nette di greggio del 2013, tale variazione di prezzo comporta un alleggerimento delle importazioni pari allo 0,4-0,6% del PIL per i principali paesi dell’area euro.

L’impatto sul PIL risulta minore a motivo della probabile contrazione delle esportazioni verso i paesi produttori, stimabile cautelativamente in 0,1-0,2% del PIL. L’effetto netto dovuto al solo calo delle quotazioni petrolifere (senza cioè considerare gli effetti ritardati che potrebbero verificarsi sul gas naturale), è perciò pari allo 0,3-0,4% per le tre maggiori economie dell’Eurozona, tra cui l’Italia, e potrebbe essere marginalmente più ampio per la Spagna. 

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