Condividi

Petrolio e industria fanno volare la Borsa

Milano è la migliore in Europa – I listini hanno accelerato con Wall Street, spinta dal rally del greggio -A Piazza Affari brillano le banche con Banco Pop, Pop Milano e Bper – Molto bene gli energetici Saipem e Eni – In controtendenza Ferragamo e Luxottica nel lusso, A2A tra le utility

Petrolio e industria fanno volare la Borsa

Wall Street viaggia a vele spiegate nel giorno del Columbus Day, sostenuta dai venti di ottimismo sul petrolio che spirano da Istanbul, dove Putin apre a un congelamento o persino a un taglio della produzione petrolifera. L’oro nero registra così un’impennata del 3% e sfiora i 54 dollari al barile.

Il rally americano spinge ulteriormente le borse europee, tutte in territorio ampiamente positivo, con Milano in pole position che chiude a +1,38%, grazie alle ottime performance delle Popolari, in vista delle assemblee di sabato per il via libera alla fusione fra Popolare di Milano e Banco Popolare. Ma le buone notizie, in questo lunedì, sono più di una e tutte spingono i listini al rialzo: la produzione industriale italiana in agosto è aumentata ben più del previsto, +1,7% rispetto a luglio, con una crescita tendenziale su base annua del 4,1%. Quasi tutti i titoli del Ftse Mib portano così il segno più davanti, a partire da Azimut (+4,27%), che presenta una raccolta netta positiva per 339 milioni di euro nel mese di settembre, 5,2 miliardi di euro da inizio anno.
 
Per Banco popolare la chiusura è a +6,31%, Popolare di Milano +5,95%, Bper +3,58%. Bene gli energetici: Eni +2,33, Tanaris +2,15. In questa giornata euforica perde terreno Ferragamo, -1,46%, dopo che Goldman Sachs ha abbassato il giudizio sulla società portandolo a “neutral” dal precedente “buy”, a causa del rallentamento del lusso nel suo complesso. Arretrano anche A2a (-0,74) e Luxottica (-0,72%). Fuori dal principale indice di Borsa Italiana troviamo in caduta ancora il Sole 24 ore (-4,71%) e Poligrafici Editoriale, maggior ribasso di giornata (-4,95%).

Intanto in Europa torna a rombare il motore tedesco: le esportazioni in agosto sono arrivate a 96,5 miliardi, + 9,8% rispetto a un anno fa, il salto più ampio dal giugno 2015. Su base mensile l’aumento è del 5,4%, un record che non si toccava da maggio 2010. Un risultato nettamente migliore delle attese, che contribuisce alla buona performance quotidiana di Francoforte (+1,27%), nonostante le preoccupazioni su Deutsche Bank, che non avrebbe ancora trovato un accordo con il Dipartimento di Giustizia Usa per chiudere l’indagine aperta sui mutui subprime negli Stati Uniti. Per il Financial Times inoltre la vigilanza della Bce, sarebbe stata morbida con il colosso tedesco consentendogli di contabilizzare un’operazione non ancora conclusa al momento degli stress test.

Chiude di ottimo umore la borsa di Atene, in vista dell’arrivo di 2,8 miliardi della tranche di prestito sospesa.  La Commissione europea ritiene che la Grecia abbia fato “buoni progressi” e che il lavoro sulle 15 misure fondamentali di risanamento e riforma economica sia stato completato”.

In una giornata già orientata al bel tempo, Vladimir Putin ha deciso di gettare letteralmente benzina sul fuoco: “Congelare e perfino ridurre la produzione di greggio è l’unico modo per salvare la stabilità del settore energetico – ha detto il presidente a margine della conferenza energetica in corso a Istanbul – la Russia è pronta a unirsi agli sforzi globali per limitare la produzione e invita gli altri a fare altrettanto”. Benché la Russia non faccia parte dei paesi Opec queste affermazioni consentono di guardare con più ottimismo all’appuntamento del 30 novembre a Vienna, quando il cartello si riunirà in modo formale. Tanto più che il ministro dell’Energia saudita, Khalid Al-Falih, ha definito “non impensabile” un barile a 60 dollari entro fine anno. Morale: il petrolio si è impennato del 3% fino a sfiorare i 54 dollari al barile.

In questo contesto, a metà giornata il Dow Jones guadagna 142,45 punti, lo 0,8%, a quota 18.328,94. L’S&P 500 aggiunge 14,41 punti, lo 0,67%, a quota 2.168,26. Il Nasdaq sale di 46,32 punti, lo 0,88%, a quota 5.5.338,72..

Nemmeno il petrolio però riesce a scaldare Twitter. Il titolo, dalla quotazione del 2013, è sceso del 35% e oggi ha perso l’ultimo atteso cavaliere bianco: dopo Google, Apple e Disney anche Saleforce, società californiana di cloud computing che negli ultimi giorni sembrava in pole position per l’operazione di acquisto, ha detto no grazie, dopo che gli azionisti si sono espressi contro la presentazione di un’offerta per il popolare sito di microblogging. Il risultato è un nuovo crollo delle azioni Twitter che, a Wall Street cedono poco più del 13%

In chiusura euro in calo sul dollaro: la moneta unica passa di mano a 1,1162 dollari e a 115,55 yen. Il biglietto verde si rafforza anche sulla valuta nipponica a 103,58 yen.

Commenta