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Petrolio e Cina frenano il rialzo dei tassi Usa

Il crollo dei prezzi del petrolio e le svalutazioni dello yuan, che solo nel 2016 diventerà moneta di riserva, spingono la Fed a rinviare l’aumento dei tassi americani – La bufera che travolge gli emerging investe anche Piazza Affari: Prysmian e Cnh in forte ribasso – Lusso sempre sotto tiro – Il risiko fa bene alle banche popolari

Petrolio e Cina frenano il rialzo dei tassi Usa

Il mercato del lavoro Usa migliora, ma “il rallentamento dell’economia cinese potrebbe porre rischi alle prospettive dell’economia”. Questo si legge nei verbali della riunione della Fed del 29 luglio scorso, prima della svalutazione dello yuan e del nuovo calo del greggio che da allora è sceso del 17%, frenando così la ripresa dell’inflazione.

Le minute della Fed hanno così portato nuovi argomenti a favore della tesi per cui la Banca centrale rinuncerà all’aumento dei tassi nella riunione di settembre. Gli indici di Borsa, deboli per buona parte della seduta, hanno reagito al rialzo sotto la spinta delle utilities. Ma nel finale sono tornate a prevalere le vendite provocate dal nuovo tonfo del petrolio e dalle preoccupazione per la Cina.

L’indice Dow Jones ha chiuso in calo dello 0,93%, S&P 500 -0,83%. Nasdaq -0,8%. Le incertezze dei mercati Usa hanno trovato conferma stamane in Asia: Tokyo arretra dello 0,6%, Sidney -1,2% condizionata dall’andamento dei titoli petroliferi. 

IL FMI RINVIA LA PROMOZIONE DELLO YUAN AL 2016

Continua, soprattutto, la frenata delle Borse cinesi, sempre più volatili. Shanghai è sotto, ad un’ora dalla chiusura, dell’1,3%, Shenzhen – 1,2%. Ma non è esclusa nel finale un’ondata “anomala” di acquisti pilotati dall’alto come è successo nella seduta di martedì. 

Intanto tende ad assestarsi la quotazione dello yuan: la banca centrale ha fissato la parità sul dollaro a 6,3915 (+0,1%) ma gli analisti prevedono nuovi ribassi. Intanto è sfumata la speranza di Pechino di veder ammessa la valuta nel paniere dei diritti speciali di prelievo: il Fondo Monetario ha deciso di rinviare all’autunno 2016 la revisione del paniere. 

E’ stata un’altra giornata di sofferenza per i mercati emergenti. Rupia indiana, ringgit malese, dong vietnamita e lira turca registrano nuovi minimi nei confronti del dollaro. L’indice azionario Morgan Stanley Capital Index Emerging Markets si muove su livelli che non si vedevano da quattro anni.

PETROLIO, FRANA CONTINUA. L’ENI LASCIA SUL TERRENO IL 3%

Prende velocità intanto la frana dei prezzi del petrolio. Stanotte le quotazioni hanno registrato nuovi minimi: Il greggio WTI tratta a 40,4 dollari il barile, in calo del 5,2% ai prezzi più bassi dal 3 marzo 2009. Il Brent è sceso a 46,85 dollari (-0,7% dopo un tonfo ieri del 3,4%). Il future si è inabissato dopo la pubblicazione dei dati sulle scorte strategiche di idrocarburi negli Stati Uniti.

Pesanti i riflessi sui titoli oil. La caduta del petrolio ha steso Eni. Il titolo della major italiana ha perso il 3% dopo aver segnato  un minimo a 14,66 euro (-4,2%) dopo i dati sulle scorte settimanali di greggio negli Usa, molto più alte delle attese degli analisti.  In forte calo anche Enel -2,4%. 

L’ACCORDO GRECO NON ACCENDE L’EUROPA: MILANO -1,8% 

La caduta del petrolio ha condizionato il finale di seduta dei mercati europei. A Milano l’indice Ftse Mib ha chiuso con una perdita dell’l,8%. Pesanti anche Francoforte (-2,14%), Parigi (-1,75%) e Londra (-1,9%). 

La Grecia è ormai passata in secondo piano. Il Parlamento tedesco ha approvato come previsto il piano di aiuti. Subito dopo il board del Meccanismo europeo di Stabilita’ (Ems) ha approvato la proposta di aiuti finanziari alla Grecia. Secondo i termini dell’accordo l’ Ems fornirà fino a 86 miliardi di euro come aiuti finanziari alla Grecia in tre anni. I ministri delle Finanze hanno sbloccato una prima tranche di aiuti che permetterà alla Grecia di rimborsare oggi 3,4 miliardi di euro alla Bce. La Grecia riceverà immediatamente 23 miliardi di euro.

LUSSO NEL MIRINO. NUOVO RIBASSO PER PRADA

Soffre la Cina, soffrono i mercati emergenti. E continua a soffrire il settore del lusso, il più bersagliato dalle vendite. Le più penalizzate a Milano sono Ferragamo e Tod’s con perdite superiori al 3%. Segue Luxottica (-2,7%), coinvolta in un’inchiesta dell’antitrust francese su un presunto accordo sulla fissazione dei prezzi. Moncler-1,3%, Ferragamo -3,1%, Yoox -0,3%. Ad Hong Kong nuovo ribasso stamane per Prada (-0,86%).

IL RISIKO FA BENE A CARIGE ED ALLE POPOLARI

Tra le banche si salvano le Popolari, sull’onda delle attese di consolidamento del settore che potrebbe partire a breve. Avanza il Banco Popolare (+0,56%) assieme ad Ubi Banca (+0,48%). Bene anche Bper (+0,43%) e Bpm (+0,1%). Tonica anche Carige (+3,6%) al centro del risiko. Frena nel finale, invece, Mps (-0,4%).

In calo invece Unicredit (-0,9%), Intesa (-1,7%) e Mediobanca (-1,8%). Mediolanum ha perso il 2,2%, Generali l’1,7%.

GLI EMERGENTI PESANO SU PRYSMIAN E CNH

Giornata difficile anche per i titoli industriali. La peggior blue chip di giornata è stata Prysmian con un ribasso del 3,8% legato alla crisi dei Paesi emergenti. 

Nel 2014 il leader nel settore dei cavi ha generato circa il 13% dei suoi ricavi totali (6,84 miliardi di euro) nei Paesi dell’area Pacifico + Oceania, l’8% nel Centro-Sud America, il 64% nell’area EMEA (Europa, Africa, Medio Oriente), il 15% nel Nord America.

La caduta della domanda degli Emergenti pesa anche su Cnh Industrial (-2,7%). In forte ribasso anche Fiat Chrysler (-2,7%) e StM (-2,1%). Finmeccanica -0,1%. 

CONTINUA LA CORSA DI PRELIOS

Prelios +7%, miglior titolo per il secondo giorno consecutivo. In flessione invece Recordati (-3,6%) e Maire Tecnimont (-4,3%), peggior titolo di giornata.

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