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Perchè Renzi vuole commissariare la Scuola nazionale dell’Amministrazione

La legge di Stabilità prevede di commissariare della Scuola Nazionale dell’Amministrazione per ridurre i costi del 10% – Nell’ultimo anno, però, la Sna è stata oggetto di una riorganizzazione che ha consentito di risparmiare 12 milioni: risparmiarne ancora uno e mezzo non sembra un problema così grande da richiedere il commissariamento – Meglio un ricambio

Perchè Renzi vuole commissariare la Scuola nazionale dell’Amministrazione

Nello zibaldone di norme che compongono la legge di Stabilità appena giunta all’esame del Senato, compare un misterioso articolo (il 37) che prevede il commissariamento della Scuola Nazionale dell’Amministrazione con lo scopo di conseguire un risparmio del 10% sui contributi versati dallo Stato alla Scuola stessa. La norma, quasi preannunciata da uno strano articolo apparso l’11 ottobre su “La Repubblica”, zeppo di insinuazioni e di veri e propri errori, sembra non avere una paternità ben precisa e soprattutto appare priva di un effettivo nesso con gli obiettivi che si dichiara di voler perseguire.

La vera storia della Scuola, attualmente presieduta dal professor Giovanni Tria, dimostra che nell’ultimo anno è stata fatta una riorganizzazione completa dell’ente accorpando, come prevedeva la legge 114/2014, tutte le scuole specialistiche esistenti presso varie amministrazioni, chiudendo varie sedi periferiche e riducendo gli amministrativi e il corpo docente. In questo modo si è raggiunto un risparmio di 12 milioni di euro, poco meno del 50% delle risorse stanziate dal bilancio dello Stato. Tali risorse ammontano a 14,3 milioni e non a 21 milioni come afferma “La Repubblica”, essendovi poi altre entrate provenienti dal mercato per oltre 8 milioni.

Soprattutto occorre chiarire che questi denari non servono solo per formare i giovani dirigenti della PA, il cui reclutamento avviene su concorso bandito dal Ministero e che sono stati in costante diminuzione negli ultimi anni fino a ridursi a soli 26 posti nell’ultimo corso del 2012. Ora l’attività di reclutamento è stata sospesa in quanto le assunzioni nella PA sono praticamente bloccate.

In realtà, la maggior parte dell’impegno della Scuola è rivolto all’aggiornamento professionale di chi già opera nell’amministrazione, tanto che per l’anno in corso saranno erogate ben 21 mila ore di formazione coinvolgendo oltre 9.750 allievi ai quali vanno aggiunti altri 800 partecipanti alle giornate di studio su temi specifici. Anche il rapporto con la francese Ena non è sfavorevole alla nostra scuola se si considera che il costo pro-capite per gli allievi del corso di reclutamento è di 83 mila euro per i francesi contro i 58 mila euro per gli italiani.

Chiariti i numeri occorre spiegare come nasceva la legge dello scorso anno e quali obiettivi si proponeva. Nel corso del tempo vari ministeri si erano dotati di una propria scuola di formazione spesso gestita in maniera disinvolta (come quella del ministero dell’Economia) per cui è stato quanto mai opportuno imporre una razionalizzazione che, come si è detto, ha portato a risparmi giganteschi.

Rimane ancora da chiarire il problema delle retribuzioni dei docenti. Poiché si tratta nella maggior parte dei casi di persone operanti nella PA, la loro retribuzione è pari a quella dell’amministrazione di provenienza, che quindi risparmia lo stipendio di chi viene in tutto o in parte distaccato presso la scuola. Unica eccezione quella dei docenti provenienti dalla scuola del Mef, i quali sono di ruolo, cioè sono dipendenti dello Stato a tutti gli effetti e quindi continuano a godere dei trattamenti economici previsti dai loro contratti. Un caso eccezionale al quale la legge dovrebbe porre rimedio, senza mettere dei tetti retributivi uguali per tutti (che intralcerebbero il buon funzionamento della scuola), ma affrontando di petto questi privilegiati, ed impugnando la legittimità del loro passaggio nei ruoli dello Stato.

Nel complesso la maggior parte del lavoro di riorganizzazione è stato fatto. Anche la riduzione del personale è stata enorme passando da 440 a 147 unità. Dopo aver risparmiato 12 milioni, risparmiarne ancora 1 e mezzo non sembra un problema così grande da richiedere il commissariamento dell’ente. Forse qualcuno vuol mettere le mani sopra la scuola. Ma allora si faccia un normale avvicendamento del vertice (ma si dovrebbe motivare) senza far subire a quello attuale l’onta dell’arrivo di un commissario che può far pensare ad una punizione per le scelte fatte o, peggio, ad una cattiva amministrazione. 

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