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Pensioni, Quota 100 privilegia gli uomini e il Nord

Secondo il monitoraggio dell’Inps dei primi nove mesi dell’anno, i pensionamenti antcipati risultano una prerogativa soprattutto dei lavoratori maschi occupati e residenti al Nord – Prevalenza delle donne lavoratrici invece nelle pensioni di vecchiaia

Pensioni, Quota 100 privilegia gli uomini e il Nord

Il monitoraggio dell’Inps sui primi 9 mesi dell’anno in corso ci consente una sguardo d’insieme su quanto è avvenuto nel sistema previdenziale privato (non si comprende perché l’Istituto non sia ancora in grado di effettuare con la medesima frequenza il monitoraggio dei trattamenti del settore pubblico essendo trascorsi ormai diversi anni dalla incorporazione dell’Inpdap)  a seguito dell’applicazione delle regole sperimentali e temporanee introdotte dal dl n. 4/2019, in particolare: quota 100 per il triennio 2019-2021; blocco a 42 anni e 10 mesi, con un anno in meno, per le lavoratrici, fino al 2026, del trattamento ordinario di anzianità a prescindere dal requisito anagrafico. La tab.1 evidenzia (prendiamo in considerazione per la sua importanza solo il Fondo dei lavoratori dipendenti) gli andamenti per ciascuna tipologia di prestazione, mettendo i dati di gennaio-settembre 2019 a confronto con l’analogo periodo del 2018 e con i risultati complessivi del medesimo anno. 

Come si può notare –  a fronte di un netto ridimensionamento dei flussi del pensionamento di vecchiaia e di invalidità, prestazioni per le quali non sono stati bloccati gli adeguamenti  periodici automatici all’incremento della aspettativa di vita – vi è stata un’accelerazione dei trattamenti anticipati che a settembre superano di 25mila prestazioni quelle del corrispondente arco temporale del 2018 e raggiungono con un trimestre d’anticipo il livello complessivo dell’anno precedente. 

Si tratta di un esito comprensibile, in ragione del fatto che la manovra per l’anno in corso aveva l’obiettivo esplicito di favorire i soggetti che hanno le condizioni personali e i requisiti per accedere al pensionamento anticipato e che costituiscono quindi il segmento ‘’privilegiato’’ del mercato del lavoro: un privilegio che deriva dall’aver appartenuto ad una fase storica ed economica in cui l’accesso al mercato del lavoro avveniva in età giovanile e continuava in un contesto di sostanziale stabilità, consentendo di accumulare i requisiti contributivi richiesti ad un’età sicuramente non anziana.

Ovviamente, per come è distribuita la struttura produttive e il mercato del lavoro, il pensionamento anticipato finisce per essere (e rimanere) una prerogativa dei lavoratori maschi occupati e residenti al Nord. Come si può vedere nella tabella due, per quanto riguarda il genere, mentre nel caso della vecchiaia vi è una prevalenza delle lavoratrici, il rapporto di inverte e di parecchio nel settore anzianità/anticipate. Quello che, con un termine da cavernicoli, viene definito ‘’tasso di mascolinità’’ delle pensioni nel caso in esame è assai evidente. Perché le donne si avvalgono in prevalenza della vecchiaia, mentre gli uomini si affollano  presso i trattamenti anticipati. Non c’è nessuna trappola normativa: è una conseguenza prodotta dalla realtà sociale. Le donne, in generale nel settore privato, non sono in grado – per tanti motivi assolutamente comprensibili – di accumulare un’anzianità contributiva superiore ai 40 anni e quindi sono indotte ad avvalersi del requisito di  20 anni, sufficienti – all’età di 67 anni – per ottenere la pensione.  

L’altra caratteristica – anch’essa agevolmente comprensibile se si pensa alla struttura dell’economia italiana – sta nel tasso di ‘’nordismo’’ dei pensionamenti anticipati (tab. 3) .

Va osservato, tuttavia, che i rapporti  riguardanti la distribuzione territoriale sono rimasti pressoché costanti.  Tuttavia, anche in questo caso si può notare che nei primi nove mesi dell’anno in corso si sono raggiunti i livelli relativi a tutto il 2018, mentre è diminuito il numero dei trattamenti di vecchiaia per gli stessi motivi di cui si è parlato in precedenza; ovvero, nel primo semestre dell’anno, è scattato l’aumento del requisito di età richiesto per la liquidazione della pensione di vecchiaia per effetto dell’incremento di 5 mesi della speranza di vita. Lo stesso principio è valso per i trattamenti di invalidità e per l’assegno sociale.  

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