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Patrimoniale, per Monti è una condizione per dire sì a Conte

Per dire dì sì a Conte, l’ex premier Monti pone tre condizioni, tra cui – in particolare – il via libera alla patrimoniale sulla scia delle recenti audizioni parlamentari della Banca d’Italia – Ma il tempo è quello giusto?

Patrimoniale, per Monti è una condizione per dire sì a Conte

“Giuseppe Conte ha dato prova di notevole trasformismo”, ma per votargli la fiducia in Parlamento è essenziale che annunci in Parlamento “la necessità di esaminare senza pregiudizi temi scomodi, impopolari e spesso elusi, ma che tutti quelli che guardano da fuori l’Italia sanno essere ineludibili”. Chi lo dice è l’ex premier e oggi senatore a vita, Mario Monti, in un intervento sul Corriere della Sera di ieri che non per caso si intitola “Le condizioni per dire un sì al governo”.

Ma quali sono le condizioni che Monti pone per votare a favore di Conte? Sono principalmente tre:

  1. la riduzione delle diseguaglianze sociali;
  2. la riforma fiscale;
  3. lo sviluppo della concorrenza.

A parole, naturalmente, saranno tutti d’accordo, ma la vera cartina di tornasole delle intenzioni del Governo saranno ancora una volta i fatti. È soprattutto il secondo dei tre punti indicati quello che colpisce di più, perché Monti, nell’auspicare un’ampia riforma fiscale, fa sue le recenti posizioni della Banca d’Italia e si spende a favore di un’imposta patrimoniale. L’ex premier sostiene che la riforma fiscale, oltre a semplificare il fisco e a salvaguardare la competitività, dovrebbe affrontare “senza pregiudizi in alcuna direzione temi che solo in Italia sono considerati tabù e che tutti i partiti, pavidi, non osano nemmeno pronunciare: imposta ordinaria sul patrimonio, imposta di successione, imposizione sugli immobili e aggiornamento del catasto, imposizione sul lavoro, ecc.”. Monti insiste in particolare sulla patrimoniale e scrive che al riguardo ci si potrebbe avvalere, come punto di partenza, delle audizioni parlamentari svoltesi recentemente, in particolare di quella – meticolosamente non sovversiva, ma che non ha tabù – di Giacomo Ricotti della Banca d’Italia, che in Parlamento ha dichiarato che una discussione sulla patrimoniale è ormai “opportuna” e ne ha spiegato tutti i risvolti a seconda che l’imposta riguardi i beni immobili o quelli finanziari.

Ci si può interrogare se il tempo dell’introduzione di un’imposta come la patrimoniale che, al di là del gettito realmente prodotto, ha un alto valore simbolico, sia quello giusto o no, ma dopo l’intervento della Banca d’Italia e quello di Mario Monti la discussione sembra sdoganata.

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