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Ora legale o ora solare? Ecco i pro e i contro

Secondo i dati forniti da Terna, rinunciare all’ora legale per sette mesi all’anno (così come funziona adesso) comporterebbe il mancato risparmio di oltre 100 milioni di euro di consumi elettrici e di 320mila tonnellate di CO2 emessa – La riforma dell’Ue porrà i Paesi dinanzi a un bivio: estendere l’ora legale a tutto l’anno, o adottare sempre e solo l’ora solare: cosa cambierà – VIDEO.

Ora legale o ora solare? Ecco i pro e i contro

Ora legale o solare? La questione, posta dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e che il Parlamento di Strasburgo esaminerà entro la prossima primavera, è sempre più dibattuta. In realtà un dibattito c’è già stato, o meglio ci sarebbe dovuto essere, visto che al sondaggio promosso quest’estate dall’Ue sulla questione hanno partecipato solo 4,6 milioni di europei, per lo più dei Paesi del Nord, quelli più interessati alla faccenda. Che innanzitutto va ben chiarita: non si tratta di abolire l’ora legale, ma di abolire i cambiamenti di orario durante l’anno (passaggio all’ora legale a fine marzo e ritorno all’ora solare a fine ottobre), lasciando ai singoli Paesi la scelta di adottare alternativamente l’ora legale (quindi il sole sorge più tardi e tramonta più tardi) o l’ora solare (quindi giornate più corte anche d’estate).

La ratio dell’ora legale è sempre stata, in primis, quella del risparmio energetico. Ora questo assunto viene messo in discussione: “L’ora legale fu adottata per vari motivi tra cui quello di risparmiare energia. Obiettivamente, questo motivo non ha più ragione d’essere. Il risparmio è marginale, tanto che molti paesi hanno via via abolito il cambio di ora: la Russia, la Turchia, la Cina”, ha dichiarato la commissaria ai Trasporti e responsabile del dossier, Violeta Bulc. “C’è chi attribuisce al cambio di ora conseguenze negative per la salute e chi invece considera che proprio il cambio di ora consente di rimanere all’aria aperta più a lungo e fa quindi bene all’attività fisica”, ha aggiunto.

In realtà, per un Paese come l’Italia (ogni Paese ha dati diversi a seconda del fuso orario e del prezzo dell’energia), il risparmio non è gigantesco ma nemmeno così irrilevante. Dal 2004 al 2017, secondo i dati elaborati da Terna, il minor consumo di elettricità per il Paese dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 8 miliardi e 540 milioni di kilowattora (quantitativo equivalente alla richiesta di energia elettrica annua di una regione come la Sardegna) e ha comportato in termini economici un risparmio per i cittadini di circa 1 miliardo e mezzo. Si tratta di 598 milioni di kilowattora in media l’anno (a fronte di 320 miliardi di kilowattora complessivamente consumati dagli italiani nei dodici mesi, quindi una quota inferiore allo 0,2%), ma il dato sul risparmio economico, anno per anno, è tendenzialmente in crescita (dovuto anche all’aumento del costo dell’energia): nel 2016 il risparmio energetico è stato pari a 94,5 milioni, nel 2017 a 110 milioni, quest’anno è stimato intorno al 116 milioni.

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Senza considerare, inoltre, l’impatto sull’ambiente: nel 2017, sempre secondo i dati Terna, quei sette mesi con un’ora quotidiana di luce in più hanno permesso di evitare emissioni di CO2 nell’atmosfera per una quantità di 320mila tonnellate, rendendo di fatto pulito al 100% il consumo di elettricità di oltre 200mila famiglie. Per dare altri parametri, 320mila tonnellate in meno di CO2 ogni anno corrispondono a quelle prodotte da una generica centrale a carbone in Italia, da 500 MW, in circa 700 ore di funzionamento, o a quelle annue emesse da circa 100.000 auto diesel che hanno percorso 20.000 km ciascuna (un chilometraggio superiore a quello medio annuo per un’auto in Italia)

Da segnalare però un aspetto, che non dà tutti i torti ai Paesi che non vogliono più il cambio di ora: nei mesi prettamente estivi, l’impatto dell’ora legale è irrilevante. Il mese infatti che segna il maggior risparmio energetico stimato da Terna è ottobre, con circa 158 milioni di kilowattora (pari a circa il 30% del totale). Spostando in avanti le lancette di un’ora si ritarda l’utilizzo della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi, da giugno ad agosto, l’effetto “ritardo” nell’accensione delle lampadine si colloca invece nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate, e fa registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio di elettricità.

Irrilevante è anche la questione delle rinnovabili e dell’energia solare, che pure qualcuno ha fatto notare: come è ovvio e intuitivo, a cambiare sono i nostri orari quotidiani, non le ore di luce nell’arco della giornata e dell’anno. Tutt’alpiù, l’eventuale adozione dell’ora legale per tutto l’anno significherebbe avere ore di luce in meno al mattino in inverno (il sole potrebbe sorgere quando da noi sono quasi le 9), nel momento del picco della curva dei consumi, che quindi non potrebbero essere in quel momento coperti da energia pulita. Lo potrebbero però essere al pomeriggio, visto che il sole anziché prima delle 17, tramonterebbe quasi alle 18, quando alcune categorie di lavoratori sono già di nuovo a casa. D’estate, invece, non cambierebbe nulla. E se invece decidessimo di adottare per tutto l’anno l’ora solare? Sarebbe l’inverno a restare esattamente come lo conosciamo, mentre in estate avremmo giornate più corte, con consumi maggiori in misura esattamente pari a quella già quantificata.

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