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Opec, accordo a sorpresa e il petrolio sale del 6%

Scatta la pace petrolifera: la produzione di greggio scende, i prezzi salgono e in Borsa i titoli petroliferi si infiammano – Wall Street e l’Asia strappano al rialzo – Draghi difende il Qe e attacca i falchi tedeschi: “Cara Germania, investi di più” – Nuovo No agli aiuti di Stato per Deutsche Bank – Oggi asta Btp – Novità per Unicredit, Leonardo, Salini e Campari

Opec, accordo a sorpresa e il petrolio sale del 6%

Giornata ricca di colpi di scena quella di ieri, a conferma che il quadro è ormai in movimento. Partiamo dal fondo. Ieri sera, a listini europei chiusi, si sono infiammati i prezzi dei petroliferi. Al Nymex il contratto a novembre registra un rialzo di 2,5 dollari a quota 48,53 dollari (quasi il 6% in più), l’incremento maggiore dallo scorso aprile.

La ragione? A sorpresa il cartello ha raggiuto un’intesa, seppur temporanea: la produzione quotidiana scende per ora a 32,5 milioni di barili dagli attuali 33,24 milioni. Il tetto definitivo verrà fissato nel vertice di novembre a Vienna. Solo allora si cercherà l’accordo con i produttori non Opec, a partire dalla Russia. La conferma della grande pace arriva dall’agenzia iraniana Shana: “Oggi – recita la dichiarazione del ministro del petrolio Bijan Zanganeh – l’Opec ha raggiunto un risultato storico: dopo due anni e mezzo, l’organizzazione è in grado di controllare i mercati”.

STRAPPANO AL RIALZO WALL STREET E L’ASIA

Lo strappo all’insù del petrolio ha dato una spinta alle Borse. Avanzano stamane i listini asiatici: Tokyo sale dell’1,7%, Sidney +0,9%. In ascesa anche i mercati cinesi. Il balzo del greggio ha permesso a Wall Street di ribaltare l’andamento della seduta, già debole: il Dow Jones ha chiuso con un rialzo dello 0,61%, l’indice S&P 500 sale dello 0,53%. Nasdaq +0,24%, appena sfiorato dal boom del greggio.

Il comparto Energy ha messo a segno un rialzo del 4%. Chevron avanza del 3,20%, Exxon +4,40%. In evidenza anche Caterpillar (+3,56%): le società petrolifere sono grandi clienti del colosso dei mezzi pesanti.

Grazie al petrolio, infine, si profila stamane un avvio in forte rialzo per i titoli petroliferi europei: i futures segnalano un avvio in rialzo di un punto percentuale. Ieri, prima dell’accordo, Piazza Affari Eni è salita di mezzo punto a 12,37 euro, riducendo i guadagni nel finale, con un progresso dello 0,5% a 12,37 euro.

Saipem -0,3%. Kepler Cheuvreux ha ridotto sull’azione il target price da 0,45 a 0,42 euro, livello che resta comunque superiore agli attuali prezzi di Borsa. Il rating viene confermato a hold. Tenaris +1,3%.

A parte l’effetto Opec da segnalare ieri a Wall Street Nike: -3,78% dopo la trimestrale. Il gross margin è sceso a 45,5% dei ricavi, -200 punti base rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, contro un’aspettativa di 46,6%. Ordini +7%, un pizzico al di sotto delle aspettative, a causa del risultato debole dell’America del Nord.

Blackberry è salita del 4% a 8,2 dollari. La società ha annunciato che non produrrà più smartphone e si concentrerà nel business del software.

DRAGHI DIFENDE IL QE AL BUNDESTAG. YELLEN: I TASSI SALIRANNO

Delicata riunione oggi per la Banca centrale del Messico, alle prese con le tensioni elettorali del potente vicino del Nord. Il peso ha recuperato il 2,3% dopo l’esito del primo dibattito tra Hillary Clinton e Donald Trump. Ma da inizio anno, sotto l’incubo del “muro” invocato dal candidato repubblicano, la valuta messicana ha perduto l’11%.

A proposito di banche centrali, prima delle notizie in arrivo dall’Opec la giornata di ieri è stata dominata dagli interventi dei due più importanti banchieri centrali del pianeta, Mario Draghi e Janet Yellen, entrambi alle prese con aspre contestazioni dei falchi politici. Draghi ha ribadito a Berlino, in una riunione a porte chiuse del Bundestag, i benefici della politica dei tassi bassi che ha consentito nel solo 2015 all’erario tedesco di risparmiare 28 miliardi.

E a proposito dell’impatto del calo degli interessi sul risparmio, ha aggiunto: “Se vogliamo che i risparmiatori traggano beneficio da più alti tassi d’interesse in futuro, dovremo creare opportunità d’investimento per mettere a frutto produttivamente quei risparmi”. Ovvero: cara Germania, investi di più e protesta di meno.

Ancora più calda l’audizione al Congresso di Janet Yellen: i repubblicani, coì come aveva fatto Donald Trump nel dibattito tv, hanno attaccato la Fed, definendola un “covo di democratici”. A dar consistenza alle accuse il sospetto che Lael Brainard, il membro della Fed più vicino al presidente, sembra destinato ad avere un ruolo di primo piano in un’eventuale amministrazione Clinton.

Al di là dell’aspetto politico la presidente si è spinta a dire che “la maggioranza dei membri del comitato monetario della Fed ritiene probabile un aumento dei tassi a dicembre”. La conferma è arrivata dagli interventi di quattro membri del comitato esecutivo della Federal Reserve: James Ballard della Fed di Saint Louis, Charles Evans della Fed di Chicago, Loretta Mester della Fed di Cleveland ed Esther George della Fed di Kansas City. A parte Evans, gli altri hanno espresso il loro dissenso rispetto alla linea di estrema cautela sui tassi di interesse portava avanti da Janet Yellen. 

IN BORSA TORNA IL SEGNO PIÙ, OGGI L’ASTA BTP

Dopo tre giorni di ribasso, ieri è tornato ieri il segno più nelle Borse europee. Milano che dopo aver mantenuto un ritmo sostenuto per l’intera seduta ha decelerato nel finale chiudendo comunque a quota 16.222 punti, in rialzo dello 0,5%. Bene anche Parigi (+0,7%), Francoforte (+0,7%) e Londra (+0,5%).

Il Tesoro offre oggi tra 7 e 8,5 miliardi di Btp a 5 e 10 anni, nonché di Ccteu. Alla vigilia lo spread Btp/Bund si è riportato a 133 punti base. Il nuovo cinque anni ha concluso la sessione sul mercato grigio di Mts a un tasso intorno a 0,315% da 0,19% di fine agosto. Il decennale dicembre 2026 paga 1,24% (1,14%).

RIMBALZA DEUTSCHE BANK, NUOVO NO AD AIUTI DI STATO

In recupero ieri a Francoforte Deutsche Bank (+2%), rimbalzando dal minimo storico segnato ieri. Il Ceo John Cryan ha escluso un possibile aumento di capitale e ha smentito la notizia secondo cui la Banca tedesca avrebbe chiesto aiuti di Stato per gestire la richiesta di 14 miliardi di dollari di multa da parte degli Usa. 

Il ministero delle Finanze tedesco ha dichiarato che il governo non sta preparando alcun piano di salvataggio, smentendo ufficialmente le indiscrezioni del settimanale Die Zeit. Il tema non è stato nemmeno sfiorato da Mario Draghi nel suo intervento a porte chiuse al Parlamento tedesco.

Il presidente del’Eba, Andrea Enria, intervenendo ad un evento del Wall Street Journal a Londra, ha ammonito che “ l’Europa deve fare propria la lezione del Giappone e affrontare il problema delle sue banche zombie” il più rapidamente possibile senza essere indulgente sui requisiti patrimoniali.

Alcune banche europee hanno le stesse caratteristiche di alcuni istituti giapponesi del recente passato, a partire dai troppi crediti dubbi in portafoglio. “Spero – ha concluso – che non avremo in comune anche il tempo che è stato necessario per metterle a posto”.

IL PIANO UNICREDIT IL 13 DICEMBRE, DOPO IL REFERENDUM

Giornata di ripresa anche per le banche italiane. Avanza in particolare Unicredit (+1,5%). Con un comunicato l’istituto ha annunciato che presenterà l’esito della revisione strategica a Londra il prossimo 13 dicembre, dopo l’esito del referendum. Secondo le ultime indiscrezioni, il nuovo Ceo Jean-Pierre Mustier punta a rafforzare il patrimonio di 15/16 miliardi (tra cessioni e azioni sul patrimonio) prima di procedere con un aumento di capitale che, a quel punto, potrebbe essere contenuto a 5/6 miliardi.

In terreno positivo anche il Banco Popolare (+1,3%) e Bpm (+1,6%). Bper mette a segno un rialzo del 2,2%. In lieve ribasso solo Intesa (-0,2%) e Monte Paschi (-0,4%). Recuperano le assicurazioni: Generali +0,1%, Unipol +3,1% e UnipolSai +1,8%. 

IL PONTE SULLO STRETTO INFIAMMA IMPREGILO

In netto rialzo i titoli delle costruzioni, dopo che il premier Renzi ha rilanciato l’idea del Ponte sullo Stretto di Messina: Buzzi +3,2%, Trevi +4,4%, Cementir +2,8%. Meglio di tutti ha fatto Salini Impregilo (+6,7%), miglior titolo di Piazza Affari di ieri. Il precedente contratto con la società per la realizzazione del Ponte sullo Stretto (per un valore di circa 3,8 miliardi) è stato cancellato con decisione unilaterale da parte del governo. Il consorzio guidato da Salini con una quota del 42% ha richiesto un risarcimento da 800 milioni di euro circa per “inadempienza contrattuale”. 

LEONARDO STUDIA IL NUOVO DRONE, RECORD STORICO DI CAMPARI

Guadagni consistenti nel settore industriale: StM +1,2%, Exor +1,1%, Fiat Chrysler +0,9%. Invariata Cnh, confermata nella lista dei conviction buy di Goldman Sachs (ma target ridotto da 10 a 9 euro). In evidenza Leanardo (+1,30): l’ex Finmeccanica ha stipulato con Airbus e Dassault Aviation un contratto per lo studio di definizione del nuovo drone europeo.

Telecom Italia avanza del 2%. Mediobanca Securities ha confermato la raccomandazione outperform e il prezzo obiettivo a 1,27 euro. Mediaset +2,2%. 
Nel lusso si è messa in evidenza Yoox (+1,6%). Campari +1,4% a 10,09 euro dopo aver fatto segnare a 10,16 euro il nuovo massimo storico. La performance da inizio anno ammonta a +27%

SMALL CAP: ANCORA IN CALO LANDI RENZO E DANIELI

In lieve progresso Erg (+0,80%). Banca Akros ha avviato la copertura con raccomandazione accumulate e prezzo obiettivo a 11,4 euro. Ancora in rosso invece Landi Renzo (-2,29%): dopo la pubblicazione dei conti ha ricevuto un taglio sul target price (del 29% a 0,35 euro, hold) da parte di Equita Sim e uno da Banca Akros (a 0,43 da 0,5 euro, reduce). Male anche Danieli (-1,94%): Kepler Cheuvreux ha abbassato la raccomandazione da buy a reduce, con prezzo obiettivo che passa da 20,5 a 16,5.

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