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O’Leary (State Street Global Advisors): “In Borsa puntare sulle small cap”

INTERVISTA A NIALL O’LEARY, capo strategia europea di State Street Global Advisors – “In Europa le azioni hanno ancora valutazioni attraenti ma è meglio puntare sulle small cap:c’è ancora spazio per crescere” – Malgrado i riflessi della crisi degli Emergenti, “in Europa ci aspettiamo che nel 2016 la ripresa acceleri fino all’1,6%” – I settori da privilegiare

O’Leary (State Street Global Advisors): “In Borsa puntare sulle small cap”

Il mercato azionario europeo è ormai sotto i riflettori da tempo. E gli indici hanno performato di conseguenza. E’ ancora opportuno scommettere sul Vecchio Continente? Per Niall O’Leary, a capo della strategia europea di State Street Global Advisors, vale la pena rinnovare la fiducia all’Europa, grazie ai fattori macroeconomici che sono intervenuti nel corso del 2015: i bassi prezzi del petrolio, l’indebolimento dell’euro e il Quantitative easing della Bce sono tutti fattori che vanno a sostegno della crescita. “Le azioni presentano ancora valutazioni attraenti, meglio puntare sulle small cap”, ha affermato O’Leary durante un’intervista a FIRSTonline. 

Come è stato il 2015 per l’economia europea e quella mondiale?

“In Europa nel 2015 le cose sono andate meglio del 2014 ma globalmente l’anno che si chiude è stato molto simile al precedente nonostante ci si aspettasse una decisa ripresa. Il motivo principale della delusione è stato il rallentamento degli emergenti. Nel 2016 ci attendiamo una crescita globale del 3% come nel 2015. In Italia può sembrare una buona crescita ma dal punto di vista mondiale è deludente. In Europa ci aspettiamo che la crescita acceleri dall’1,4% del 2015 all’1,6% nel 2016”. 

Quali sono i problemi principali dell’Europa?

“Il mio timore è che questa politica monetaria sia adeguata per l’Europa ma non sia opportuna per la Germania che non ha bisogno di tassi così bassi, l’economia potrebbe essere destabilizzata. E’ così possibile che la Bundesbank aumenti le critiche su questa politica monetaria, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni tedesche. Il problema principale è che negli ultimi sette anni in Europa la crescita è mancata. Come dice Draghi, c’è bisogno di riforme strutturali. Inoltre, non c’è un singolo Paese che abbia tassi di natalità sopra il 2%, che è il livello per mantenere il Paese stabile. Per la prima volta in Francia le persone stanno lasciando il Paese per andare a lavorare a Londra e in Germania. L’Italia sta facendo di più della Francia ma c’è comunque bisogno di decisioni più dure. E’ sempre stato unl’intervista ass Paese molto “trendy”, il Paese del design, anche nelle auto. Ma non si può costruire l’economia solo su questo, si deve creare una struttura economica che i l’intervista fatta a ncoraggi le persone a fare business”.

Il mercato azionario europeo è comunque da preferire a Usa e Asia. Perché?

“Le condizioni macro non sono il mercato. La volatilità aumenterà ma il mercato azionario farà meglio del fixed income. Inoltre, siccome oggi la volatilità è bassa, vuol dire che agendo oggi si può proteggere il portafoglio a un costo migliore. A inizio 2015 avevamo detto che preferivamo l’equity europeo a quello Usa. E oggi ribadiamo questa view e siamo overweight sull’Europa. Sebbene abbia avuto un 2015 migliore di altri mercati ha ancora spazio per crescere. Gli Usa, che sono partiti prima, hanno ormai toccato livelli molto alti”. 

Ma non si rischia ormai di arrivare un po’ tardi?

“Non è troppo tardi per entrare ora e giocare questa scommessa anche nel 2016. Nel 2015 sono intervenuti fattori macroeconomici che hanno ulteriormente migliorato lo scenario euorpeo rispetto un anno fa. Il Quantitative easing, i bassi tassi di interesse, l’euro più debole e i bassi prezzi del petrolio sono tutti elementi positivi per l’Europa”. 

Vedremo un’accelerazione dei flussi degli investimenti dagli Usa al Vecchio Continente?

“Abbiamo già visto un po’ di flussi dagli Usa all’Europa. Se la Fed aumenta i tassi l’accelerazione è possibile, tuttavia è difficile dire cosa succederà perché è possibile che gli investitori americani dirottino i soldi verso il mercato del reddito fisso domestico”. 

Quali ritorni vi aspettate dai mercati azionari europei?

“In un anno ci attendiamo un ritorno del 5,4% contro l’1,8% delle large cap Usa, il 4,8% del Regno Unito. Meglio ancora però farà il Giappone: +7,5%. Nel complesso i mercati sviluppati cresceranno del 4,4%. Un po’ più dei mercati emergenti, per cui stimiamo una performance a un anno del 3,9%. Diversa a storia se si prende un orizzonte temporale di dieci anni. Qui l’Europa crescerà del 6,3%, in linea con gli altri Paesi sviluppati (6,1% gli Usa, 6,3% il Regno Unito, 6,5% il Giappone, per un 6,3% complessivo in media). Al contrario i mercati emergenti saliranno del 7,1%”.

A dieci anni i mercati emergenti fanno meglio. 

“Sì ma per quanto riguarda il 2016 consigliamo cautela sui mercati emergenti. Oggi il ritorno sulle azioni è più basso che nei mercati sviluppati per la prima volta in tredici anni. Sono economici? Sì, per questo nella view a dieci anni hanno ritorni più alti. Ma oggi qual è il catalist? In questo tipo di investimento, serve un voto di fiducia, qualcosa che faccia da catalizzatore. E la debolezza delle commodity non lo è di certo. Si tratta comunque di un mercato da monitorare, in sei mesi potremmo aver già cambiato view”.

In quali settori investire in Europa?

“Preferiamo i settori ciclici come le banche e i trasporti, i beni di consumo e il retail. Meglio poi guardare alle small companies, che sono quelle più esposte a questi fattori positivi macroeconomici. Qui bisogna comunque muoversi con attenzione perché le valutazioni non sono così sottovalutate, le piccole e medie imprese hanno già performato bene”. 

Cosa si aspetta sul fronte del cambio euro dollaro?

“Ritengo il valore corretto del cambio a 1,10 ma ci possiamo aspettare che l’euro spinga verso la parità, anche prima del 31 dicembre, dipende molto da diversi fattori”.

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