Condividi

Oggi Parmalat diventa francese: Lactalis prende il controllo

All’assemblea della società, Bondi lascia dopo 7 anni – Al suo posto, in qualità di ad, con ogni probabilità arriverà Antonio Sala, presidente di Lactalis Italia, manager di fiducia di Emmanuel Besnier, alla guida del colosso francese – Alla presidenza, invece, sarà nominato Franco Tatò, ex amministratore delegato dell’Enel.

Oggi Parmalat diventa francese: Lactalis prende il controllo

Il passaggio di consegne avverrà questa mattina a palazzo Soragna, sede dell’Unione Parmense degli industriali, a suo tempo trampolino di lancio per Calisto Tanzi alla volta della vicepresidenza di Confindustria.

Enrico Bondi, dopo quasi otto anni, lascia la guida di Parmalat, da lui riportata in Borsa nel 2005, dopo aver affrontato (e superato) la prova dell’emergenza. Al suo posto, in qualità di amministratore delegato, si insedierà con ogni probabilità Antonio Sala, presidente di Lactalis Italia, manager di fiducia di Emmanuel Besnier, l’uomo che non parla e non si fa vedere (vedi ritratto). Ma nei momenti che contano sa farsi sentire. Alla presidenza, invece, arriverà Franco Tatò, ex amministratore delegato dell’Enel. Una scelta che, probabilmente, accresce il dispiacere del ministro Giulio Tremonti, il grande sconfitto della mancata difesa dell’italianità di Parmalat, che non lo ama.

Salvo sorprese dell’ultim’ora, l’esito dell’assemblea che decreterà il cambio della guardia sembra comunque scontato: all’assemblea i francesi di Lactalis, forti del 28,9% già dichiarato più i 23,7 milioni di azioni già consegnate all’ Opa (che si concluderà solo l’8 luglio), potranno eleggere il nuovo consiglio di cui senz’altro non farà parte Bondi. La lista Intesa Sanpaolo che prevedeva il suo nome, infatti, è stata ritirata.

Restano in lizza tre sole liste. Quella dei francesi con Franco Tatò si aggiudicherà almeno 9 consiglieri su 11. Quella di Assogestioni che, secondo quanto ipotizzato da Dario Trevisan nei giorni addietro, dovrebbe fare l’ en plein dei fondi presenti (le stime parlano di una quota dal 14 al 18%). Infine resta la lista «fantasma» dei tre fondi Skagen, Zenith e Mackanzie, non più azionisti ma gratificati a suo tempo da un premio (2,8 per azione) non concesso agli altri soci in sede di Opa, visto che i Besnier sono stati irremovibili nel non aumentare l’offerta iniziale a 2,6 euro. E c’è chi ipotizza che su questa lista “fantasma” potrebbero convergere (pochi) voti di protesta. Facile prevedere, infatti, che qualche sorpresa ci sarà in quest’assemblea comunque storica.

 

Pubblicato in: News

Commenta