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La faccia nascosta di Monsieur Lactalis, l’imprenditore sulla strada di Parma

La Commissione europea ha dato il via libera alla proposta di acquisizione di Parmalat da parte del gruppo francese. E’ la prima vittoria di Emmanuel Besnier, presidente-proprietario, un imprenditore all’apparenza prudente e low profile. Ma che nel business puo’ diventare aggressivo. E non disdegna i prestiti a ruota libera per le sue acquisizioni

La faccia nascosta di Monsieur Lactalis, l’imprenditore sulla strada di Parma

Potrebbe essere la storia dell’imprenditore di provincia tutto casa e lavoro, rigorosamente low profile. Dell’impresa familiare venuta dal nulla, cresciuta senza neanche un debito, piano piano, senza fretta, con prudenza. Potrebbe essere. Ma l’epopea di Emmanuel Besnier, presidente-padrone di Lactalis, il gigante francese del latte e dei suoi derivati, che ha vinto la sua prima battaglia nella guerra per accaparrarsi Parmalat, non è solo questo. Ferrero in salsa francese? Non esattamente.
Cominciamo dal mito del miliardario della porta accanto. E dal suo fondo di verità. Emmanuel, 40 anni, dirige il suo gruppo dall’anonima Laval, 50mila abitanti, nella Mayenne, Ovest profondo di Francia. Pur essendo numero 15 nella classifica nazionale dei più ricchi (2,5 miliardi di euro di patrimonio personale) in pochi saprebbero riconoscerlo per strada, anche nella sua città. Non scorrazza su una Ferrari o su una Porsche, ma su una triste Mazda grigia senza chauffeur. Sposato con Sandrine, una del posto, ha avuto tre figli. Puntualmente si presenta al ricevimento dei professori. Accompagna i tre ragazzi all’allenamento di pallone il sabato mattina. Di Emmanuel esistono rare foto, «rubate». E’ un marcantonio di un metro e novanta, con gli occhiali. Né brutto, né bello. Uno qualunque. Che, a differenza degli altri ultraricchi francesi, non ha avuto bisogno degli «aiutini» della politica. Insomma, niente a che vedere con un Vincent Bolloré qualunque. Nicolas Sarkozy, fino a poco tempo fa, non sapeva neppure chi fosse quel Besnier.

Passiamo al business. Perché da questo punto di vista, zitto zitto, il nostro è un tipo «brutale», come dicono i francesi. Aggressivo. Fu il nonno, André, a fondare l’impresa familiare. Il padre Michel, con in tasca appena la licenza elementare, capì già negli anni Settanta (un precursore) che per crescere bisognava agganciarsi alla locomotiva della grande distribuzione. Creò il marchio Président, camambert e poi altri prodotti, industriali ma di qualità, che hanno fatto la fortuna di Lactalis. André morì improvvisamente nel 2000. Emmanuel, laureato in una scuola privata di commercio parigina, che da cinque anni lo accompagnava passo passo, prese le redini del gruppo. Da allora ha iniziato la corsa di Lactalis fuori dai confini francesi, mediante una bulimica serie di acquisizioni, una dietro l’altra, dall’Ucraina alla Cina, passando per la Russia. E l’Italia, dove si è «mangiato» Galbani. Uno shopping finanziato con la liquidità interna? Impossibile. I Besnier si sono indebitati, senza remore. Gruppo ancora totalmente in mano alla famiglia, non quotato e senza l’obbligo di pubblicare i conti (solo il fatturato, 10,4 miliardi di euro l’anno scorso, veniva comunicato), ha dovuto dare qualche indicazione più precisa proprio lanciando l’Opa contro Parmalat. Così a Parigi hanno scoperto che il margine netto realizzato dal colosso si è fermato nel 2010 al 3% contro il 6,5% di Parmalat o all’11% di Danone, l’eterno rivale. Quanto all’indebitamento netto, si tratta di 4,3 miliardi di euro nello scorso 31 marzo, più di quanto gli analisti stimassero. Che diventeranno 7,7, se Lactalis ingloberà davvero il 71% del capitale di Parmalat che gli manca, a 2,6 euro per azione, una cifra contestata dal Cda del gruppo italiano.

Intanto comincia ad aprirsi qualche crepa nel riserbo che avvolge il quartier generale di Lactalis a Laval. Un ex manager (che è rimasto anonimo) ha sottolineato al settimanale Le Point che l’ambiente non è idilliaco: «E’ un esercito costantemente in guerra. La mentalità non è quella di arrivare per strade traverse all’obiettivo, ma di colpirlo, per farlo cadere». Si respira ancora l’atmosfera dei tempi di Michel Besnier, «un gran lavoratore, che voleva vendicarsi di una certa «aristocrazia del formaggio» francese, che disprezzava quel piccolo imprenditore della Mayenne», ricorda un’altra fonte vicino alla famiglia. Il mite (all’apparenza) Emmanuel, dopo aver annientato la resistenza dei produttori di latte francesi e aver assottigliato le tariffe pagate per la materia prima, dal 28 febbraio scorso è partito in guerra contro Leclerc, catena della grande distribuzione dall’immagine «umana» presso il francese medio. Degli intoccabili. Hanno rifiutato la domanda di un aumento dei prezzi dei formaggi avanzata da Lactalis. Non avevano capito con chi avevano a che fare. Perché da allora Monsieur Besnier ha tagliato le forniture. Perché Emmanuel, con la sua Mazda grigia, un po’ dimessa, puo’ diventare altro. Un mezzo pirata.

Pubblicato in: News

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