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Nucleare: ecco i siti, insorge la Basilicata

Dopo anni di rimpalli, i ministri di Ambiente e Sviluppo hanno dato via libera a Sogin che ha pubblicato la Cnapi, mappa (non definitiva) dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito dei rifiuti nucleari. Sito preso d’assalto. Ora si apre il confronto il con gli enti locali e con il pubblico, poi il Mise approverà la Carta Nazionale delle Aree Idonee.

Nucleare: ecco i siti, insorge la Basilicata

Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, ha pubblicato la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito dei rifiuti nucleari (Cnapi). Dopo un’attesa di anni – l’impulso alla Cnapi arrivò da Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo del governo Renzi – e la frenata del primo governo Lega-M5S, finalmente Ambiente e Sviluppo hanno varcato il Rubicone. Ed ecco che la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito dei rifiuti nucleari è finalmente a disposizione del pubblico. Il deposito, è bene ricordarlo, è un progetto non rinviabile e assolutamente necessario: gli altri Paesi europei si sono già attivati per realizzarlo e l‘Italia paga costi estremamente onerosi per trasferire i rifiuti nucleari (legati alla diagnostica medica e all’attività industriale, certamente non a impianti nucleari di generazione elettrica che non esistono più dal 1987) all’estero.

Il documento ha suscitato immediato interesse e il sotto è stato preso d’assalto. Il documento, in ogni caso, non è definitivo – la strada da percorrere sarà ancora molto lunga – ed ha subito scatenato le polemiche, in particolare da parte della Regione Basilicata. “Con il nulla osta del ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – ha annunciato in un comunicato il ministero dell’Ambiente -, la Sogin ha pubblicato sul sito del Deposito nazionale la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività”.

Attualmente i rifiuti radioattivi in Italia sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che però non sono mai stati idonei ai fini dello smaltimento definitivo. La pubblicazione della Cnapi, con l’elenco dei 67 luoghi potenzialmente idonei (che non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche), di fatto dà l’avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale. “Sarà questo l’avvio – ha scritto ancora il ministero dell’Ambiente – del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”.

Ecco la mappa dei siti papabili per il Deposito nazionale (Cnapi)

Dopo questo confronto, Sogin aggiornerà la Cnapi, che verrà nuovamente sottoposta ai pareri dei vari ministeri ed enti di controllo. In base a questi pareri, il Mise convaliderà la versione definitiva della Carta, ovvero la Cnai, la Carta Nazionale delle Aree Idonee. Sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, assicura il ministero, anche se c’è già chi protesta. La Regione Basilicata è una delle aree interessate ma ha già fatto sapere, tramite le parole del presidente della Regione Vito Bardi, che “si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”.

“Non eravamo stati informati – hanno aggiunto Bardi e l’assessore all’Ambiente Rosa – e ribadiamo la nostra contrarietà a questa scelta, certi di interpretare il comune sentire del popolo lucano, che come è noto a tutti ha già manifestato questo orientamento, in maniera composta ma decisa, 17 anni fa quando fu indicato il sito di Scanzano Jonico. Ora come allora il nostro territorio, che contribuisce in maniera rilevante al bilancio energetico del Paese con le proprie risorse naturali, non può essere ulteriormente gravato da una attività che rischierebbe di mettere in discussione e di pregiudicare la prospettiva di sviluppo sostenibile che con tanta fatica, in questa difficile congiuntura dovuta all’emergenza sanitaria in atto, le istituzioni e le forze economiche e sociali stanno cercando di concretizzare”.

“Nella consultazione pubblica che è stata prevista – concludono Bardi e Rosa – la Regione produrrà una serie di osservazioni negative che in queste ore sono in corso di elaborazione”.

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