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Nove città italiane candidate alla sfida climatica al 2030. Il governo le incontra e vuole aiutarle

Il progetto europeo “100 città climaticamente neutre al 2030” ottiene il sostegno del governo. Solo un impegno di facciata o aiuto vero ai Sindaci? In classifica Ue ci sono nove città

Nove città italiane candidate alla sfida climatica al 2030. Il governo le incontra e vuole aiutarle

Lo sforzo di rendere più vivibili le città non sarà compiuto finché le amministrazioni comunali non avranno i soldi necessari. Le petizioni degli ambientalisti e i programmi elettorali si schiantano ormai contro bilanci spostati su altre emergenze. È la realtà italiana degli Enti locali, a meno che lo Stato non si faccia carico del grande problema di una vera rivoluzione urbana. Per nove città italiane- Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino– il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha dato la disponibilità ad aiutare i sindaci. Un incontro romano basta per procedere? la verifica sarà fatta molto presto.

Le città sono state selezionate dalla Commissione europea tra quelle della ‘Missione 100 città climaticamente neutre entro il 2030‘. Un’idea molto ambiziosa che vede gli amministratori locali tra i protagonisti della transizione ecologica. Al 2030 mancano sette anni e se si intendono centrate gli obiettivi bisogna correre. Pichetto Fratin incontrando il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e i rappresentanti delle altre città si è mostrato fiducioso sul lavoro da fare. In cosa consiste, davvero, questa sfida? Prima di tutto nella razionalizzazione degli incentivi energetici, poi nella semplificazione delle procedure, nel rafforzamento delle reti e in specifiche azioni di adattamento ai cambiamenti climatici. Punti centrali di una riorganizzazione orizzontale della vivibilità che è nella mani degli eletti. Per almeno sei delle città selezionate, i progetti da completare nei tempi previsti, saranno un’onorevole via d’uscita dopo le correlazioni tra Covid 19 ed inquinamento atmosferico. Peraltro, alcune di esse, anche dopo la tragedia dell’epidemia, continuano ad essere nei primi posti delle città europee più inquinate .

L’alleanza tra governo e città per andare avanti

Le 100 metropoli dovranno diventare centri di sperimentazione e di innovazione, in modo che anche le città più piccole possano seguirne l’esempio organizzativo e progettuale, ma entro il 2050 dice l’Ue. Il Ministro sotto questo profilo ha detto che l’esecutivo si muove verso un’alleanza tra Governo e città impegnate nella transizione. “Siamo davanti a una sfida comune – ha spiegato – che dovrà poi essere in grado di coinvolgere tutto il Paese”. Le azioni realizzate nei singoli Comuni potranno essere ‘best practices’ da adottare altrove. Ottimismo a piene mani nel Paese dei mille campanili che ha, tuttavia, bisogno di avere buone interlocutori al centro. In questo senso i dati in mano alla Commissione aiutano a capire le necessità di tutelare ambiente e salute. A Roma dovrebbero conoscerli e tenerli ben in evidenza per non alimentare soltanto speranze. Ebbene, il 4 % del territorio europeo è occupato da città medie e grandi. Ma il dato più significativo alla base dei programma “Missione 100 città”, è che in questa piccola porzione di territorio vive il 75% dei cittadini europei. E sono loro ad emettere il 70% di anidride carbonica nell’aria. In inverno soprattutto a causa dei termosifoni a gas, largamente in uso. Insomma, i progetti su cui il governo intende collaborare devono essere trasversali e comprendere mobilità, qualità degli edifici, trasporto pubblico.

Utilizzare i fondi per le periferie e per i privati

Dal punto di vista finanziario il PNRR ha stanziato 3 miliardi di euro per riqualificare le periferie che hanno il loro peso sul tessuto urbano. Sono anche le zone più difficili da sanare, con spazi deturpati, socialità difficile e poca rappresentanza politica. L’Italia ha anche un fondo da 272 milioni di euro per le 14 Città Metropolitane gestito dal Ministero dell’Interno e dalla BEI. Sono soldi destinati a privati imprenditori che vogliono realizzare infrastrutture ecosostenibili che accompagnino i Piani Urbani Integrati. Il nesso con la qualità ambientale sta nel recupero di edifici o aree dismesse, nel migliorare l’efficienza energetica degli edifici, nella creazione di nuovi spazi. Affinché tutto questo non sembri una riedizione del libro dei sogni, il governo deve solo fare in fretta la propria parte. Il Ministro dell’Ambiente si è già impegnato.

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