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Nomine pubbliche, dall’Aifa al Tesoro inizia lo spoils system di Meloni: ecco le ultime novità

Inizia il gran ballo delle nomine pubbliche. Vediamo chi è in bilico: dall’Aifa al Tesoro, ecco la mappa dello spoils system targato Meloni

Nomine pubbliche, dall’Aifa al Tesoro inizia lo spoils system di Meloni: ecco le ultime novità

È partito il conto alla rovescia delle nomine pubbliche del Governo Meloni. Tra meno di 20 giorni, ad essere precisi il 24 gennaio, scadono i 90 giorni dello spoils system, la pratica politica secondo cui con il cambiare del governo cambiano gli alti dirigenti della pubblica amministrazione. Secondo l’articolo 19, comma 8 della legge Bassanini sulla pubblica amministrazione del 2001 (che Meloni vorrebbe modificare) gli “incarichi di funzione dirigenziale” quali vertici dei ministeri o delle agenzie “cessano decorsi 90 giorni dal voto di fiducia del governo”.

L’immagine del machete usata dal ministro della difesa Guido Crosetto resta simbolica per rappresentare la volontà di voltare pagina. Perché nei ministeri “ci sono burocrati che dicono sempre no”, ha detto Crosetto. L’intenzione di andare più a fondo possibile è confermata dal lavoro di analisi e di selezione di profili adeguati che sta andando avanti. E poi lo ha confermato la stessa Meloni durante la conferenza stampa di fine anno: “Nel passaggio di consegne tra i due governi qualcuno prima di andarsene ha lavorato per occupare posizioni. Serve una revisione della legge Bassanini”. Una revisione che per la premier significa estensione.

Spoil system, cos’è e come funziona

Quindi, le forze politiche al governo affidano la guida della macchina amministrativa a dirigenti che ritengono non soltanto che possano, ma anche che vogliano far loro raggiungere gli obiettivi politici. Ma non basta un semplice silenzio-licenziamento, perché il Quirinale ci tiene ad essere informato con anticipo per verificare gli stessi profili, dato che il presidente della Repubblica deve conferire l’incarico di vertice con un suo decreto “previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro competente”.

In ballo ci sono tantissime “poltrone calde” che devono essere confermate o rinnovate. E soffiano già venti freddi. Ecco le ultime novità sulle nomine pubbliche del Governo Meloni.

Nomine pubbliche Meloni: via Magrini, in bilico Rivera

Nicola Magrini non sarà più il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Il dirigente nominato dall’ex ministro Roberto Speranza in piena esplosione della pandemia (marzo 2020) viene sollevato dall’incarico dal 23 gennaio, anticipando di fatto di sole 24 ore il termine dei 90 giorni. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dopo aver sentito il parere delle Regioni indicherà il nome di chi prenderà il suo posto in via temporanea. Ma non è la prima “vittima” dello spoil system. Prima di Magrini è toccato a Giovanni Legnini, sollevato di peso dal ruolo di commissario straordinario del governo per la ricostruzione delle zone terremotate, sostituito dall’ex sindaco di Ascoli Guido Castelli, ovviamente di Fratelli d’Italia.

Ma il nodo più delicato riguarda il ministero dell’Economia (il Mef). Nel mirino della maggioranza fin dall’inizio della legislatura ci sarebbe proprio Alessandro Rivera, da quattro anni e mezzo direttore generale del Tesoro, per ora difeso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Non passa giorno che la premier non attacchi la sua gestione su tre dossier complicati: Mps, Ita e Tim. Al suo posto, secondo quanto si è appreso, potrebbe arrivare Antonino Turicchi, da poco presidente di Ita, ma sicuramente con meno esperienza fuori dal Paese (soprattutto nei negoziati europei).

Inoltre, il ministero dell’Economia è un terreno delicato. Motivo per cui qualsiasi nomina interessa non solo al Governo ma anche al Quirinale, così come al resto d’Europa. E un esempio lampante è quello londinese. Quando Liz Truss ha licenziato i vertici del Tesoro per i mercati fu un primo segnale dell’instabilità che poi ha portato alla caduta del governo.

Mazzotta e Ruffini verso la conferma?

Anche i rapporti fra Palazzo Chigi e il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta non sono ottimi, al punto che questi non è mai stato coinvolto nelle riunioni sulla legge di Bilancio alla presidenza del Consiglio. Tuttavia, il manager non sembra trovarsi nella “lista nera”dei dirigenti pubblici e in più ha dalla sua un’esperienza tecnica difficile da rimpiazzare.

Cambi in vista anche nelle Agenzie fiscali: il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, il direttore delle Dogane, Marcello Minnenna, e il direttore del Demanio, Alessandra Dal Verme. Per i primi due la scadenza del loro mandato triennale (30 gennaio 2023) coincide con lo spoil system, mentre per il direttore Dal Verme il mandato scadrebbe nel maggio 2024. Minenna è dato per certo in uscita dalle Dogane. In bilico Dal Verme. Più stabile invece la posizione di Ruffini, l’avvocato scelto prima da Renzi come ad di Equitalia e poi da Gentiloni alla guida della stessa Agenzia, potrebbe non essere soggetto ad alcun “machete”.

La stagione delle grandi nomine è appena iniziata e avrà il suo culmine in primavera con la scelta dei vertici dei maggiori gruppi pubblici italiani: da Eni ed Enel a Poste, Terna e Leonardo. Non soggetti a spoils system, ma vicini al termine naturale del mandato, ci sono tante altre poltrone: Istat, Inps e Inail. Per non parlare di Cdp e Bankitalia.

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