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“Nel regno della luce”, a Roma il reportage di Enrico Rondoni

Mercoledì 11 aprile alle 18 Enrico Rondoni presenterà il reportage “Nel Regno della Luce” allo Spazio Tiziano di Roma. Esperienze, momenti e ricordi vissuti nel cosiddetto Tibet Indiano, regione bella e poco esplorata

“Nel regno della luce”, a Roma il reportage di Enrico Rondoni

Mercoledì 11 aprile alle 18 lo Spazio Tiziano di Roma ospiterà la presentazione del documentario “Nel Regno della Luce” curato da Enrico Rondoni, che ha raccontato la sua esperienza nelle regioni asiatiche del Laddak.

Rondoni è vice direttore del Tg5 dal 2006, dopo essere stato Capo Redattore centrale e capo redattore degli esteri.

“A risalire le impervie montagne del Laddak mi aveva spinto il timore che il turismo di massa potesse presto precludere l’integrità di un mondo povero ma sereno sotto quel cielo azzurro come il blu del mare e che le tensioni politico-religiose tra tra India e Pakistan – così come è poi accaduto con i sanguinosi scontri tra indù e musulmani – portasse presto al divieto di attraversare quelle montagne incantate”, scrive l’autore.

“Volevo entrare in questo “regno della luce” risalendo gli incredibili tornanti che da Srinagar (Kashmir) si inerpicano e scavallano passi sopra i 4.000 metri percorrendo l’unica strada a senso unico alternato che in certi tratti corre impervia tra convogli militari e muraglioni di neve accumulatisi durante il lungo inverno del cosiddetto Tibet indiano”

Continua poi Rondoni: “Desideravo testimoniare l’emozione collettiva in quella parte del tetto del mondo sotto la catena dell’Himalaya, quando dalle più lontane valli del Laddak e dello Zanskar arrivano con passo lento gruppi di donne, uomini e bambini di tutte le età con indosso i tradizionali ornamenti. Tibetani di fede lamaista in cammino verso la stessa meta il Monastero buddista del XVI° secolo di Phyi-Yang”

“Qui, per la festa del plenilunio d’agosto, sotto lo sguardo severo del Panchem Lama, si svolge da sempre una spettacolo mitologico: la rappresentazione della lotta tra il bene e il male, con simbologie sacre e profane”.

“L’intenzione era quella di documentare con un reportage al riparo di qualsiasi scatto “ad effetto”. Questo genere di fotografie deve, a mio avviso, soltanto rispecchiare “la dignità del reale” con il rispetto che si deve ad una cultura del tutto diversa dalla nostra, senza indulgere e cercare ciò che non si mostra o che non si vuol mostrare”.

“Semplicemente riportare, raccontare, con la propria sensibilità quel che forse altri non sono in grado di vedere in prima persona, ma hanno il desiderio di conoscere”.

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