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Napoli, ecco perché la penalizzazione è… giusta

L’attesa batosta per il club di De Laurentiis alla fine è arrivata: la Disciplinare ha deciso per il -2 in classifica e per una squalifica di 6 mesi ciascuno ai due giocatori Cannavaro e Grava, per omessa denuncia della tentata combine messa in atto dall’allora terzo portiere Gianello in Sampdoria-Napoli del 2010 – Ma la penalizzazione è giusta o no?

Napoli, ecco perché la penalizzazione è… giusta

La batosta alla fine è arrivata. La Disciplinare ha reso oggi ufficiale la sua decisione: due punti di penalizzazione nella classifica attuale del Napoli per responsabilità oggettiva e sei mesi ciascuno di squalifica per Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, entrambi per omessa denuncia della presunta combine di Samp-Napoli del maggio 2010, ultima giornata di campionato finita 1-0 per i liguri.

Sì, proprio così: un illecito sportivo solo tentato, da parte dell’allora terzo portiere Matteo Gianello e al quale i due giocatori ancora nella rosa del Napoli non parteciparono, costerà a loro l’intera stagione e alla squadra una spada di Damocle che, in attesa degli inevitabili ricorsi, ha tra l’altro già condizionato ben due turni di campionato, visto che pende sul club e sui due tesserati da almeno una decina di giorni.

La penalizzazione è stata così persino più pesante della richiesta iniziale fatta dallo stesso procuratore Stefano Palazzi, in virtù della “scarsa collaborazione” del portiere Gianello (processato anche dalla Procura di Napoli per frode sportiva), al quale è stato infatti negato il patteggiamento. Proprio l’inasprimento della pena per l’ex giocatore azzurro, che è stato squalificato per 3 anni e 3 mesi, ha inguaiato ancora di più, di riflesso, i due ex compagni e la società partenopea, nella quale ha militato dal 2004 al 2011.

La sciocchezza (e in seguito l’atteggiamento poco collaborativo) di Gianello fanno precipitare il Napoli, già in crisi dopo la clamorosa sconfitta interna col Bologna, nel seguente scenario: punti in classifica da 33 a 31, e conseguente scivolamento dal terzo al quinto posto, a vantaggio di Lazio e Fiorentina, sempre più lontano dunque da Juve e Inter e col fiato sul collo della Roma, a 29, e persino del redivivo Milan a 27. Non solo: il difensore centrale titolare, nonché capitano della squadra, Paolo Cannavaro, rimarrà fuori per tutta la stagione (o poco ci manca), con conseguenze alquanto preoccupanti sulla tenuta di un reparto già in palese difficoltà.

Ma la penalizzazione per il club di De Laurentiis è giusta o meno? Per capirlo, basta fare dei paragoni, visto che la legge è e dovrebbe essere uguale per tutti. Altre due squadre, in serie A, sono state penalizzate per una situazione simile a quella del Napoli: Sampdoria e Torino. I blucerchiati erano a processo per responsabilità oggettiva e presunta per la posizione di Stefano Guberti, deferito per illecito sportivo, e hanno patteggiato 1 punto e 30mila euro di ammenda. Stessa sorte, esatta, è toccata al Toro per l’illecito di Alessandro Pellicori, per la gara Siena-Torino del 7 maggio 2011 finita 2-2. Entrambe le società hanno dunque ridotto a un punto la penalizzazione grazie al patteggiamento, e lo stesso potrebbe toccare ai partenopei nel caso in cui decidano alla fine di seguire lo stesso percorso.

Cosa che attualmente sembra improbabile visto che tramite le parole del ds Bigon il Napoli ha più volte ribadito di ritenersi parte lesa, e di preferire che la giustizia faccia il proprio corso, puntando dunque all’assoluzione o a una super ammenda. Apparentemente comunque la sorte del Napoli sembra in linea con quella delle altre squadre colpite, ma restano tuttavia due motivi di dubbio. Il primo riguarda la posizione di Gianello, trattata con più durezza rispetto a quella di Guberti e Pellicori, che l’illecito a differenza del portiere lo commisero anche. Sarà anche vero, come sostiene Palazzi, che il giocatore non ha collaborato, ma respingere il patteggiamento a lui significa indirettamente inchiodare il Napoli a una responsabilità maggiore, che comunque non ha se non in virtù del principio della responsabilità oggettiva.

Ma soprattutto, a destare comprensibili malumori sono i tempi della condanna. Una prima, grossa tranche di club e giocatori sono stati infatti giudicati e squalificati per tempo, entro l’estate e prima dell’inizio del campionato. Di altri, tipo Stefano Mauri, finito addirittura in carcere e la cui posizione sembrava una delle più compromesse, non si è addirittura saputo più nulla. Altri ancora, tipo Bonucci, si sono salvati da condanne pesantissime (per il bianconero erano stati chiesti 3 anni e 3 mesi), riuscendo però a non perdere neanche un minuto di calcio giocato. Infine, ci sarebbe il tanto atteso marasma accennato il 9 ottobre scorso dal Capo della Polizia Massimo Manganelli, che parlò di “mezza serie A a rischio”, con “novità clamorose” in arrivo.

Sono passati più di due mesi, ma al momento l’unica società che sta pagando il suo conto con la giustizia a campionato in corso, anzi per meglio dire nel pieno della bagarre di un campionato ormai prossimo al giro di boa, è il Napoli. Questo aspetto, al di là dei sogni scudetto giustamente tramontati per demeriti propri, finirà senza dubbio con l’avvantaggiare le inseguitrici in una lotta per la Champions che si farà sempre più serrata, quando è evidente che il Napoli, per quanto fatto sul campo, avrebbe meritato di poterla gestire con maggiore serenità.

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