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Mutui per la casa più cari: guerra e inflazione spingono al rialzo i tassi

La fase d’oro dei tassi è al capolinea – Guerra e inflazione colpiscono anche i mutui per la casa: vola il tasso fisso, più cari i prestiti a tasso variabile con l’effetto Bce

Mutui per la casa più cari: guerra e inflazione spingono al rialzo i tassi

Sullo scacchiere geopolitico l’incertezza dipinge di tinte scure gli scenari economici futuri, con conseguenze nette anche sui mutui per comprare casa con l’inevitabile incremento dei tassi di interesse. Il pericolo reale è che diventi congiuntamente più difficile e costoso ottenere del denaro in prestito. Se un incremento era previsto nel 2022, a non esserlo era lo scenario bellico che ha portato in fibrillazione i mercati e a un’accelerazione dei rincari. L’inflazione alle stelle, spinta ancora di più al rialzo dalla guerra tra Russia e Ucraina, potrebbe spingere le banche centrali ad adottare politiche restrittive per evitare che il caro vita diventi strutturale in modo da diminuire la liquidità in circolazione (meno moneta in circolo significa maggior valore e, di conseguenza, minore inflazione). Una prospettiva che sta facendo volare i tassi fissi dei mutui e che presumibilmente, caratterizzerà i mercati del credito nel lungo periodo.

Inoltre, un aumento dei tassi rende più alti i rendimenti dei titoli di Stato, che di conseguenza costeranno di meno; dunque la remunerazione del debito pubblico diventerà più onerosa. Anche i rendimenti dei depositi bancari tenderanno a salire: le banche remunereranno di più i risparmi dei cittadini.  

Mutui per la casa: l’Eurirs sopra l’1%, l’Euribor ancora negativo

A seguito del recente movimento dei tassi di interesse, che ha portato nell’ultimo mese a un incremento degli indici Eurirs a 20 anni (utilizzato tipicamente per i mutui a tasso fisso) superiore ai 40 punti base (passata dallo 0,85% all’1,27% in poche settimane), si può dire che la fase d’oro dei tassi ai minimi di sempre è al capolinea. Meno tensioni ci sono però sui mutui a tasso variabile: l’Euribor a tre mesi (il parametro dei finanziamenti variabili) è rimasto ancora in territorio negativo, con un piccolo salto di circa 10 punti (da -0.56% a -0.46%). Chi vuole risparmiare nel breve periodo può optrare per la soluzione a tasso variabile che finora si attesta a quasi 80 punti base in meno di quello fisso, ma la situazione potrebbe presto cambiare.

I future sugli Euribor a 3 mesi scontano il ritorno dell’indice in territorio positivo già entro la fine del 2022. Dal 2024, gli stessi future proiettano il moltiplicatore delle rate variabili all’1,3% fino al 2028. Se da una parte è vero che questi future hanno sempre visto degli aumenti degli Euribor che poi non si sono verificati, dall’altra le condizioni attuali per assistere a questi incrementi sono in parte confermate dalle dichiarazioni della numero uno della Bce, Christine Lagarde che il 30 marzo scorso ha affermato che la politica monetaria dovrà preoccuparsi dell’impennata inflazionistica rimandando le azioni di sostegno alle politiche fiscali. E proprio dalle sue parole che i tassi interbancari agganciati ai mutui hanno trovato una spinta al rialzo poiché gli Euribor riflettono proprio le decisioni sui tassi della Bce. Tutto, quindi, dipenderà dall’evoluzione sui dati di inflazione di medio periodo.

Se la banca Centrale Europea dovesse decidere di alzare i tassi di interesse, i mutui a tasso fisso già stipulati non sarebbero toccati e beneficerebbero degli accordi presi tra i contraenti, la banca e il cliente. I mutui a tasso variabile invece saranno direttamente interessati dalla variazione.

Inflazione e tassi di interesse 2022

Con l’inflazione di marzo da record (+7,5%) e le stime di un’inflazione a 5-10 anni passate dall’1,86% al 2,26% nell’Eurozona, chi ha un mutuo a tasso variabile di lunga durata potrebbe valutare l’opzione di una surroga a fisso. Anche se la rata è più alta nell’immediato (anche perché i mutui di surroga sono più onerosi), a lungo termine la spesa degli interessi nel complesso potrebbe essere meno cara se la Bce fosse costretta ad alzare i tassi più volte per arginare la spinta inflazionistica. E questo avrebbe un impatto diretto sulle rate dei nuovi mutui e su quelli a tasso variabile, mentre i fissi manterranno stabilità indipendentemente dagli eventi.

La domanda di mutui è stata trainata lo scorso anno dai profili giovani grazie agli incentivi messi in campo dal governo per l’acquisto di un immobile e che proseguiranno anche nel 2022. Ma l’aumento dei tassi potrebbe rischiare di bloccare le agevolazioni per gli under 36 e le loro possibilità di ottenere mutui per la casa.

Chi intende comprare casa deve valutare attentamente la tipologia di mutuo. Se per i tassi variabili la situazione è ancora stabile, oggi i mutui a tasso fisso sono già più costosi di quanto non fossero un anno fa, ma ancora a livelli bassi, destinati però a crescere. Allo stesso tempo, quelli a tasso variabile sono legati all’inflazione e alle decisioni della Bce e potrebbero nel tempo diventare meno convenienti.

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