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Mps sorprende gli analisti: utile netto e patrimonio oltre le attese

La semestrale del Monte dei Paschi spiazza gli analisti con un utile netto di 193,6 milioni di euro nettamente superiore alle stime della vigilia e con un balzo rilevante del patrimonio (Common Tier 1 all’11,3%) – In forte crescita ricavi e mol – Alexandria fa meno paura – Il partner può attendere ma non mancano trattative “interessanti” – L’addio di Profumo

Mps sorprende gli analisti: utile netto e patrimonio oltre le attese

Anche Monte Paschi ha sorpreso gli analisti. Più di Intesa e di Unicredit, che pure hanno goduto di eccellenti reazioni dei mercati.

Nel giorno dell’addio alla presidenza di Alessandro Profumo, che sarà sostituito da Massimo Tononi, presidente di Borsa italiana, in occasione dell’assemblea del 15 settembre, la banca ha annunciato di aver chiuso il primo semestre con un utile netto a 193,6 milioni di euro, nettamente superiore alle stime degli analisti (Banca Imi 86 milioni e Equita 166 milioni) e in netta controtendenza rispetto allo stesso periodo del 2014 che si era chiuso con una perdita di 353 milioni di euro. Anche i ricavi, a 2,426 miliardi di euro, sono andati leggermente sopra le aspettative (2,362) con una crescita del 25,3%. La crescita maggiore è stata registrata a livello di margine operativo lordo, cresciuto dell’84% a 1,116 miliardi di euro.

Ma forse l’aspetto più sorprendente, a giudicare dalle domande degli analisti nella conference call, consiste nel balzo rilevante balzo del patrimonio: oggi il Common Tier 1 dell’istituto è all’11,3% ben al di sopra del livello previsto dallo Srep, il prossimo esame della Banca Centrale Europea, che fissa l’asticella minima al 10,2%. Una sorpresa positiva, soprattutto perché il dato tiene conto dell’impatto del tormentato contratto Alexandria che separa la banca da Nomura: il peso sul Cet Tier 1 è di 55 punti basi, destinato a salire fino a 68 punti base.

Ma sottolinea il ceo Fabrizio Viola, la chiusura del contenzioso, in una delle tre cause in atto o fuori, non comporterà perdite nuove o impreviste. Se il derivato fosse chiuso ora, ha spiegato il chief financial officer Bernardo Migrone, il costo per Siena sarebbe di 750 milioni di euro (in calo da 1 miliardo stimato a gennaio) ma questo non si rifletterebbe in una perdita analoga sul bilancio dl Mps dato che alcuni fattori sono già stati contabilizzati. Inoltre, ha sottolineato Viola, la banca è fiduciosa sull’esito dei vari giudizi.

Insomma, Monte Paschi si presenta alla stagione dei merger in condizioni migliori del recente passato. Anche se il miglioramento dei conti non modifica il tema della futura collocazione della banca senese. Il consiglio dell’istituto, spiega l’ad, ha già approvato le linee del piano da presentare alla Bce in merito alle scelte sul partner. Ma la data del 26 luglio, indicata da Francoforte, non è tassativa: la Bce non ha dato una tempistica per un merger con un altro player.

E le trattative “interessanti” non mancano. Anche perché la banca vanta oggi una posizione meno precaria, anche grazie al minor costo della raccolta ed al buon andamento del risparmio gestito. Anzi, gioca a favore della banca la liquidità che ha consentito il rimborso integrale dei prestiti Ltro mentre a giugno è stata completata la cessione di 1,3 miliardi di euro di sofferenze lorde e un ulteriore miliardo di& euro sarà ceduto nel corso dell’anno.

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