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Mps, ok all’aumento di capitale da 2,5 miliardi dalla Bce e il titolo cade in Borsa

La proposta di aumento di capitale da massimi 2,5 mld di euro verrà sottoposta all’assemblea il prossimo 15 settembre – Tonfo in Borsa per Mps che perde il 3,77%

Mps, ok all’aumento di capitale da 2,5 miliardi dalla Bce e il titolo cade in Borsa

La Bce ha approvato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro di Mps. Cade così l’ultimo scoglio autorizzativo sulla strada della banca senese, che dopo Bruxelles ha ricevuto semaforo verde da Francoforte “per le modalità tecniche del rafforzamento patrimoniale” che andrà al vaglio dell’assemblea dei soci il prossimo 15 settembre. L’autorizzazione – dice una nota di Rocca Salimbeni – si aggiunge al completamento dell’iter autorizzativo da parte della ‘DG Competition’ della Commissione europea. Siena dovrà effettuare un’operazione di mercato con l’apporto di investitori privati che dovrebbero investire 900 milioni nella banca che andrà successivamente ri-privatizzata”.

Ma cosa vuol dire? A fine giugno il Monte aveva approvato il nuovo piano al 2026, prevedendo un aumento di capitale da 2,5 miliardi cui il Tesoro, oggi azionista di maggioranza con il 64,2% del capitale, avrebbe dovuto contribuire per circa 1,6 miliardi, lasciando, in balia delle onde di mercato, i 900 milioni restanti.

Sull’operazione, che da tempo tiene in apprensione il mercato, pende la spada di Damocle della capitalizzazione di Borsa, attualmente pari a 306 milioni, ma anche il nodo delle elezioni politiche e le difficili condizioni di mercato anche se l’ad Luigi Lovaglio aveva assicurato “procediamo per arrivare nelle migliori condizioni possibili all’operazione”. Pioggia di vendite a Piazza Affari: dopo la notizia la Banca senese cede il 3,77% a 0,31 euro quando il Ftse Mib è in calo del 2,29%.

Mps, calendario dell’aumento di capitale

Se finora sembra seguita la tabella di marci, le prossime saranno le settimane più delicate per il Mps. Recentemente, Rocca Salimbeni aveva annunciato un allargamento del consorzio di pre-garanzia che oggi, oltre a Mediobanca, Bofa, Credit Suisse e Citi, comprende anche Santander, Barclays, Société Générale e Stifel. Saranno proprio queste banche che, insieme al vertice del Monte e al Tesoro nella seconda metà del mese valuteranno la praticabilità dell’aumento.

Secondo le intenzioni del board, l’operazione dovrebbe completarsi entro metà novembre.

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