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Mps: l’ex vicepresidente Caltagirone chiede maxi risarcimento da 741 milioni

Secondo l’atto di citazione, sei società del gruppo Caltagirone, avrebbero ricavato una minusvalenza per informazioni erronee della Banca Mps nel periodo 2008-2011. Nello stesso periodo Caltagirone era vice presidente e membro del Cda

Mps: l’ex vicepresidente Caltagirone chiede maxi risarcimento da 741 milioni

Sei società del gruppo Caltagirone hanno presentato una citazione davanti al tribunale di Roma per “lamentare la difformità informativa” diffusa dal Monte dei Paschi per gli investimenti nella banca fatti da queste società tra il 2006 e il 2011. Lo rileva la bozza di bilancio 2022 di Mps pubblicata in vista dell’assemblea del prossimo 20 aprile, secondo cui Caltagirone avrebbe chiesto un risarcimento danni di 741 milioni di euro, una cifra corrispondente alla presunta minusvalenza subita rispetto a un investimento di circa 856 milioni.

Secondo Radiocor, la dovizia di dettagli e, soprattutto, la circostanza che era il gruppo dell’ex vicepresidente della banca il proponente della citazione, non sono stati inseriti nel prospetto (Documento di registrazione) dell’aumento di capitale di Mps da 2,5 miliardi pubblicato lo scorso ottobre.

Caltagirone-Mps: ecco cosa sta succedendo

Francesco Gaetano Caltagirone è stato vicepresidente di Mps dall’aprile 2006 al gennaio 2012 ed è proprio all’impatto sugli investimenti in azioni della banca effettuati da 6 società del gruppo (Caltagirone Editore, Finced, Capitolium, Mantegna 87, Vianini Lavori e Fincal) in questo periodo che si riferiscono la causa e la maxi richiesta di risarcimento danni da 741 milioni di euro. 

Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, le sei società che fanno capo a Caltagirone si sono rivolte al Tribunale di Roma “sul presupposto che tale danno sia collegato direttamente alla condotta asseritamente illecita posta in essere” da Mps per effetto della “diffusione di informazioni price sensitive erronee fin dal 2006”. In parole povere, la banca avrebbe diffuso informazioni errate che davano una “rappresentazione non veritiera della situazione patrimoniale della capogruppo” e sulla base di questa “rappresentazione non veritiera” le sei società avrebbero acquistato e mantenuto i titoli Mps nei propri portafogli.

 L’atto di citazione si riferisce infatti  alla “difformità informativa diffusa sul mercato dalla capogruppo in relazione ad investimenti in azioni Mps effettuati dalle sei società” nel quinquennio citato. Nello stesso periodo le sei società avrebbero investito un totale di 856 milioni di euro per poi rivendere tutto nei primi mesi del 2012 “riportando una minusvalenza di circa 741 milioni di euro”. Il danno, accusano, sarebbe dunque strettamente collegato “alla condotta asseritamente illecita posta in essere” da Mps.

I documenti dell’aumento di capitale

Nella documentazione al pubblico per l’aumento di capitale di Mps pubblicata oltre due mesi dopo rispetto alla notifica della causa si fa solo riferimento ad un atto di citazione del 3 agosto 2022 per un importo di 741 milioni “che riprende gli argomenti di talune richieste stragiudiziali notificate alla Banca (anche ai fini interruttivi della prescrizione) in anni passati per un importo di 522 milioni”. Il prospetto dell’aumento aggiungeva, genericamente, che l’atto di citazione era relativo “al filone delle informazioni diffuse nel periodo 2008-2011”.

Caltagirone al momento delle dimissioni dal cda, nel gennaio 2012, risultava ancora il secondo azionista della banca con il 4,71% del capitale, azioni in carico tra 0,8 e 1 euro quando il prezzo di Borsa del titolo Mps era pari a 0,3 euro. Come sottolinea Radiocor, Caltagirone, in seguito, motivò in pubblico la scelta del disinvestimento con l’opportunità, che emerse in quel frangente, di sottoscrivere l’aumento di capitale lanciato da Unicredit all’epoca e di cambiare quindi ‘cavallo’. 

Le cronache finanziarie del periodo stimarono una minusvalenza molto più contenuta dall’investimento in Monte Paschi da parte dell’ingegner Caltagirone rispetto a quella dichiarata nell’atto di citazione ricevuto a Siena.

Banca Mps, interpellata dall’agenzia di stampa, sottolinea che “la vertenza viene più volte citata all’interno del prospetto informativo. In particolare, si segnalano i passaggi di pagina 488 e 524 in cui vengono fornite ampie informazioni inerenti tale contenzioso”.

Il precedente della Fondazione Mps

La causa intentata dalle società del gruppo Caltagirone è simile a quella della Fondazione Mps, che negli anni scorsi aveva citato la banca senese, chiedendo un risarcimento per i danni subiti dal patrimonio in seguito all’acquisizione di Banca Antonveneta e agli aumenti di capitale tra 2011 e 2016, basati – si sosteneva – su informazioni non corrette. La Fondazione chiedeva un risarcimento di 3,8 miliardi di euro, ma in seguito a un accordo tra le parti, la vicenda si è chiusa con un esborso per Mps di 150 milioni. 

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