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Mps: ecco i numeri dell’aumento

In corso una trattativa fra il governo italiano e la Bce per abbassare l’importo dell’aumento chiesto da Francoforte, che potrebbe scendere da 8,8 a circa 6,5, da spartire tra rafforzamento del capitale e il ristoro dei titolari di obbligazioni subordinate

Il titolo Mps rimane sospeso ma la vicenda di Siena continua a tenere banco a Piazza Affari, dove tutti i bancari viaggiano in rosso a fine mattinata.

Il clima d’incertezza è legato ancora all’aumento di capitale di Montepaschi, dopo che la Banca centrale europea ha chiesto allo Stato italiano di aumentare l’importo dell’intervento pubblico da cinque a 8,8 miliardi di euro. Stando alle ultime indiscrezioni, sarebbe in corso una trattativa fra il governo Gentiloni e Francoforte per rivedere al ribasso questa cifra che però, per risultare definitivamente rassicurante per i mercati, non potrà scendere di molto. 

Al momento, comunque, i requisiti di capitale richiesti fanno valutare la quopta a carico delle casse pubbliche intorno ai 6,6 miliardi. Di questi, 4,6 saranno impiegati per riportare il capitale di Mps ai livelli richiesti dalla vigilanza della Bce (portando l’Equity Tier I all’8%), mentre gli altri due miliardi (2,16 per l’esattezza) serviranno a tutelare i 40mila investitori retail che avevano in portafoglio obbligazioni subordinate della banca.

Questi bond saranno convertiti obbligatoriamente in azioni, che lo Stato acquisterà dai piccoli risparmiatori dando loro in cambio obbligazioni più sicure che andranno a scadenza il 15 maggio 2018, come le subordinate originarie, garantendo il 100% dell’investimento iniziale. Nessuna perdita, dunque.

Diverso invece il discorso per gli investitori istituzionali titolari di bond subordinati, che nella conversione in azioni perderanno il 25% del valore nominale del proprio investimento pari a circa 2 miliardi nel complesso.

Per gli analisti di Equita Sim, “la ricapitalizzazione deve essere tale da togliere qualsiasi dubbio sulla solvibilità della terza banca italiana” e quindi l’importo dell’operazione non potrà essere molto inferiore a quello richiesto dalla Bce.

Nel frattempo, il ministero delle Finanze ha ribadito che il fondo da 20 miliardi di euro è sufficiente per tutti gli istituti. Un’affermazione che non trova d’accordo Standard & Poor’s, secondo cui le risorse contenute nel recente decreto salva-banche non basteranno per risanare tutto il sistema.

L’Autorità di risoluzione, infine, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, ha chiesto altre due annualità di contributi al Fondo nazionale di risoluzione (la Banca d’Italia) per il salvataggio di Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti e CariFerrara. Si tratta di 1,5 miliardi di euro da aggiungere ai 2,35 miliardi già richiesti lo scorso anno a fine novembre. Tuttavia queste somme non è detto che dovranno essere anticipate subito dal sistema creditizio perché ci sono due anni di tempo per farlo, così come prevede il decreto su Mps.

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