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Mps: Commissione Ue dà l’ok alla ricapitalizzazione, a condizione che…

Ecco le condizioni alle quali la Commissione europea ha dato il via libera all’iniezione di capitale da parte del Tesoro: la Bce deve dare il suo consenso confermando che la banca è in grado di produrre utili e dovrà cedere tutte le sofferenze a investitori privati. Le tutele per gli obbligazionisti junior

Mps esce dal tunnel: è arrivato l’Ok della Commissione europea all ricapitalizzazione precauzionale. L’accordo di principio, indica però la Commissione, “è condizionato alla conferma parallela da parte della Bce che Mps è solvente e soddisfa i requisiti di capitale sull’ottenimento dell’Italia della conferma formale da parte di investitori privati che acquisteranno il portafoglio di non performing loans”

In altre parole: sì alla ricapitalizzazione da parte del Tesoro ma occorre che anche la Bce dia il suo consenso e che sia confermato l’acquisto delle sofferenze da parte di investitori privati.

La chiusura dell’accordo con la Ue su Mps, oltre ad essere un indubbio successo per il ministro dell’Economia Padoan, potrebbe facilitare il lavoro per il difficile salvataggio delle banche venete: “Nella misura in cui dossier si chiude, probabilmente c’è più spazio per lavorare sul nostro”, ha dichiarato l’a.d. della Banca Popolare di Vicenza e presidente del comitato esecutivo di Veneto Banca, Fabrizio Viola, lasciando la sede dell’istituto vicentino al termine del Cda. La riunione del board, ha spiegato, ha avuto carattere informativo.

UN PASSO AVANTI PER MPS, DOVRA’ CEDERE GLI NPL

I servizi della Commissione, indica il comunicato ufficiale, sono ora impegnati con l’Italia per concludere i dettagli sul piano di ristrutturazione finale di Mps. L’Italia, si aggiunge, “dovrà notificare questo piano, inclusi gli impegni da parte delle autorità nazionali sul modo in cui sarà attuato”. Su tale base la Commissone adotterà la decisione formale sulla base delle regole sugli aiuti di Stato

La commissaria Vestager ha dichiarato che l’accordo con Padoan “è un passo avanti per Mps e il settore bancario italiano che permetterà all’Italia di iniettare capitale nella banca come precauzione, in linea con le regole europee, limitando gli oneri sui contribuenti italiani”. Mps, ha aggiunto la responsabile della concorrenza Ue, “sopporterà una profonda ristrutturazione per assicurare la gestione, ristrutturazione che includerà la pulizia del bilancio dai non-performing loans”. Infine, la speranza che ciò permetterà a Mps “di focalizzarsi sui prestiti al business italiano e sul sostegno dell’attività economica”. Soddisfazione anche da parte del vicepresidente della Commissione responsabile di euro e mercati finanziari Valdis Dombrovskis.

La chiusura dell’accordo con la Ue su Mps potrebbe facilitare il lavoro per il salvataggio delle banche venete: “Nella misura in cui dossier si chiude, probabilmente c’è più spazio per lavorare sul nostro”, ha dichiarato l’a.d. della Banca Popolare di Vicenza e presidente del comitato esecutivo di Veneto Banca, Fabrizio Viola, lasciando la sede dell’istituto vicentino al termine del Cda. La riunione del board, ha spiegato, ha avuto carattere informativo.

La direttiva sulla risoluzione bancaria, ricorda Bruxelles, offre a una banca solvente, a patto che siano rispettati alcuni criteri, la ricapitalizzazione precauzionale. L’aiuto pubblico può essere dato come “precauzione”, per prepararsi a possibili necessità di capitale di una banca che si materializzerebbero se le condizioni economiche dovessero peggiorare. Dunque, l’intervento è teso a evitare la risoluzione. Dato che la ricapitalizzazione precauzionale comporta l’uso di denaro dei contribuenti, le regole Ue assicurano che l’uso di fondi pubblici sia iniettato solo in una banca che è considerata in grado di produrre profitti nel lungo termine. Ciò richiede che la banca affronti un piano di ristrutturazione con l’obiettivo di garantire questo risultato. Inoltre, lo Stato deve essere “remunerato in misura sufficiente” per l’iniezione di capitale, gli azionisti e i detentori di obbligazioni junior “devono contribuire ai costi per limitare l’ammontare dei fondi dei contribuenti”.

Per quanto riguarda il piano di ristrutturazione Mps, indica la Commissione europea, venderà totalmente il suo portafoglio di Npl “in termini di mercato, riducendo i rischi sul proprio bilancio”. Nello stesso tempo, prosegue il comunicato, “prenderà una serie di misure per aumentare sostanzialmente la propria efficienza”. Il senior management della banca “sarà soggetto a un tetto salariale, che riguarda la remunerazione complessiva, come richiesto dalle regole sugli aiuti di Stato”. Il limite corrisponde a dieci volte la media del salario dei dipendenti.

In linea con le regole sul ‘burden-sharing’, “gli azionisti e gli obbligazionisti junior contribuiranno ai costi di ristrutturazione della banca e ciò “assicura che coloro che stavano per beneficiare dei loro investimenti contribuiscano ai costi della ristrutturazione prima che il denaro dei contribuenti sia messo a rischio”. I depositanti “sono protetti in ogni caso”, in linea con le regole europee e quindi nel limite dei 100.000 euro di deposito.

LA VENDITA DI BOND JUNIOR SARA’ COMPENSATA

I detentori di obbligazioni junior vittime di ‘misselling’ (vendita fraudolenta) “saranno compensati da Mps attraverso la conversione di questi bond in azioni e l’acquisto di queste azioni da parte di investitori al dettaglio”. Mps “pagherà gli investitori retail con strumenti senior più sicuri”. La Commissione ricorda che “gli obbligazionisti junior dovrebbero essere informati adeguatamente sui rischi potenziali quando decidono di investire in uno strumento finanziario: nel caso in cui fossero stati spinti ad acquisti in modo fraudolento (‘mis-sold’), la banca può assicurare che non ci siano effetti avversi sugli obbligazionisti junior”. Tale compensazione, in ogni caso, “è una considerazione completamente separata dal ‘burden sharing’ secondo le regole degli aiuti di Stato”.

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