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Monti candidato? I due diversi no di Berlusconi e Bersani

Il Cavaliere dice di non temerlo ma avverte che se lo farà diventerà l’avversario numero uno, mentre il segretario del Pd sottolinea che “Monti deve essere ancora utile per il Paese, ma sarebbe meglio che restasse fuori dalla contesa” – Zaia a Berlusconi: “Fino a prova contraria la Lega correrà da sola alle politiche”.

Monti candidato? I due diversi no di Berlusconi e Bersani

Tutti ne parlano, ma quasi nessuno lo vorrebbe come candidato premier in campagna elettorale. Tranne, ovviamente, il centro di Casini e Montezemolo. Mario Monti non si è ancora dimesso dalla carica di premier, ma già si discute del suo possibile ritorno in campo alle prossime elezioni. Sospetti, timori o speranze – a seconda di punti di vista – che il Professore stesso ha alimentato con quella frase volutamente ambigua (“ora mi sento più libero”), pronunciata subito dopo il passo indietro di sabato scorso. L’unica certezza, fin qui, è che la prospettiva di ritrovarsi il capo dei tecnici nella lista degli avversari non piace né al Pdl né al Pd. Silvio Berlusconi ieri ha detto di non temerlo ma il giorno prima aveva avvertito che si sarebbe preparato a considerarlo l’avversario numero uno se Monti fosse sceso in campo, mentre oggi Pier Luigi Bersani lo ha invitato esplicitamente a non candidarsi.

“Ho sempre detto che Monti deve essere ancora utile per il Paese, ma sarebbe meglio che restasse fuori dalla contesa – ha detto il leader dei democratici -. Ognuno scelga come crede, con grande tranquillità. Ognuno faccia le proprie valutazioni. Noi abbiamo sempre sostenuto lealmente questa operazione di transizione che la destra ha sfregiato nelle ultime settimane”.

Quanto al futuro, “c’è la possibilità di avere un rapporto con Monti nel nome dell’Italia – ha proseguito Bersani – e ho già detto che sarebbe più facile” senza una sua candidatura diretta alle prossime politiche, “ma con questo non ho nessuna volontà di inibire la sua scelta personale”.

In ogni caso, “anche in questi giorni e in queste settimane ci mettiamo a disposizione per tutto quello che può servire a rassicurare i mercati e i nostri interlocutori europei e mondiali – ha continuato il candidato Pd -. Il governo è ancora in carica e una forza politica, la nostra, è responsabile e mette sempre prima l’Italia. L’approvazione rapida della legge di stabilità può essere la prima risposta”.

Da Bersani è arrivata anche una pesante stoccata alla destra, che “dopo quasi dieci anni di governo ci ha portato sul precipizio e adesso, senza nemmeno accennare una riflessione o proporre un minimo cambiamento, si ripropone tale e quale secondo il principio dell’eterno ritorno”.

Infine, lo scomodo tema delle alleanze. L’ultima proposta indecente è quella inviata dal Cavaliere a Matteo Renzi, che ha dato luogo a un colorato siparietto (“La porta è aperta”, “Chiudila pure”). Su questo fronte, il segretario del Pd invita l’ex premier a evitare di “cadere nel ridicolo”.

Nelle stesse ore Berlusconi incassa anche un altro gran rifiuto. Stavolta però il mittente non è un esponente dello schieramento avversario, ma uno degli ex alleati. E’ il leghista Luca Zaia, governatore del Veneto: “Non conosco quali siano le definizioni delle ultime ore tra Berlusconi e dirigenti della Lega Nord, semmai ci sono state – ha detto Zaia a proposito delle future alleanze per le politiche -. Dico solo che la strada tracciata è molto impervia. La Lega fino a prova contraria, resta da sola, dopo di che spetterà a Maroni e all’assemblea federale prendere decisioni sulle alleanze”. 

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