Condividi

Moda, l’Italia vola e non è solo merito dei gruppi stranieri

Dal rapporto di Mediobanca e Prometeia emerge che i ricavi delle 173 aziende del fashion con almeno 100 milioni di fatturato, sono cresciuti del 22,5% dal 2014 al 2018 – I marchi controllati dall’estero fatturano di più, ma le società con la quota di maggioranza in capo ad una famiglia hanno più redditività.

Moda, l’Italia vola e non è solo merito dei gruppi stranieri

Vola il fatturato delle grandi aziende della moda italiana, e non è del tutto vero che questo sia il merito dei grandi gruppi stranieri che sempre più spesso ne sono proprietari. E’ quanto emerge da una ricerca condotta dall’area studi di Mediobanca in collaborazione con Prometeia: sono state passate al setaccio 173 aziende del fashion italiano, cioè tutte quelle che fatturano oltre 100 milioni ciascuna. Il risultato è che complessivamente questi campioni del made in Italy hanno registrato nel 2018 ricavi in crescita del 22,5% rispetto al 2014 (+3,4% sul 2017), col jackpot totale che è salito oltre i 70 miliardi, a 71,7 miliardi di euro. Il sistema di aziende preso in esame nei quattro anni dal 2014 al 2018 ha incrementato il proprio impatto sul Pil (1,2% contro 1,1%) ed ha viaggiato ad una velocità quasi doppia rispetto al prodotto interno lordo nazionale. Buone notizie anche sul fronte degli utili: +25,2% dal 2014 al 2018, in totale 3,7 miliardi.

Di chi è il merito di questo exploit? Se da un lato è vero che il controllo estero su queste società è aumentato, è anche vero che volano le aziende “di famiglia”, specialmente se quotate e specialmente se guidate da donne. Ecco alcuni dati: 70 delle 173 passate in rassegna dall’analisi hanno una proprietà straniera e in tutto controllano il 34,7% del fatturato complessivo: il 14,2% del fatturato è addirittura nelle sole mani francesi, con i colossi LVMH e Kering che da soli valgono il 5,4% ciascuno. La crescita di quella che qualcuno chiamerebbe “invasione” è effettivamente stata notevole, se si pensa che appena quattro anni prima, nel 2014, i gruppi esteri controllavano meno del 24% dei ricavi. Una crescita dovuta peraltro alle nuove proprietà, oggettivamente: le aziende “predate” sono cresciute ad una velocità di quasi quattro volte superiore rispetto a quelle a controllo italiano.

Tuttavia, il sistema Italia si difende bene. E, come rilevato altre volte in analisi di questo tipo, a sostenerlo sono le famiglie. Le società a controllo italiano infatti performano meglio in quanto a redditività (Ebit margin al 9,3%) rispetto a quelle amministrate dall’estero (6,2%), e questo grazie soprattutto alle aziende quotate, con la quota di maggioranza in capo ad una famiglia: in quel caso l’Ebit è aumentato addirittura del 13,4%. La miglior performance è stata quella dell’occhialeria e della pelletteria, e lo studio di Mediobanca e Prometeia evidenzia anche come le aziende autoctonamente made in Italy si mostrino anche più propense all’export: l’86,1% del loro fatturato viene realizzato fuori dall’Italia.

Guardando ai singoli settori, i migliori per fatturato sono l’abbigliamento (42,6% del totale esaminato), poi pelletteria e occhialeria. La gioielleria è invece il comparto che è cresciuto di più come percentuale annua (+11% CAGR), e in generale va assolutamente rimarcato come a beneficiare di questi risultati non siano stati solo manager ed azionisti, ma anche lavoratori: nel periodo preso in considerazione è parecchio cresciuta anche l’occupazione, con 45.300 nuovi addetti (+14% sul 2014), per una forza lavoro totale che oggi tocca le 366.000 unità su tutto il territorio nazionale.

Infine, ma non meno importante, la menzione per l’imprenditoria femminile: nelle aziende definite dinamiche, cioè quelle che hanno registrato una crescita di ricavi e redditività superiori alla media, il 22% dei consiglieri di amministrazione è donna. Una percentuale ancora incredibilmente bassa, ma in piacevole controtendenza se si pensa che invece il dato complessivo ha visto le quote rosa, nei Cda, scendere al 17,9%.

Commenta