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Moda: da Richemont a Lvmh, le maison internazionali puntano su manager italiani

Nonostante molti brand del lusso italiani siano passti in mano a colossi stranieri, per la gestione delle maison vengono counque chiamati manager italiani. Da Pietro Beccari in Louis Vuitton a Fabrizio Freda da Estée Lauder, tra Francesca Bellettini in Saint Laurent e Marco Bizzarri in Gucci.

Moda: da Richemont a Lvmh, le maison internazionali puntano su manager italiani

Si scrive in francese, ma si legge in italiano. È vero che importanti marchi italiani del lusso sono stati acquistati da giganti internazionali, ma ai vertici delle maison, per farle decollare, vengono comunque chiamati i manager nostrani.

Un esempio è la recente nomina di Pietro Beccari in qualità di presidente e ceo di Louis Vuitton, il più grande marchio mondiale della moda. “Lavorare nel lusso oggi significa saper coniugare arte, tecnica e scienza. I manager italiani si distinguono per la loro abilità nel combinare capacità organizzative con spiccate doti relazionali arricchite da pazienza e capacità di negoziazione”, ha detto a Milano finanza Fashion Erika Andreetta, Emea luxury community leader di PwC Italia. “Una combinazione di competenze fondamentali del settore, in cui l’estetica e la creatività si uniscono alle esigenze pratiche e commerciali”.

Gli italiani nel colosso Richemont…

Altro caso è quello di Stefano Corrado. L’amministratore delegato di Richemont Italia, numero uno della divisione tricolore della holding finanziaria svizzera che riunisce marchi come Cartier, Van Cleef & Arpels, Vacheron Contantin e Montblanc, è entrato di recente nel cda di Lionard luxury real estate, società attiva nel settore immobiliare che vanta un portfolio di circa 3.300 immobili di lusso dal valore complessivo di quasi 18 miliardi di euro. Sempre in Richemont c’è il perugino Gianluca Brozzetti, alla guida del marchio Buccellati, mentre Riccardo Bellini è amministratore delegato della maison Chloé.

…e quelli del gruppo di Bernard Arnault

Nel comitato esecutivo di Lvmh del gruppo di Bernard Arnault, figura anche un altro italiano, Antonio Belloni, entrato nel 2001 con la funzione di direttore generale del gruppo nonché responsabile per la gestione strategica e operativa. Tra i prescelti del miliardario Arnault risulta anche Alessandro Zanardo, da febbraio dello scorso anno al vertice della società eyewear Thélios. “La pianificazione strategica, la gestione delle risorse e la leadership, con una distintiva inclinazione ad affrontare contesti complessi in continua mutazione, con spiccato intuito e flessibilità, sono lasciti di una formazione scolastica orizzontale e di una matrice culturale multidisciplinare come quella italiana”, ha poi aggiunto Adreetta. “I manager italiani sono abituati a impostare obiettivi chiari, creare piani d’azione efficaci e coordinare le risorse necessarie per raggiungere i risultati, in una logica imprenditoriale che li vede come primi attori sul campo, strategici e operativi allo stesso tempo e protagonisti di relazioni personali solide grazie alle quali creano team duraturi nel tempo”.

Un’eccellenza riconosciuta persino dall’Harvard business review è Fabrizio Freda, attuale ceo di Estée Lauder. Per il progetto editoriale della Harvard business school, che ogni anno stila una classifica dei 100 migliori chief executive officer, nel 2019 Freda è stato infatti uno dei migliori numeri uno a livello mondiale. Prima della sua nomina, nel 2012 l’azienda era stata guidata solo dalla famiglia e, nello specifico, da Leonard Lauder. Tra i molti suoi meriti nell’azienda di cosmetici newyorkese c’è quello di aver potenziato il digitale e spinto la categoria dei profumi.

Nell’ambito beauty c’è poi Raffaella Cornaggia, ceo di Kering beauté. Una carriera prima in L’Oréal, poi in Chanel parfums beauté, nel 2008 entra a far parte di Estée Lauder companies come marketing brand director della regione Emea per Estée Lauder e Tom Ford beauty. Quest’anno è entrata in Kering con l’obiettivo di sviluppare le maison Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Pomellato e Qeelin. Poi c’è Francesca Bellettini, presidente e ceo di Saint Laurent, entrata in Kering nel 2003 e con una solida preparazione finanziaria alle spalle. Nella maison del gruppo parigino, la manager originaria di Cesena ha promosso in questi anni una cultura aziendale aperta, che negli anni ha fatto bene anche ai conti della griffe. Veterana e sempre in posizione apicale per un brand francese è Francesca di Carrobio, ceo di Hermès per l’Italia dal 2005, e da 34 anni nella squadra del marchio del lusso.

Ad agosto dello scorso anno, in una maison svizzera di orologi di lusso c’è stato invece un cambio di poltrona epocale. Si tratta di Audemars Piguet, dove a prendere il posto di Jasmine Audemars, pronipote del fondatore dell’omonima maison, è subentrato in qualità di nuovo presidente del consiglio di amministrazione Alessandro Bogliolo. Con molti anni di lavoro sia in Italia sia all’estero, dal 2017 a gennaio 2021 il manager italiano è stato ceo e membro esecutivo del consiglio di amministrazione del gioielliere newyorchese Tiffany & Co.

Dopo che lo scorso anno il gruppo americano G-III apparel è salito al 100% di Karl Lagerfeld, al timone dell’azienda è stato confermato invece l’attuale ceo e presidente Pier Paolo Righi, per nove anni braccio destro del leggendario creativo tedesco scomparso nel 2019. Sotto la sua visione strategica sono stati perfezionati importanti investimenti per il canale retail, siglate partnership ed è stata portata avanti una strategia digitale ad hoc. Prima di entrare a far parte di Karl Lagerfeld, il manager ha lavorato per oltre nove anni in Nike e Tommy Hilfiger Europe. Risale infine al 2019 la nomina di Gabriele Maggio, ex Moschino, in qualità di presidente e ceo di Stella McCartney, parte del gruppo francese Lvmh. La sua carriera comprende esperienze da Gucci e Bottega Veneta.

Sempre in Uk, storica presenza è quella di Carlo D’Amario, ceo di Vivienne Westwood. Nella lista degli italiani ai piani alti delle società esterne vanno citati anche Marco Bizzarri, amministratore delegato di Gucci, controllata da Kering, e Jacopo Venturini, ceo di Valentino, maison parte di Mayhoola for investments. Volando in Danimarca, invece, spicca il nome di Andrea Baldo, alla guida di Ganni, mentre l’azienda inglese di pelletteria e cartoleria di lusso Smythson, nell’orbita del gruppo Tivoli, ha recentemente affidato a Paolo Porta la guida strategica. È notizia di ieri, infine, la nomina di Gaetano Sciuto come ceo e di Stefano Rosso come presidente di Maison Margiela, brand dell’italiana Otb ma dal Dna francese.

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