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Milano pesante con Wall Street ma Unicredit è regina

Il Ftse Mib chiude in negativo. I listini Usa scontano il tonfo di Snapchat e i dati negativi di Macy’s ma pesano anche i timori di un’accelerazione della Fed sul rialzo dei tassi. A Piazza Affari si fa sentire l’effetto trimestrali: giù Generali e Unipol, in forte rialzo Unicredit, Mediobanca, Leonardo. Si segnala Zanetti Beverage. Mediaset paga l’incertezza con Vivendi.

Il rally del petrolio non riesce a controbilanciare una giornata di vendite sui mercati: Milano contiene le perdite a -0,33%, 21.482 punti, sorretta da Unicredit +3,67%, che balla quasi da sola fra i titoli finanziari. In fondo al paniere troviamo invece Generali -2,94%.

In rosso l’Europa: Madrid -1,57%; Parigi -0,32%; Francoforte -0,36%. Piatta Londra +0,2%. Opening bell stonata anche per Wall Street, alla luce di una serie di dati macro positivi che possono spingere la Fed a ritoccare i tassi nella riunione di giugno. Fra i titoli peggiori troviamo Snapchat (in apertura scende del 23%), dopo la presentazione una perdita superiore ai due miliardi di dollari, nella sua prima trimestrale come società quotata. 

Nuota controcorrente il petrolio, che prosegue il rally innescato due giorni fa dai dati sulle scorte settimanali Usa, inferiori alle attese: Brent +1,51%, 50,98 dollari al barile. In frazionale ripresa l’oro, +0,36%, 1223.54 dollari l’oncia.

Stabile il rapporto euro-dollaro a 1,087, +0,02%. Perde terreno la sterlina, dopo la decisione della Banca centrale inglese di lasciare fermo il costo del denaro (il cross euro sterlina è 0,84, +0,46%).

Da Bruxelles intanto arrivano le previsioni economiche di primavera della Commissione Europea: migliora la crescita nell’Eurozona e in tutta la UE, ma in Italia l’espansione rimane modesta, sotto la soglia psicologica dell’1% anche quest’anno. “L’incertezza politica e il lento aggiustamento nel settore bancario – ammonisce la Commissione – rappresentano rischi al ribasso alle prospettive italiane”. Un piccolo conforto arriva dal fronte Bce, con  il numero due Vitor Constancio, che dice a Reuters di ritenere che mantenere l’accomodamento monetario per più tempo sia meno rischioso che ritirare prematuramente le misure di stimolo. In questa cornice s’inserisce l’andamento dell’obbligazionario, con lo spread fra decennale italiano e tedesco che sale dell‘1,75%, 186.50 punti base, rendimento al 2,3%.

Nell’azionario oggi si distingue positivamente Unicredit, con una trimestrale in crescita e un risultato netto a 907 milioni di euro (+40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). I conti del primo quarto, favorisco gli acquisti anche su Mediobanca +1,27%.  Per quasi tutti gli altri finanziari è una specie di Caporetto. Banco Bpm -1,94%; Bper -1,6%; Azimut -1,09%; Finecobank -2,57%; Intesa -0,63%; Ubi -2,66%. Affonda Unipol, -2,74%, benché i suoi conti siano in ordine. Il gruppo conferma inoltre la sua quota del 9,9% in Bper. Il 5%, precisa la società bolognese in una nota, è a supporto della partnership industriale e “ha natura stabile”. L’ulteriore quota, invece “rappresenta, al momento, un investimento finanziario”. Unipolsai perde l‘1,88%.

Il tonfo più pesante è quello di Generali, penalizzata da un trimestre peggiore delle attese, dovuta in parte ad Alitalia, costata in svalutazioni circa 42 milioni di euro. Seduta negativa per Mediaset -2,44%; Stm -2,27%; Ynap, -3,04%; Ferragamo -1,04%; Fiat -2,3%; Ferrari -1,49%; Brembo -2,12 (nonostante i numeri positivi nel trimestre); Poste -1,01%. Giù le utility con Snam -1,67% e  Italgas -1,49%. Benino i petroliferi: Eni +0,54%, Saipem +0,25%, Tenaris +0,49%. In spolvero Leonardo +1,99%.

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