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Migranti, l’accordo c’è ma resta lo scontro sui centri accoglienza

Caos sui risultati del vertice. Il premier Conte si è dichiarato “soddisfatto all’80%” dall’accordo raggiunto sui migranti, che prevede una maggior condivisione nella questione da parte dei Paesi membri – Ma Macron lo gela (“Centri di accoglienza solo nei Paesi di primo approdo quindi Italia e Spagna”). Merkel si accorda con Grecia e Spagna. Esulta Visegrad – Salvini frena l’entusiasmo

Migranti, l’accordo c’è ma resta lo scontro sui centri accoglienza

Non del tutto soddisfatto, ma più ottimista di Salvini. Questo l’umore del premier Giuseppe Conte al termine del vertice di Bruxelles, durante il quale si è faticosamente (a notte fonda dopo una trattativa di 13 ore) raggiunto un accordo sui migranti che però non soddisfa del tutto il governo italiano: “L’Italia non è più sola”, ha detto Conte in conferenza stampa, ammettendo però: “Avrei cambiato qualcosa nelle conclusioni del summit. Ho letto, e me lo aveva anticipato anche telefonicamente, che il ministro Salvini si ritiene soddisfatto al 70% (ha anche aggiunto “le Ong vedranno l’Italia soltanto in cartolina”, ndr). In questo caso siamo in disaccordo: io mi ritengo soddisfatto all’80%“. Il presidente del Consiglio italiano ha però smentito il collega francese Macron, che oggi aveva frenato l’entusiasmo italiano, precisando che “i centri di accoglienza saranno solo in Italia e Spagna, non in Francia. Rimane in vigore quanto previsto dal trattato di Dublino: dovranno essere i paesi di primo ingresso, vale a dire Italia e Spagna in primis, a prendersi carico degli sbarchi e della gestione dei migranti. La Francia non è un Paese di primo arrivo”. Non solo 

“Non è così – ha poi replicato Conte rispondendo alle domande dei giornalisti al termine del vertice -: si vede che Macron era stanco, ieri abbiamo fatto le 5”. Anzi il premier ha ribadito che “per quanto riguarda l’articolo 6, che fa riferimento a centri di accoglienza negli stati membri, non si impone niente a nessuno. L’Italia non ha dato disponibilità sui nuovi centri di accoglienza volontari, qualche altro Paese lo ha già fatto”. Dello stesso avviso del presidente francese è però anche il leader belga Charles Michel, secondo cui l’accordo “non ha cambiato il sistema di Dublino e conferma la responsabilità dei Paesi di primo ingresso”. Ai due risponde a distanza il Primo Ministro spagnolo, Pedro Sanchez, che chiarisce: “I nuovi centri in Spagna? Li abbiamo già”. Poi lancia l’allarme: “I centri di accoglienza sullo stretto di Gibilterra sono al collasso. La Tunisia collaborerà ai salvataggi, ma da noi nessun nuovo centro”. Frena anche il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk: “Troppo presto per parlare di successo”. La cancelliera Angela Merkel da parte sua ha rivendicato l’importanza dell’accordo, pur riconoscendo che le divisioni ci sono ancora: “Nel complesso, credo che, dopo un’intensa discussione su quello che forse è il tema più impegnativo per l’Unione europea, l’immigrazione, sia importante il messaggio di aver adottato un testo comune – ha aggiunto il capo del governo tedesco – Abbiamo ancora molto lavoro da fare per superare le divisioni”. In verità Merkel ha salvato il punto per lei più importante: nessun obbligo di accoglienza, torna a casa con l’impegno generico a contrastare il fenomeno dei secondi ingressi – vero punto politico di frizione con il ministro Seehofer – e ha già preso accordi con Spagna e Grecia.

Esultano invece i Paesi del gruppo di Visegrad, ovvero Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, da sempre restii ad accogliere migranti e che hanno ottenuto di non doverlo fare: “Grande vittoria dei quattro Paesi Visegrad al vertice europeo. Assieme siamo riusciti ad evitare la ridistribuzione obbligatoria dei migranti. L’Ungheria non diventerà un Paese di migranti”. Così il ministro ungherese per le Politiche europee Szabolcs Takacs, sul suo profilo Twitter.

Per leggere il testo completo dell’Accordo tra i 28 leader clicca qui

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