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Mes, Conte a Salvini: “Chi vuole uscire dall’euro lo dica”

Il premier in Parlamento in vista del consiglio europeo di fine settimana: “Sul Mes l’Italia non ha nulla da temere”. Intesa nella notte sulla risoluzione di maggioranza e via libera del Parlamento

Mes, Conte a Salvini: “Chi vuole uscire dall’euro lo dica”

“Alcune delle posizioni che si sono delineate nel corso del dibattito pubblico hanno disvelato il malcelato auspicio di portare il nostro Paese fuori dall’eurozona o, addirittura, dall’Unione europea. Se questo è l’obiettivo allora converrebbe chiarirlo in modo esplicito, affinché il dibattito pubblico sia trasparente e i cittadini italiani possano essere informati di tutte le implicazioni che tali posizioni portano con sé”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando della riforma del fondo salva Stati (Mes) alla Camera, in vista del consiglio europeo del 12 e 13 dicembre. L’attacco è chiaramente rivolto alla Lega di Matteo Salvini, visto che la settimana scorsa il deputato del Carroccio Claudio Borghi – presidente della commissione Bilancio alla Camera – ha detto che l’uscita dall’euro “non deve essere un tabù” e che la maggioranza gialloverde non ha affrontato il tema solo perché “c’era un accordo di governo per non parlarne”.  

Intanto, la maggioranza ha trovato nella notte l’accordo sulla risoluzione per chiedere le modifiche al Mes, risoluzione su cui il Parlamento ha espresso voto favorevole a grande maggioranza. L’intesa prevede un nuovo esame in Parlamento a gennaio, in vista della prossima riunione dell’Eurogruppo. Secondo fonti del Movimento 5 Stelle, sarà sempre assicurato il “pieno coinvolgimento del Parlamento” prima dei prossimi passi sul Mes: “Ogni decisione verrà presa ascoltando le Camere non firmeremo nulla al buio”.

Quanto alle polemiche sul nuovo Mes e sulla possibilità che la sua attivazione comporti una ristrutturazione del debito, Conte ha sottolineato che “l’Italia non ha nulla da temere, anche perché il suo debito è pienamente sostenibile, come dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali, inclusa la Commissione, e come confermano i mercati”.

Tuttavia, secondo il Presidente del Consiglio “un dibattito portato avanti in modo molto confuso rischia di indurre il sospetto, nei mercati e nelle istituzioni internazionali, che siamo noi stessi a dubitare dell’impegno assunto di mantenere il debito su un sentiero di piena sostenibilità: questo sì che sarebbe un modo per danneggiare il risparmio degli italiani”.

Quanto ai contenuti della riforma in discussione, “il Ministro Gualtieri e io personalmente abbiamo spiegato e dimostrato che la revisione del trattato sul Meccanismo europeo di stabilità non apporta modifiche sostanziali al trattato già esistente e – in particolare – non introduce, ed è nostra ferma intenzione che questo non accada, alcun automatismo nella ristrutturazione del debito di uno Stato, ma lascia alla Commissione europea il fondamentale ruolo di valutarne la sostenibilità e di assicurare la coerenza complessiva delle analisi macroeconomiche effettuate sui Paesi membri. La revisione del trattato prevede anche la creazione di un ‘common backstop’ per il fondo di risoluzione unico, che rafforza le risorse comuni messe a disposizione in caso di difficoltà temporanee di istituti di credito europei, che – in caso di crisi gravi – tutela anche i risparmiatori italiani”.

Infine, Conte ha espresso un giudizio negativo su eventuali interventi “di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari e, comunque, sulla ponderazione dei rischi dei titoli di Stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale”.

Il Presidente del Consiglio accoglie dunque solo in parte le indicazioni del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che nel corso di un’audizione parlamentare sul Mes aveva suggerito la possibilità di un’apertura ai limiti di concentrazione dei titoli di Stato per le banche (ma in cambio degli Eurobond), pur ribadendo la ferma contrarietà di Via Nazionale a qualsiasi ponderazione del rischio dei titoli pubblici.

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