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Meloni su Mes e Patto di Stabilità: “La partita è aperta”. Frecciata a Draghi poi dietrofront: un assist a Ursula per la Ue?

La premier si difende alla Camera dalle accuse di ondeggiamenti in Europa e va all’attacco pungendo anche Draghi e poi correggendosi – Speriamo che non diventi un autogol per l’Italia

Meloni su Mes e Patto di Stabilità: “La partita è aperta”. Frecciata a Draghi poi dietrofront: un assist a Ursula per la Ue?

“Malgrado una trattativa difficilissima, la partita sul Patto di Stabilità è ancora aperta perché a Bruxelles riconoscono che la posizione italiana è seria” ha sostenuto ieri la premier Giorgia Meloni alla Camera in vista dell’imminente riunione del Consiglio Ue. Dal negoziato sul Patto di Stabilità discenderà anche l’atteggiamento italiano sulla firma del Mes che, anche se la Meloni non l’ha detto, prima o poi arriverà.

Meloni, che nel suo intervento a Montecitorio è parsa molto tesa, ha scelto di difendersi dalle critiche delle opposizioni sugli ondeggiamenti europei del Governo andando subito all’attacco e, in un passaggio poi corretto, non ha risparmiato una frecciata indiretta anche all’ex premier Mario Draghi: “Per alcuni la politica estera è farsi fare delle fotografie con Francia e Germania anche quando a casa non si porta niente. Io penso invece che l’Europa sia a 27 e si debba riuscire a parlare con tutti”. La frecciata a Draghi non è sfuggita a nessuno anche se criticare a uno che ha salvato l’euro e l’Europa con tre sole parole (“Whatever it takes“) è a dir poco surreale. Poi la Meloni, capita l’insidia delle sue stesse parole, ha fatto marcia indietro e corretto il tiro dicendo che “non ce l’avevo con Draghi ma con il Pd“. Resta il fatto che pungere Draghi proprio nel momento in cui avanza l’ipotesi francese di una sua candidatura alla guida della Ue non è il massimo. Ma il dubbio resta: quello di Meloni è stato un sgarbo a SuperMario o un assist alla sua amica Ursula Von der Leyen? Lo capiremo presto ma il rischio vero è che con i giochetti si faccia, volenti o nolenti, uno sgambetto a una possibile candidatura Draghi a Bruxelles che sarebbe una manna non solo per l’Europa ma anche per l’Italia.

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