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Mediobanca, Del Vecchio vuol salire ma la posta in gioco sono le Generali

Entro una settimana la Bce deve pronunciarsi sulla richiesta di Del Vecchio di salire fino al 20% di Mediobanca – Ma la vera posta in gioco è il controllo di Generali, che preoccupa non poco l’establishment italiano: Del Vecchio giocherà alla francese?

Mediobanca, Del Vecchio vuol salire ma la posta in gioco sono le Generali

Parte all’insegna del ribasso il conto alla rovescia per l’affaire Mediobanca/Del Vecchio. Sia il titolo di piazzetta Cuccia che le Generali, vero oggetto del desiderio del patron di Luxottica/Essilor, viaggiano in terreno negativo, entrambe sotto dell’1,3% circa ad una settimana esatta dalla data ultima per la decisione della Bce sulla richiesta di  Del Vecchio di salire dall’attuale 10 al 20% della banca d’affari milanese.

Il mercato è probabilmente convinto che Francoforte non negherà l’autorizzazione a Delfin (intenzionata a salire in un  primo momento al 13-14%), che si è impegnata a rimanere un puro investitore finanziario e quindi a non mettere in discussione l’indipendenza di Mediobanca. Nemmeno il Decreto Agosto ha peraltro affrontato la questione: dal testo nella versione bollinata dalla Ragioneria, è stato espulso il contenuto  dell’articolo 64-bis, che di fatto blindava Mediobanca. Per il momento dunque il governo non ha posto il golden power sull’istituto, debole stamane in linea con il resto del settore alle prese con la moratoria sui debiti verso le aziende di credito estesa al 31 gennaio 2021. 

La calma sul fronte, però, è solo apparente. L’avanzata di Del Vecchio non lascia infatti indifferenti visto il track record dell’imprenditore, più vispo ed aggressivo che mai nonostante le 85 primavere. In particolare lo schema di gioco ricorda da vicino l’avanzata di Del Vecchio in Beni Stabili e Fonciére des Regions da cui ha preso il via Covivio, la grande società immobiliare italo francese che Del Vecchio controlla da Parigi. Anche allora Del Vecchio aumentò progressivamente la presa sulle due società fino ad assicurarsi il controllo. L’imprenditore potrebbe fare il bis in Generali combinando la partecipazione nel Leone in suo  possesso con quella in mano a Mediobanca.

E’ un’operazione che preoccupa una parte dell’establishment politico  italiano che teme un’egemonia di Parigi: non che DelVecchio, durissimo nel difendere le ragioni di Luxottica di fronte ad Essilor, possa venir considerato come una sorta di Quinta Colonna transalpina. Ma lo stesso imprenditore non fa mistero di nutrire più fiducia nella governance alla francese in vista di quella che lui ritiene l’ennesima grande missione: restituire alle Generali la leadership europea smarrita, cosa possibile solo mettendo assieme Generali ed Axa (oltre a Zurich) da contrapporre all’egemonia di Allianz. 

Andrà così? Per il momento gli assetti azionari di Mediobanca si prestano a varie evoluzioni: il mercato ha oltre il 70% del capitale, di cui 1/4 il retail e il resto gli istituzionali; il patto di consultazione animato da Doris ha il 12%, al quale si può teoricamente sommare la quota di Vincent Bolloré e quella che sta diventando fondamentale di Intesa Sanpaolo, senza dimenticare Unipol. In totale gli azionisti di riferimento possono superare o arrivare al 20% a fronte al pacchetto in mano al 10% a Del Vecchio. E chi volesse cavalcare l’onda speculativa a breve puntando sull’effetto Del Vecchio potrebbe contare su un terreno solido. Il titolo tratta al 25% di sconto rispetto alla somma delle parti. I risultati del quarto trimestre 2019, inoltre, sono stati migliori delle attese ed il capitale è molto solido.  

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