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Mediobanca, Del Vecchio vota la lista Assogestioni

La mossa del patron di Delfin non pregiudica la conferma di Alberto Nagel e dell’attuale Cda (esclusi Bolloré e Pecci) ma fa capire che intende tenersi libero per il futuro e specialmente per il destino di Generali – Il Leone in formato Allianz promosso da Deutsche Bank

Mediobanca, Del Vecchio vota la lista Assogestioni

Piove, anzi grandina su Mediobanca (-4,37% a quota 6,15 euro) dopo aver sfiorato, al ribasso, la  barriera dei 6 euro. La grande fuga dal rischio, dunque, non risparmia piazzetta Cuccia nel giorno dell’assemblea che, per tradizione, si tiene nel giorno della marcia di Roma come volle il grande banchiere tanto per sottolineare che si trattava di un anniversario funesto in cui non c’era nulla da festeggiare.

Proprio come oggi, sotto i cieli della pandemia che hanno condizionato l’esordio ufficiale dell’era Del Vecchio in Mediobanca. Un debutto segnato dalla decisione di Delfin, la finanziaria del patron di Essilor/Luxottica, di votare la lista di minoranza per il cda presentata da Assogestioni di cui fanno parte  Angelo Gamba e Alberto Lupoi, invece che appoggiare la coppia storica Alberto Nagel, Renato Pagliaro. Una mossa che non ha pregiudicato la conferma della lista dell’attuale cda (con l’eccezione di Marie Bolloré e Alberto Pecci) ma sottolinea la volontà di Del Vecchio di aver le “mani libere” in vista delle mosse future, specie per quanto riguarda i destini delle Generali. La lista di candidati per il rinnovo dei vertici presentata dal board ha ottenuto il voto del 44,17% del capitale, pari al 67% del capitale presente, eleggendo così 13 consiglieri. La lista di Assogestioni si è invece fermata al 19,7% del capitale sociale, il 29,2% del capitale presente, conquistando due posti in cda. Sconfitto il fondo Bluebell Capital Partners.

Nagel, in sostanza, si è meritato la conferma o quantomeno la non belligeranza agli occhi del nuovo azionista di riferimento grazie ai risultati: un utile mezzo (200,1 milioni) assai più elevato del consensus, ma anche una politica “generosa” del dividendo una volta che la Bce (come pare) levi il divieto di distribuire utili. Per quel momento l’istituto ha già previsto un payout” ‘relativo alla sola componente dividendo’ al 70%, ‘tenuto conto dell’elevata capitalizzazione’. Si tratta di un livello in crescita rispetto al 50% registrato nell’esercizio 2018-2019, ultimo dividendo distribuito prima dello stop attuale, reso possibile dalla leadership incontrastata nelle maggiori operazioni straordinarie di mercato: l’opas di Intesa su Ubi, la fusione in corso Fca -Psa, la cessione di Borsa Spa a Cdp-Euronext, la fusione Nexi- Sia in attesa delle operazioni su Atlantia-Cdp e Monte Paschi.

Un buon modo per rispondere all’accusa di dipendere troppo dalle Generali  che, complici  gli oneri straordinari relativi alla chiusura del contenzioso collegato alla cessione della partecipata svizzera Bsi, stavolta hanno dato un contributo più modesto del solito  all’utile di Mediobanca. Ma sarà il Leone di Trieste a dare le maggiori soddisfazioni in futuro, secondo quanto segnala un report di Deutsche Bank che promuove stamane da hold a buy (target a 16 euro) il titolo della compagnia. Gli utili del Leone si sono dimostrati resistenti al Covid-19 con un outlook solido né va trascurato il recente upgrade del debito italiano da parte di S&P. L’analisi di  Deutsche Bank  suggerisce che Generali  può generare un rendimento del free cash flow distribuibile (e sostenibile) superiore al 13%, decisamente oltre la media dei suoi competitor seguendo una strada simile  a quella di Allianz, ovvero “un approccio più disciplinato alla gestione del capitale”. Proprio come, probabilmente, piace a Del Vecchio. 

(Ultimo aggiornamento: ore 16.12 del 28 ottobre).

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