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Matrimonio Banco Popolare-Bpm: torna alla ribalta il sogno della Superpopolare

Davanti ai microfoni di Class Cnbc l’ad del Banco Popolare Pierfrancesco Saviotti ha avanzato la porposta di matrimonio all’omologo di Bpm, Giuseppe Castagna. Il sogno della Superpopolare padana torna in auge e Castagna, oltre a non chiudere la porta, accetta le lusinghe del numero uno veronese. Il verdetto arriverà dopo gli stress test di fine ottobre

Matrimonio Banco Popolare-Bpm: torna alla ribalta il sogno della Superpopolare

Torna d’attualità il sogno della Superpopolare padana, con il matrimonio tra il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano. La proposta arriva direttamente dall’amministratore delegato del Banco Popolare, Pierfrancesco Saviotti, che lancia l’amo all’omologo della Milano Giuseppe Castagna. “L’operazione più intelligente che potrebbe fare il Banco Popolare sarebbe mettersi insieme a Bpm” – ha detto Saviotti ai microfoni di Class Cnbc e soprattutto di fronte a Castagna, che subito  ha replicato “Se ci sarà la possibilità e ci sarà un processo di aggregazione, valuteremo la situazione. […] Le dichiarazioni d’amore vanno sempre ascoltate”. 

L’operazione, i teoria, dovrà essere studiata dopo gli stress test, quando per le banche sarà prioritario dare nuovo impulso alla crescita delle imprese. “Se dovesse emergere una necessità di razionalizzazione, valuteremo le situazioni” – continua l’ad di Bpm Castagna. Parla di stress test anche Saviotti, sottolineando come la stagione di severità abbia da una parte aiutato a sistemare i bilanci bancari, ma dall’altra ha sottoposto le  banche a discrete difficoltà nell’ottica di farsi tovare adeguate alle nuove richieste. 

In conclusione, i due banchieri pongono l’attenzione sulle difficoltà che ancora si riscontrano nell’erogazione dei prestiti, anche dopo lo sblocco dei  fondi Ue. Il problema, dicono, è tutto politico, dato che la liquitdità oramai c’è. Si deve alla scarsa domanda, in aggiunta agli effetti psicologici sfavorevoli ascrivibili alla recessione, il problema dell’eccessiva prudenza degli istituti bancari nel concedere credito vitale per le aziende. 

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