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Made in Italy: l’export rallenta nei primi 8 mesi

Solo il comparto farmaceutico riesce a crescere in quasi tutte le principali destinazioni – In Sudamerica il Brasile torna a essere la prima destinazione per il Made in Italy, ma rimangono dubbi su un contesto economico e politico ancora complicato

Made in Italy: l’export rallenta nei primi 8 mesi

L’ultima nota SACE ha reso noto che nel corso del mese di agosto l’export italiano si è ridotto del 3,4% rispetto all’anno precedente, a causa della contrazione dell’area UE. In termini di prodotti, solo il comparto farmaceutico riesce ad accelerare le esportazioni rispetto a luglio. In questo scenario, nei primi otto mesi del 2019 la performance complessiva del Made in Italy è pari a +2,6%; la domanda dei partner UE è in calo, soprattutto in Spagna (-9% su base annua), Germania (-7,5%), Francia (-5,9%) e Regno Unito (-4,7%). Il dato relativo ai mercati extra-UE vede un aumento della domanda in Giappone e Svizzera (+24,9%). In rallentamento gli USA (+0,8%). Le esportazioni di beni verso Tokyo continuano a crescere, grazie al Made in Italy “tradizionale” come food&beverage e abbigliamento, mentre in Russia si mantiene in territorio positivo grazie a macchinari, metalli e farmaceutica. Il trend in America Latina è frutto della caduta della domanda messicana (-5% tra gennaio e agosto tendenziale) e argentina (-27,8%), ma anche della crescita di Cile, Colombia e Perù; il Brasile (+0,9%) torna prima destinazione nell’area.

E proprio in Brasile la modesta ripresa economica è destinata a continuare nel corso di quest’anno, dopo la profonda recessione toccata nel 2014-2016, periodo in cui il PIL si è ridotto di quasi il 9%. I risultati economici del 2018 hanno risentito dell’incertezza di imprese e consumatori in vista delle elezioni, o sciopero dei camionisti e il contenimento della spesa delle famiglie, ostacolata da un’elevata disoccupazione a oltre il 12%. Nonostante la fiducia di consumatori e imprese sia aumentata dopo le elezioni, le esportazioni subiscono ancora le conseguenze dei problemi economici in Argentina, il terzo mercato di esportazione verdeoro. Già ad aprile Atradius prevedeva per il prossimo biennio un’inflazione nella fascia obiettivo del 3%-6% della Banca Centrale, consentendole di lasciare invariato il tasso di interesse ufficiale a un minimo storico del 6,5%. In questo modo si potrebbero sostenere sia investimenti che prestiti.

Sempre in Brasile, le insolvenze delle imprese sono aumentate significativamente nel 2015-16, laddove i casi di recupero giudiziario sono cresciuti di circa il 45% su base annua. Dopo essersi stabilizzati nel corso del 2018, quest’anno i fallimenti delle imprese sono previsti diminuire del 5%, rimanendo però a livelli elevati rispetto agli anni precedenti la crisi. Nonostante la ripresa, il contesto economico resta complicato, fino a quando non sarà fatta maggiore chiarezza in merito alla soluzione dei problemi fiscali e all’adozione di una riforma pensionistica sostenibile.

I prodotti farmaceutici crescono in quasi tutte le principali destinazioni del Made in Italy, anche in aree altrimenti in contrazione come Opec o Mercosur. Queste ultime due, insieme al gruppo Asean, rappresentano anche una destinazione favorevole per gli autoveicoli, un comparto di beni altrimenti in sofferenza al di fuori dell’UE (soprattutto in USA e Turchia). E, nonostante la questione dazi, Washington rimane tuttavia un mercato imprescindibile per il food&beverage nostrano. Tra i raggruppamenti principali di industrie, si confermano i migliori in termini di export i beni di consumo, seppur in rallentamento, grazie in particolare ai non durevoli (+11,5%, nei primi otto mesi). Rimane, invece, più moderata la crescita delle esportazioni dei beni di consumo durevoli (+2,4%). Dopo otto mesi, la domanda estera per i beni intermedi registra un incremento dell’1,4%, mentre non recupera il territorio positivo per i beni strumentali.

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