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M&A delle banche popolari? Il risiko è “di grandi dimensioni”

Le principali banche popolari non guardano a istituti di piccole dimensioni – La Bper guarda a partner da oltre 30 miliardi di attivo e Banco Popolare a realtà “analoghe” per strategie ed efficienza – Vandelli (Bper): “Le banche estere stanno valutando il nostro Paese” – Castagna (Bpm): “Piccolo non è bello”.

M&A delle banche popolari? Il risiko è “di grandi dimensioni”

Bper, dice il consigliere delegato Alessandro Vandelli, cerca partner da oltre 30 miliardi di attivo. Per il direttore generale del Banco Popolare, Maurizio Faroni, “hanno senso solo operazioni che abbiano una dimensione significativa per avviare un recupero di redditivita”. “piccolo non è bello nel nostro settore”, afferma Giuseppe Castagna, consigliere delegato della Bpm. I tre manager degli istituti popolari al centro del risiko bancario innescato dalla riforma in Spa voluta dal Governo si sono confrontati oggi in Bocconi in una tavola rotonda sul “Futuro delle banche popolari dopo la riforma: le sfide del mercato e della normativa” e a margine del dibattito hanno dato qualche indizio sul processo di consolidamento.

POPOLARI IN “SOFT SOUNDING”

Le piccole prede non fanno per il Banco Popolare che guarda a operazioni di una certa portata. “Hanno senso solo operazioni che abbiano una dimensione significativa per avviare un recupero di redditività”, ha detto a margine della tavola rotonda il direttore generale di Banco Popolare, Faroni, affermando che la banca guarda a “realtà con condizioni di strategia ed efficienza analoghe alle nostre per confermare il radicamento sul territorio e sviluppare un modello di provincia industriosa del nostro Paese”. Nessuna indicazione però su possibili nomi o timing. Puntare a banche di una certa dimensione significa tagliare fuori le popolari venete? “Neanche sotto tortura avrete nomi”, ha replicato Faroni rilevando successivamente che è prematuro delineare un’agenda, “dipende da molti fattori di tipo industriale e dal dialogo con potenziali partner”.

Anche per la Bper le piccole realtà non sono molto appealing. “L’istitito “non è interessato al salvataggio di piccole realtà” come Banca Marche o Etruria ma “a realtà con oltre 30 miliardi di attivo, non piccole”, ha detto a margine della tavola rotonda il consigliere delegato Vandelli. “In questo momento ci interessa realizzare un’operazione che, come posizionamento strategico, ci permetta di fare un passo avanti e questo può avvenire anche attraverso più passaggi”, ha precisato Vandelli, “non è detto che il processo si esaurisca con una sola operazione one-off”. Tuttavia, la banca non ha ancora deciso sul fronte degli badvisor e potrebbe su questo prendersi più tempo.

Vandelli ha fatto notare che siamo in una fase di “soft sounding” che è abbastanza naturale perché “è la prima volta che capita che c’è un gruppo di banche che si sta valutando”. Una fase interlocutoria destinata ad esaurirsi poi rapidamente. “Ci si pesa uno ad uno – ha detto – e si valutano le affinità e la piena identità di vedute sul futuro”.

SE L’ESTERO SI SVEGLIA

D’altra parte, come emerso durante la tavola rotonda, il rischio di cadere preda di uno straniero ora che si diventa Spa potrebbe essere concreto. “Ho sentito anche io dire che qualche grande banca estera sta guardando al nostro Paese – ha detto Vandelli – bisogna rispondere con le armi tipiche di qualsiasi azienda: fare bene e vedere il lavoro riflesso nella valutazione del mercato”. In questo caso è più difficile immaginare l’interesse estero. In ogni caso, piccolo non è bello per le banche in questa fase.

“Con la riforma le Popolari diventano appetibili per soggetti esteri – ha detto durante la tavola rotonda Castagna, consigliere delegato della Bpm – i Paesi che hanno avuto una performance del settore bancario migliore sono quelli con una forte concentrazione del comparto, mentre Italia e Germania hanno entrambe un sistema molto frammentato. Piccolo non è bello nel nostro settore. Sono un forte assertore delle aggregazioni, non solo in ottica difensiva ma anche di risparmi e per creare un sistema più redditizio ed efficiente”.

Un tema, quello degli assetti proprietari e dell’interesse delle banche estere, che diventa ancora più rilevante nell’attuale contesto di incompiutezza del sistema europeo. “Abbiamo evidenza empiriche – ha sottolineato Faroni – che le controllate delle grandi banche internazionali hanno ridotto il credito nel Paese e hanno cercato di mettere in moto meccanismi di liquidità cross-boarder. Quindi gli assetti proprietari delle banche in Italia hanno rilievo fino a quando il disegno europeo non sarà completato e si avrà una Unione europea dove l’allocazione delle attività bancarie non risente dei vincoli geografici. Un problema non imminente ma reale”.

Se la riforma delle popolari ha “oggettivamente un effetto dirompente”, come ha notato Castagna, il tema della governance, è l’opinione che è emersa complessivamente dalla tavola rotonda, non è rilevante solo per il comparto delle popolari ma è centrale per tutto il settore bancario.

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