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M5S, Di Maio cede e chiede il giudizio di Rousseau sul suo ruolo

“Confermi Luigi Di Maio come capo politico del Movimento 5 Stelle?”, questa la domanda cui gli iscritti a Rousseau dovranno rispondere il 30 maggio – Dopo il crollo post-voto, il vicepremier: “Non scappo, chiedo di mettere ai voti il mio ruolo di capo politico” – Grillo lo difende

M5S, Di Maio cede e chiede il giudizio di Rousseau sul suo ruolo

Dopo la disfatta del voto europeo Luigi Di Maio cede alle pressioni, anche interne al M5S, e chiede che sia la piattaforma Rousseau a pronunciarsi sul suo ruolo di leader del movimento. Le votazioni avranno luogo domani 30 maggio dalle 10 alle 20.

La mossa del leader pentastellato mostra chiaramente il terremoto interno al Movimento 5 Stelle dopo il pessimo risultato delle europee, dove il partito si è piazzato al terzo posto col 17,1% dei voti, scavalcato dal PD e addirittura doppiato dagli alleati di Governo della Lega.

“Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico- spiega Di Maio – perché è giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato. Sarà tutto il movimento 5 stelle a scegliere. Se il movimento rinnoverà la fiducia in me allora ci metteremo al lavoro per cambiare tante cose che non vanno. Io personalmente con ancora più impegno e dedizione”.

Gli iscritti dovranno rispondere a Sì o No a questa domanda: “confermi Luigi Di Maio come capo politico del Movimento 5 Stelle?“.

“Prima di ogni altra decisione, oggi però ho anche io il diritto di sapere cosa ne pensate voi del mio operato. Voglio sentire la voce dei cittadini che mi hanno eletto capo politico qualche anno fa. Quindi a voi la parola”. Lo scrive sul Blog delle stelle Luigi Di Maio.

“La vita, per ognuno di noi, è fatta di diritti e doveri – aggiunge -. Non scappa nessuno. Non mi sono mai sottratto ad alcuna responsabilità, in questi anni ci ho sempre messo sempre la faccia. A differenza di alcuni, ma assieme a tanti anche di voi, sono sei anni che non mi fermo e credo di aver sempre onorato sempre i miei doveri, rendendone sempre conto a tutti gli iscritti e gli attivisti del movimento. Non mi sono mai risparmiato in nessuna campagna elettorale. Ce l’ho messa sempre tutta anche quando nessuno ci credeva”.

Al di là delle buone intenzioni dichiarate da Di Maio, va comunque ricordato che la piattaforma Rousseau è stata multata dal garante della Privacy Antonello Soro che l’ha giudicata “inaffidabile e manipolabile”.

Nel pomeriggio arriva l’endorsement a Di Maio di Beppe Grillo: “Siamo di fronte – scrive Grillo su suo blog –  ad un fenomeno di rigetto dell’italia peggiore nei confronti del movimento: si vince e si perde insieme quando la minaccia non viene da dentro, deve restare chi è ancora in gara, nessuna espiazione”.

“Luigi – continua – non ha commesso un reato, non è esposto in uno scandalo di nessun genere. E’ già eccessiva questa giostra di revisione della fiducia. Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima”. Per il fondatore del Movimento, “si vince e si perde insieme quando la minaccia non viene da dentro, deve restare chi è ancora in gara, nessuna espiazione”.

Nell’occhio del ciclone non c’è solo Luigi Di Maio. Il senatore Gianluigi Paragone, reagisce alle polemiche nate in seguito a un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal titolo eloquente: “Ha fatto male pure da ministro, decida lui cosa lasciare”. Al suo interno, Paragone rincara la dose: “il M5S ha bisogno di un interlocutore che lo ascolti. E non può tenere due ministeri. Se vuoi fare Superman, devi dimostrare di esserlo. A 32 anni non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro”.

Parole che non sono piaciute ai vertici del Movimento e che hanno spinto l’ex giornalista a promettere dimissioni: “Il titolo riprende una frase che nell’intervista non c’è, e siccome io non voglio passare per traditore, consegnerò le dimissioni da parlamentare, sarà lui a decidere che cosa farne”. ha affermato ai microfoni di Agorà su Rai Tre. “E se mi dice di restare resto, proprio perché c’è ancora un rapporto di fiducia”, conclude Paragone.

(Ultimo aggiornamento ore 15.30 del 29 maggio)

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