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Luna: anche l’Italia ci pensa. Agenzia Spaziale e Politecnico di Milano vogliono che l’uomo vi resti a lungo

L’Agenzia Spaziale italiana e il Politecnico di Milano mirano ad estrarre ossigeno sul satellite. Entro dieci anni al massimo il progetto si concluderà

Luna: anche l’Italia ci pensa. Agenzia Spaziale e Politecnico di Milano vogliono che l’uomo vi resti a lungo

In comune hanno la vocale iniziale del Paese: India, Italia. Ma anche l’osservazione della Luna. Ieri l’India ha avuto successo con il suo lander Vikram; l’Italia studia come far restare l’uomo sulla Luna il più a lungo possibile. I quattro Paesi che finora hanno piantato bandierine sul satellite non si sono mai misurati con questa possibilità. Una straordinaria possibilità, legata al bisogno umano di avere ossigeno. L’uomo senza ossigeno non può stare fuori dalla terra. E allora, quanto tempo ci vuole per risolvere il problema? Bastano cinque anni? Sembra di sì, secondo il progetto Oracle (Oxygen Retrieval Asset by Carbothermal-reduction in Lunar Environment) italiano doc, cui lavorano l’Agenzia Spaziale Italiana e il Politecnico di Milano. È un altro interesse del nostro Paese per lo spazio dopo i successi di notissimi astronauti. Nella corsa allo spazio l’Italia si è ritagliata una corsia parallela a quella che fa camminare curiose e divertenti macchine.

Asi e Università hanno firmato un accordo per lanciare entro il 2028 un dimostratore. Lavorano ad un impianto che estragga ossigeno dalla regolite lunare. La regolite , in pratica sono le rocce frammentate che ricoprono la superficie lunare. Esperimenti in questo senso sono già stati fatti in laboratorio dal gruppo ASTRA del Politecnico di Milano. Di fatto, i nostri ricercatori sono votati alla storia quasi quanto il primo uomo che mise piede sulla Luna nel lontano 1969. Sicuramente non ci sarà un uomo solo ma un team.

Obiettivi strategici e partner industriali

Gli obiettivi dell’ASI sono alti, validare Oracle sulla Luna entro una decina d’anni. Non sono poi tanti, visti i programmi spaziali dei Paesi big. “L’In Situ Resources Utilization, cioè l’estrazione e lo sfruttamento delle risorse sul posto, è una capacità chiave per l’esplorazione sostenibile come quella che stiamo pianificando per la Luna ” dice Raffaele Mugnuolo Responsabile Unità Esplorazione, Infrastrutture Orbitanti e di Superficie dell’Agenzia Spaziale Italiana. “In questo senso – continua – contiamo che il progetto Oracle si riveli di interesse globale in una prospettiva futura e che consenta all’Italia, tra i primi al mondo, di detenere una tecnologia strategica”.

Per viaggiare Il dimostratore potrebbe essere affidato ad uno dei voli commerciali in via di sviluppo. Troppo presto per pensare a Elon Musk e ai suoi soldi? Chissà. Il progetto in ogni caso va anche oltre i due enti statali. Lo sviluppo prevede la partecipazione di partner industriali che, speriamo sapranno farsi avanti. In sostanza stiamo parlando di un “percorso virtuoso di ricerca e sviluppo tecnologico che dimostra come l’innovazione si possa concretizzare attraverso azioni sinergiche di realtà complementari come l’Università, l’Agenzia Spaziale Italiana e, in futuro, il comparto industriale nazionale” conclude Michèle Lavagna, Responsabile scientifico del Progetto per il Politecnico di Milano. Nessuna fretta, insomma, il tempo darà ragione all’Italia.

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